Image Alt

Ad Ice Climbing Écrins è vietato dire “Fa caldo”

By: Lisa Misconel
Photos:
PemaVives, Lisa Misconel

 

“L’arrampicata su ghiaccio è desinata a scomparire, ormai anche l’inverno si arrampica su roccia” – la tematica del riscaldamento globale tocca ogni aspetto del nostro vivere l’outdoor. Parliamo spesso della neve, dei ghiacciai, ma che dire dell’arrampicata su ghiaccio, fra tutti, forse la più a rischio? Le temperature sono in aumento e gli studi dimostrano che i periodi di gelo sono in continua riduzione. Ha senso continuare, insistere e portare avanti questa disciplina? Che futuro può avere?

Per capire meglio e cercare di dare una risposta a questa domanda, a fine gennaio siamo stati ad Ice Climbing Écrins, da 34 anni l’appuntamento di riferimento per l’arrampicata su ghiaccio in Europa, nonché il più grande ed antico.

Ice Climbing Écrins 2024

Le iscrizioni alla 34esima edizione di Ice Climbing Écrins, aperte alle 00:00 di una notte di novembre, hanno esaurito quasi interamente i posti disponibili in meno di due ore. Partecipanti giunti da ogni parte della Francia, ci hanno raccontato che registrarsi alle clinic di Ice Écrins è un po’ come trovare un biglietto per i Coldplay: tutti intorno al pc, vince il più veloce. Sembra assurdo in un 2024 in cui le temperature nei mesi invernali assomigliano più a quelle di aprile, eppure è così. In questa occasione, Argentière-la-Bessée si trasforma nell’epicentro delle avventure su ghiaccio che vede riuniti i più grandi esponenti degli ultimi decenni. Un evento che offre un’immersione totale nell’incredibile elemento del ghiaccio, osservando il suo mutare ed imparando a decifrarne ogni sfumatura, colore, forma e durezza.  “Quando ho preso in mano la direzione dell’evento nove anni fa, era in atto una leggera diminuzione di partecipazioni, con 125 iscritti con 12 guide alpine. Oggi siamo a 500 con più di 60 guide alpine: una grande evoluzione che è data anche dall’aver esteso il campo di azione ad altre attività diverse dall’arrampicata su ghiaccio come lo scialpinismo, il freeride, le ciaspolate.” Ci racconta la direttrice di Ice Climbing Écrins (ICE) Cathy Jolibert. “Inoltre, è per me un grande traguardo aver raggiunto già dallo scorso anno la parità dei sessi fra i partecipanti. Quando ho iniziato il mio percorso in questo evento mi sono accorta che era un ambiente quasi esclusivamente maschile, ed era una cosa che per me non andava bene. Così ho iniziato sostituendo i soggetti dei poster pubblicitari con climber donne e man mano le cose sono iniziate a cambiare.”

Da Argentière-la-Bessée, un piccolo villaggio nel Parco Nazionale des Écrins e campo base dell’evento, partono le navette giornaliere che portano appassionati e guide verso le fredde valli nelle vicinanze. Le condizioni quest’anno erano disomogenee: alcune cascate non si sono formate o lo avevano fatto troppo di recente mentre altre erano situate al di sotto di zone a rischio valanghe. Per questo le guide alpine dell’evento hanno optato per rimanere nei settori più sicuri ed adattare le attività di conseguenza. In effetti, i quasi 15°C delle ore più calde spaventano tanto quanto le gocce che cadono dalle lingue di ghiaccio, ed è meglio non correre rischi. Validissime alternative sono state le cascate artificiali e pareti congelate artificialmente che permettono di regolare il flusso d’acqua e garantire congelamento continuo. Infatti, scenario di gran parte delle attività sono state la torre di Freissinières e la parete di Aiguilles. Qui i principianti possono muovere i primi passi in tutta sicurezza, così come i più esperti trovano un luogo adatto all’allenamento con minor rischio.

Chi si arrende è perduto

“Le cascate di oggi non sono più come quelle degli anni ’80”, si sente dire. Ed è vero! Infondo il bello del ghiaccio è che si tratta di un elemento vivo, mutevole. E durante le serate nel programma dell’evento, oltre alla tematica dei rischi in alta montagna, si affronta in seconda serata anche quello del cambiamento climatico. Apre così la serata Cathy Jolibert: “Così come l’ambiente, anche noi dobbiamo rimanere in movimento. Per l’edizione 2024 ho posticipato la data, già dallo scorso anno era evidente l’innalzamento delle temperature, eppure ce l’abbiamo fatta grazie anche alla naturale predisposizione delle nostre valli al rimanere fredde. Anche se all’Ice Écrins è vietato dire che fa caldo, voglio condividere con voi un concetto che mi sta molto a cuore: l’unica soluzione è rimanere attivi, non arrendersi, impegnarsi. È necessario essere proattivi essere noi stessi il cambiamento.” Il tema dell’impegno e della voglia di adattamento è anche alla base della scelta di aprire l’evento anche ad altre discipline, in modo da prepararsi ai cambiamenti futuri. L’annullamento dell’evento non è e non sarà un’opzione per il CO di ICE.

A portare la propria voce e punto di vista, diversi esponenti con i background più vari fra cui Lionel Daudet, celebre alpinista molto coinvolto sul lato dell’impegno ambientale, Julien Charron, esponente del Parco Nazionale des Écrins, la coordinatrice per le politiche ambientali di Spagna e Francia per Patagonia e Benjamin Ribeyre che ha portato la sua testimonianza anche tramite il suo progetto diventato film, Une Belle Trace. L’alpinista francese ha deciso di affrontare la sua carriera adattandosi ai cambiamenti ambientali e cercando l’inesplorato evitando spostamenti: così insieme al compagno Frederic Degoulet ha organizzato una spedizione sulle cime di Chamonix: la circumnavigazione del Mer de Glace salendo anche alcune delle cime più emblematiche del massiccio del Monte Bianco. Questa evidente linea non era mai stata completata prima ed è diventata per loro un grande obiettivo. Infine, chi meglio di Antoine Le Menestrel poteva incarnare lo spirito dell’adattamento? Dopo essere entrato nella storia dell’arrampicata dell’ultimo secolo, aprendo il primo 8b della storia e compiendo numerose imprese nei decenni, ha pian piano adattato la sua pratica ai bisogni del proprio fisico.

Personaggio eclettico, esteta e poeta, oggi propone una prospettiva artistica dell’arrampicata con la sua danza sul ghiaccio e ne parla così: “Sono stato un arrampicatore di alto livello. Un giorno mi sono accorto che i miei sogni e desideri infiniti erano troppo per un corpo finito come il mio. Un corpo che ho maltrattato imponendo i miei sogni che richiedevano performance estreme, e avrei continuato a farlo se non mi fossi accorto. Avrei ora un corpo completamente devastato. Invece quel giorno ho scelto di mutare per durare, e i sono reinventato. Il mio corpo funziona un po’ come il nostro pianeta, e così come ho visto gli effetti, credo sia importante pensare di rispondere ai cambiamenti del nostro ambiente con una nostra personale evoluzione.

 

Qui puoi rivivere i migliori momenti di ICE 2024