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Intervista con Adam Ondra, parlando di economia e solidarietà

Interview by Marta Manzoni

Photos Lukas Biba & Petr Pavlicek

Abbiamo avuto l’onore di intervistare in diretta sul nostro profilo Instagram Adam Ondra, considerato uno dei climber più forti di tutti i tempi, è la prima persona della storia a scalare il grado 9c, con la via Silence.

Laureato in Economia, Adam Ondra conosce cinque lingue ed è un arrampicatore eclettico, eccelle nei monotiri più duri, nel bouldering, nelle competizioni sulla plastica – ha vinto sia il Campionato del Mondo sia la Coppa del Mondo sia nel lead che nel boulder – e nel 2016 ha ripetuto the Dawn Wall, su El Capitán, in Yosemite, ritenuta la via lunga più dura della Terra.

Abbiamo parlato di molti argomenti: della sua vita in lockdown in Repubblica Ceca, dell’importanza della solidarietà e di apprezzare i piccoli gesti quotidiani, della sua visione da economista riguardo la situazione di stallo decisionale della Comunità Europea, delle sue idee su progetti futuri su pareti himalayane e in giro per il mondo, di come vive l’anno di attesa a seguito della decisione di posticipare le Olimpiadi, delle sue speranze per il futuro e di molto altro.

Volevamo sapere come prima cosa come stai e come vivi questo lock-down. Quali sono le tue passioni oltre all’arrampicata?

Qui in Repubblica Ceca ci sono delle restrizioni abbastanza rigide, ma la situazione è molto meno grave dell’Italia. Sembra esserci un feeling positivo e poco alla volta si stanno riaprendo alcune attività. Le palestre sono ancora chiuse ancora, ma io sono molto fortunato perché ho una piccola palestra a casa, quindi posso allenarmi con qualche compromesso chiaramente. Sembra che tra una settimana si potrà scalare anche su roccia. Ci sono degli aspetti positivi nell’essere in quarantena, è un periodo tranquillo, sto a casa, mi alleno, recupero, leggo, cucino. La vita va bene.

 

Quali sono le tue passioni oltre all’arrampicata?

Arrampicata, poi boulder… non ne ho tante perché scalo già tanto, mi dedico 6/7 ore al giorno a quello, poi devo mangiare e recuperare e a quel punto la giornata è finita. Mi piace cucinare, leggere, fare passeggiate nella foresta e anche viaggiare, ma ora non è decisamente possibile.

 

Tu hai un’etica impeccabile e sei un modello praticamente perfetto di atleta e sportivo. Hai sempre tenuto molto alla solidarietà e l’hai anche dimostrato durante la tua carriera ad esempio quando a 17anni sei diventato donatore di midollo osseo. Volevo chiederti se esiste ancora la solidarietà?

Secondo me si, ed è tanto importante in questa situazione. Il nostro paese, la Repubblica Ceca, la gente è solidale e penso sarebbe facile rompere le restrizioni, ma la maggior parte delle persone rimane a casa, è giusto così.

 

Volevo un po’ uscire dal seminato con te e chiederti, sappiamo che sei laureato in economia, conosci 5 lingue, vive in Repubblica Ceca, ma sei testimonial di un’importante località italiana, sei un vero cittadino d’Europa. Proviamo a togliere le vesti di Adam Climber e proviamo ad indossare quelle di Adam economista. Cosa ne pensi di questa situazione di stallo decisionale da parte della comunità europea e saresti in grado di affrontarla?

Il mio paese sta affrontando abbastanza bene la situazione, ma indubbiamente le conseguenze economiche saranno considerevoli. Molto dipenderà da quanto dureranno le restrizioni, perché di certo meglio per l’economia quest situazione è molto gravosa, ma dall’altra parte è rischioso anticipare troppo i tempi. In Repubblica Ceca siamo fortunati perché non abbiamo un debito consistente, come altri Paesi, ad esempio l’Italia. Non mi piace che l’Unione Europea non stia aiutando i Paesi in difficoltà. A me piace è sentirmi cittadino europeo ed è un veramente un peccato che l’Europa non abbia svolto il suo ruolo durante questa crisi. Probabilmente avrebbe dovuto costringere alcuni Paesi a mettere delle restrizioni prima, e adesso aiutare i Paesi che ne hanno bisogno. Adesso c’è di certo il rischio che i Paesi si chiudano di più ed è difficile immagine che la condizione di un’Europa senza confini rimanga intatta o che ritorni come prima.

Ti ha mai affascinato l’idea di arrampicare su una parete himalayana?

Una parete himalayana, con roccia è qualcosa che mi affascina tanto. Per esempio, gli 8000m non mi ispirano, perché mi piace scalare su roccia con le scarpette però mi piacerebbe fare un po’ di più alpinismo in Patagonia o Groenlandia. Mi piacerebbe in futuro combinare quello che ho imparato in arrampicata sportiva applicandolo a quota più alta. Però di certo sento che ho ancora da imparare da questo tipo di arrampicata, quindi inizierò con calma, passo per passo. Continuerò però di certo a preferire la parte delle scarpette sulla roccia, anche se in questo tipo di situazioni prima di arrivare alla parete fai veramente un sacco di fatica.

 

Hai mai pensato di fare free solo?

Per me è un rischio troppo grande, rispetto chi lo fa perché è una questione per loro molto personale. Alex Honnold lo fa ad esempio per motivi personali, non per dimostrare che lui ha più coraggio. Io sono caduto troppe volte quando non me lo aspettavo. Per me è un rischio che non vorrei accettare.

