By Filippo Caon
By Filippo Caon
Parlare di UTMB in modo esaustivo in un solo articolo è impossibile. In mezzo al frullatore di Chamonix ci finiscono gare, presentazioni prodotto, corse sociali, dirette, live streaming, interviste, eventi aziendali, l’expo. Così, oltre al reportage sulla gara che uscirà sul prossimo numero cartaceo, abbiamo deciso di raccontarvi Chamonix in dieci punti, e quello che ne pensiamo.
1. Dacia
Dopo anni di The North Face, Columbia e un solo anno di Hoka, per la prima volta nella storia di UTMB lo sponsor principale dell’evento è un brand che non ha nulla a che fare col mondo della corsa. L’annuncio della partnership con Dacia ha mosso un importante dibattito nelle settimane precedenti alla gara, il cui argomento principale era il contrasto tra la presunta ispirazione ambientalista del trail running e Dacia. Per quanto riguarda i fattori positivi di questa partnership ci sono l’assenza di conflitto d’interesse tra Dacia e i brand di settore, che prima venivano oscurati da una totalizzate presenza di Hoka, e l’introduzione di sponsor non di settore nel trail running, che senza dubbio porterà, nel bene o nel male, a una crescita di questo sport nei prossimi anni, e di cui UTMB è uno dei promotori principali. Per quanto riguarda l’impatto dello sponsor durante la settimana di Chamonix constatiamo una presenza molto poco invadente di Dacia, a fronte di una monumentale presenza Hoka e Camelbak all’expo, entrambi partner minori della gara.
2. Il caffè della sala stampa
La policy by UTMB per quanto riguarda gli accrediti stampa è piuttosto semplice: accreditano chiunque. Da Meghan Hicks di iRunFar allo youtuber con cinquanta followers, è sufficiente registrare il nome della propria pagina Instagram e accettano incondizionatamente. Anche la ragione è piuttosto semplice: avere tanti giornalisti e tanti media, indipendentemente dalla loro importanza, corrisponde a un grande interesse per l’evento, e questi numeri diventano molto attraenti quando si tratta di chiedere soldi agli sponsor l’anno successivo. Ci sono diversi livelli di accredito, che danno accesso a servizi diversi. Ciononostante, rispetto a qualche anno fa, questi servizi sembrano essersi ridotti sempre di più: il tavolo colazione della sala stampa è sempre più vuoto, la mensa è scomparsa (al suo posto, a Chamonix, c’è un gigantesco cratere con una gru dentro); non ci sono più gadget inutili per i giornalisti, e sono scomparsi gli zainetti di plastica pieni di flyer e di brochure di carta, che finivano regolarmente nel cestino fuori dal Centro Congressi Majestic tre minuti dopo averli ritirati. Il pass stampa permette ancora di entrare nelle aid station, di girare gratuitamente coi bus dell’organizzazione, inoltre, da quest’anno permette di avere uno spazio riservato sulla linea d’arrivo. Non sono cose importanti in senso assoluto, ma sono dei sintomi sullo stato di salute di un evento: piccoli cambiamenti di anno in anno, che ci dicono qualcosa su tutto il resto.
3. Le corse sociali
Senza dubbio, le corse sociali sono una delle cose che ammorba di più Chamonix durante la settimana di UTMB. Ogni azienda che si possa definire tale organizza corse collettive aperte ai giornalisti, agli atleti o alle crew degli atleti. È una strategia di marketing piuttosto semplice: vesti venti o trenta persone col tuo prodotto e le mandi a fare lo slalom tra i flaneur di Rue Michel Croz. Sommando i chilometri che la nostra redazione ha corso a Chamonix durante le corse sociali viene fuori una bella settimana di carico.
4. Le cinquecento Adidas
L’effetto che produce una corsa sociale è limitato a un’ora in una settimana, così Adidas ha ampliato il proprio raggio d’azione regalando 500 paia delle nuove Terrex Agravic Speed Ultra a chiunque passasse per il loro negozio in quel momento. Il risultato, naturalmente, è che per cinque giorni 500 persone su 50 mila, l’1% dei presenti a Chamonix, ha indossato e portato quelle scarpe in giro per la città. I negozianti e gli altri brand ne saranno stati felici.
