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A Cortina con SCARPA e Nimsdai

By Denis Piccolo
ITW Nirmal Purja
With SCARPA

Abbiamo intervistato a Cortina l’alpinista nepalese Nirmal Purja, il primo al mondo a scalate tutti gli 8000 in soli sei mesi.

Alle ore 16,57 del 16 gennaio 2021 un gruppo di 10 alpinisti nepalesi si abbraccia in cima al K2, siglando l’ultimo capitolo di una storia lunga 41 anni, quella dell’himalaysmo invernale. Nessuno di loro arriva solo in vetta ma si attendono l’un l’altro qualche metro sotto la cima in modo da proseguire tutti insieme verso il punto più alto. Gli ultimi passi li compiono cantando l’inno nazionale nepalese. A guidare la spedizione che entrerà nella storia è Nirmal Purja, detto Nimsdai.

Nato nella regione del Myagdi del Nepal, entra da giovanissimo a far parte della Brigata Gurkha, un reparto d’élite della fanteria britannica. È solo intorno ai 30 anni che inizia ad avvicinarsi al mondo della montagna quando, durante un periodo di licenza, si cimenta in un trekking al campo base dell’Everest e da quel momento in poi decide di concentrarsi a tempo pieno sull’alpinismo d’alta quota. Nel 2018 prende vita il progetto “Project Possible 14/7” che lo porterà a scalare tutti i 14 Ottomila del mondo in 6 mesi e 6 giorni.

Al suo fianco sul K2 c’era SCARPA che l’ha accompagnato su uno dei tetti del  mondo con lo scarpone Phantom 8000 HD. Il boot, performante, leggero e confortevole, è stato infatti studiato appositamente per l’alta quota.
Il claim di SCARPA “No place too far” esprime perfettamente lo spirito del brand che coincide anche con quello di Nirmal e con la sua voglia di compiere un’impresa mai realizzata prima. Proprio per celebrare questo grande successo, SCARPA ha organizzato una due giorni a Cortina. Fra una gita al Lagazuoi e diversi canederli, abbiamo avuto modo di rivolgere a Nims qualche domanda. Come c’era da aspettarsi, le risposte non sono state scontate.

Qui in redazione lo conosciamo bene, è anche finito in copertina qualche mese fa.

È la tua prima volta a Cortina, come ti sembra? Ti piace?
Adoro Cortina, se qualcuno vuole offrirmi un lavoro qui sono disponibile!

Partiamo dalla tua ultima grande impresa, il K2 invernale. Che differenza c’è tra scalarlo in inverno rispetto che in estate?
È proprio una sfida completamente diversa. Le temperature sono molto più basse, fino a -65 °C, il che rende scalare su ghiaccio molto più difficile perché ti fa bruciare tante energie. Inoltre c’è meno luce. Tutti questi fattori messi insieme rendono l’impresa decisamente più complicata.

Qual è la motivazione profonda che ti ha spinto a portare avanti imprese del genere?
Io credo fermamente che avere un sogno così grande sia già una spinta enorme. Io avevo due motivazioni per scalare il K2 in inverno. La prima era voler far vedere al mondo cosa una squadra può ottenere quando si ha una un obiettivo condiviso. La seconda era far diventare il Nepal protagonista della storia della montagna. In Nepal infatti abbiamo varie montagne che superano gli 8 mila metri ma nessuna ascesa era mai stata fatta da scalatori nepalesi. Noi abbiamo voluto dimostrare che invece era possibile.

Proviamo a ripercorrere la tua storia. Sei nato in Nepal, ma quando ti sei avvicinato all’alpinismo?
Ho iniziato a praticare alpinismo quando avevo circa 30 anni il che dimostra come l’eta non dovrebbe essere usata come scusa per non fare qualcosa. Prima di allora non ero mai stato su una montagna, non avevo mai neanche scalato in una palestra di arrampicata. Nel 2017 prestavo servizio nella Brigata Ghurkha, un reparto della British Army. In tanti dicevano che i Ghurkha non erano capaci di scalare una montagna del loro stesso territorio e questa sfida mi ha motivato fino a diventare il capo guida di una squadra composta da Ghurkha e Sherpa con l’obiettivo di scalare l’Everest. Nonostante le condizioni non fossero ottimali ce l’abbiamo fatta e poi abbiamo festeggiato per sei giorni! Dopo sono arrivati anche Lhotse e Makalu. Dopo il Makalu sarei dovuto tornare al lavoro ma l’elicottero che doveva venirmi a prendere non è mai arrivato e quindi ho deciso di scendere di corsa, una volta arrivato ero ancora fresco. Lì ho capito che avrei potuto fare qualcosa di ancora più grande.

Come si mantiene un gruppo coeso e uno spirito sempre alto?
È molto semplice, devi sempre mettere la tua squadra in prima posizione, addirittura prima di te stesso. Inoltre penso che sia fondamentale avere un atteggiamento mentale positivo. In tutti i progetti più difficili la testa conta ben di più rispetto al corpo. Per fare un esempio, da piccolo soffrivo di asma ma ho sempre mantenuto un atteggiamento mentale positivo e questo mi ha cambiato la tua vita e mi ha permesso di entrare a far parte delle forze speciali e di arrivare fin qui.

Come si trasformano i pensieri negativi in positivi? Come si trova questa forza interiore
Nella vita ci sono sempre due strade possibili da percorrere, quella positiva e quella negativa. Quando stavo tentando il record dell’ora su Everest, Lhotse e Makalu, al campo 4 il mio ossigeno è stato rubato. Avrei potuto arrabbiarmi per questa ingiustizia oppure pensare che il mio ossigeno avrebbe salvato la vita di qualcuno. Appena ho formulato questo pensiero tutto è cambiato e il mio ritrovato atteggiamento mentale mi ha dato ancora più energie.

Non hai mai paura in montagna?
Da me c’è un detto molto popolare: se non hai paura di morire o se un Ghurkha o sei un bugiardo. Siamo tutti esseri umani ed è normale provare paura ma, per quanto mi riguarda, non voglio che le paure mi controllino, sono io a doverle controllare. Una volta in grado di fare ciò si riescono a portare a termine i propri obiettivi.

Prima di lasciare il palco del suo talk, Nimsdai ci ha lanciato una vera e propria bomba, che non possiamo anticiparvi. Ma tenetevi pronti per questo novembre.