5. By UTMB: le UTMB World Series
Per la prima volta, le gare di UTMB sono state le finals del circuito UTMB World Series, che dal 2022 si è imposto come il circuito privato con il livello più alto al mondo per quanto riguarda l’ultra-trail. L’opera un tantino napoleonica della famiglia Poletti non ha cambiato molto il modo di vivere la città durante la settimana della gara: UTMB è ancora UTMB e forse il vero cambiamento riguarda più il calendario degli atleti nel resto dell’anno e il sistema di qualificazione che altro, oltre che la presenza totalizzante del nuovo pantone di blue-by-UTMB all’expo. In generale, il nuovo brand UTMB fa perdere un po’ di poesia all’evento: le multinazionali stanno antipatiche a tutti, ma alla fine tutti continueranno a venirci.
6. L’Expo
Ogni anno l’Expo diventa più noiosa, e i motivi sono due: uno, ci sono sempre più brand europei e sempre meno brand extra-comunitari, e quando si trovano gli stessi prodotti del negozio sotto casa, la curiosità svanisce. Due, le immagini dei nuovi prodotti escono mesi e mesi prima del lancio, e quando poi il prodotto esce sul serio, quasi sempre a Chamonix, sembra di averlo già visto mille volte.
7. Gli Chalet, le feste
Le grandi aziende, normalmente, durante la settimana di UTMB affittano enormi chalet in cui ospitare i propri atleti, organizzare meeting aziendali e team building, e tenere le presentazioni per i giornalisti. Spesso, in questi posti si tengono aperitivi, cene o feste, ed è divertente fare il giro delle feste aziendali e vedere le differenze. New Balance ha affittato uno chalet a tre chilometri dal centro e bisognava camminare una salita molto pendente per arrivarci. Una grandissima vetrata dava su un giardino tagliato all’inglese pieno di divanetti. Beviamo una birra guardando il Mont Blanc de Tacul al tramonto. Presentano la nuova NB Fuelcell Supercomp con carbonio, sembra una bella scarpa. La stessa sera, Hoka organizza un party alla stazione della cabinovia per L’Aiguille du Midi: è una gigantesca struttura in cemento armato. Alla festa ci sono Dylan Bowman e Ryan Thrower, entrambi con ciabatte Hoka portate rigorosamente coi calzini. Dybo ha un cappellino Freetrail, mentre Thrower ha tradito il suo datore di lavoro e l’Oregon e indossa un cappellino bordeaux dei Philadelphia Phills. Sono entrambi molto più alti di tutti i presenti. C’è anche Sage Canadey, reduce dalla TDS. C’è un distributore di bibite pieno di lattine di Floda, la cola sgasata di Michael Verteeg, prodotta in collaborazione tra Satisfy e Trail Runner Magazine, in effetti sa da cola sgasata, ma l’etichetta è divertente. Restiamo per un po’, poi arriva un intenso odore di fonduta e ce ne andiamo.
8. Le birrerie artigianali
A Chamonix ci sono molte birrerie artigianali. Superato il trauma iniziale del prezzo, le migliori sono Big Mountain, in centro, che serve birra dell’omonimo birrificio, e Big Horn, a Chamonix sud, in cui servono birra di Outer Range, un birrificio con doppia sede a Sallanches, Alpi Francesi, e Frisco, Rocky Mountains, Colorado. Per un attaccamento emotivo a entrambi i posti compriamo un paio di t-shirt. Le aziende che organizzano le social run che partono da queste birrerie sono in assoluto le migliori.
9. Gli americani
Dopo averle perse per vent’anni, gli americani si sono finalmente decisi a vincere l’Ultra-Trail du Mont Blanc. In realtà, cinque atlete ci erano già riuscite più volte, per un totale di nove edizioni. Per quanto riguarda la classifica maschile, i primi chilometri sono stati un dejà-vu del 2022, ma l’esito molto diverso. Jim Walmsley e Zach Miller hanno fatto una gara a parte, ed essendo una redazione di americanofili (da non confondersi con filoamericani), non nascondiamo un certo entusiasmo derivato da questo. Ne parleremo più approfonditamente nell’articolo che uscirà sul prossimo numero di The Pill, quindi state nei paraggi.
10. Courtney
Un’altra che ha fatto gara a parte è Courtney Dauwalter. Già vincitrice per due volte e detentrice del record di UTMB, dopo aver vinto Western States con record e Hardrock con record, la Dauwalter ha deciso di chiudere la stagione con UTMB, cercando di infilare una tripletta di gare di 100 miglia all’interno della stessa estate, che difficilmente verrà battuta o eguagliata nei prossimi anni. Sebbene non abbia avuto una giornata facile e abbia corso mediamente più lenta del suo miglior tempo sul percorso, con momenti di buio intensi passati a fissarsi le punte dei piedi dentro a un ristoro, non c’è davvero mai stata gara: seconda Katharina Hartmuth, più lenta di quaranta minuti, terza Blandine L’Hirondel e quinta Fu-Zhao Xiang.