 

Le olimpiadi Tokyo 2020 sono state rimandate, tu come vivi questo anno di attesa? Vuoi davvero partecipare o le vivi come qualcosa che devi fare perché non puoi mancare?

Sicuramente, visto che si tratta del debutto dell’arrampicata alle Olimpiadi so che non voglio mancare a questo appuntamento. È da quando ho otto anni che sogno di arrampicare alle olimpiadi e non avrei ai pensato di dover aspettare vent’anni per vedere realizzato questo mio desiderio. Alla notizia del fatto che la hanno rimandate due masi fa avrei reagito pensando “oddio che orrore!” perché significa un anno in più di allenamento in speed che non mi piace molto, però vuol dire anche che ho un anno ancora per allenarmi e per migliorare. Adesso oltretutto ho trovato un nuovo metodo di allenamento che mi aiuta a gestire tutte e tre le discipline (boulder, lead, speed n.d.r.).

 

Hai già in mente una via dove andrai appena finisce il tutto?

Si certamente, sogno di andare dove ho un progetto in una zona di granito vicino a Praga e forse questo sarà un 9a+.

 

Tu sei giovanissimo, ma ti sei già immaginato cosa farai quando ti ritirerai dalle competizioni?

Sicuramente voglio continuare a scalare fino a quando il mio corpo me lo permetterà. In verità non so se dopo le olimpiadi continuerò con le competizioni o se vorrò dedicarmi al 100% sulla roccia. Vedrò, ma di certo non vorrei mai avere un lavoro da ufficio, voglio sentirmi libero e sono fortunato perché l’arrampicata magari sarà sempre il modo nel quale potrò mantenermi.

Allora questa laurea in economia, come mai?

Volevo studiare economia per essere sicuro che qualsiasi cosa succedesse ero sicuro di poter avere un lavoro buono sul quale contare, ma anche perché mi è sempre piaciuto conoscere il mondo. Economia di certo è un punto di vista dal quale puoi conoscere meglio il mondo. Oltretutto è qualcosa che utilizzo tutti i gironi nella mia vita di atleta professionista ad esempio con gli sponsor.

 

Nel mondo della arrampicata sei tra i più popolari, tu come consideri questa esposizione mediatica?

Per me è sempre una questione basata su ciò che voglio fare. Scegliere degli sponsor bene è importante. Voglio essere un Ambassador per prodotti e aziende che se fossi io stesso un cliente sarei il primo a comprarli. Poi c’è un gran casino con i media, ma di certo bisogna accettarlo, non è per tutti ma io mi sono abituato. È importante avere dei giorni privati e a volte in palestra è complicato, ma sono comunque soddisfatto. Per me comunque questo non è un grande prezzo da pagare perché mi permette di fare quello che amo quindi va bene così.

 

Sei riuscito a trovare un equilibrio tra shooting serate e molto altro? Come fai a dire di no?

Io in realtà non so dire di no, per questo ho delle persone che lo fanno al posto mio.

 

Ci racconti del tuo tentativo (quasi riuscito) di scalare a vista la via Salathé su El Capitan, in Yosemite? Hai in mente qualche progetto simile?

Io volevo fare una via a vista su El Capitan che non fosse fai stata fatta. Io ho scelto quella perché è la più spettacolare e storica e lo volevo fare in una giornata. Era un obiettivo molto ambizioso. Avevo un compagno fantastico, Nicolas Favresse che è stato molto veloce perché fare tutto quella parete in un giorno è difficile e devi essere veloce, ma chiaramente anche chi ti fa da sicura deve esserlo. Quando siamo arrivati nel punto chiave, il tiro super famoso “HeadWall” dove c’è una fessura perfetta con il passaggio chiave dopo una 40m di metri di arrampicata. Quando sono arrivato là ero veramente stanco e nervoso e c’era un solo tentativo. Alla fine, ho scalato abbastanza bene, ma la mia parte fisica non era veramente pronta e sono volato, un volo sicuro ma abbastanza lungo e a quel punto ero veramente frustato. Però mi sono reso conto che la mia giornata era stata veramente bella, piena di arrampicata su uno dei muri più incredibili che avessi mai fatto. Quindi alla fine arrivati in cima, si eravamo tristi, ma anche pieni di gioia di aver vissuto questa esperienza incredibile. Per me è stato splendido anche toccare questa fessura leggendaria, lo vedevo nelle foto e mi chiedevo come fosse.

Per il futuro di certo fare El Capitan a vista rimane un sogno quindi vediamo. Ci ritorno.

 

Hai viaggiato molto nella tua vita, hai un tuo posto preferito?

Ci sono tantissimi posti al mondo, ma se devo sceglierne uno che è proprio rimasto nel mio cuore direi Flatanger in Norvegia dove ho fatto la prima salita di Silence. Inoltre, ciò che lo rende così speciale è che la prima volta che sono arrivato lì in quella grotta c’erano molte “porcherie” e io sono rimasto a chiodare molti tiri ed è bello vedere gli altri scalare su ciò che hai fatto tu.

“Ho paura che le cose non saranno più come prima. Sicuramente troveremo qualcosa che sarà migliore, magari più solidarietà, potremmo apprezzare di più anche il semplice uscire a cena con gli amici.”

Ti piace chiodare?

Tantissimo, perché se chiodo qualcosa in un mondo dove è già tutto chiodato, comunque rimane sempre una piccola parte di avventura. Ad esempio, guardi da sotto una via, ti cali e inizi a mettere i chiodi e nel farlo scopri se ci sono le prese, se sarà possibile e come sarà. A me piace toccare, provare le prese, sentire come sono, mi affascina troppo. In Flatanger le prese sono veramente incredibili ed è veramente impossibile non essere affascinato.

 

Ci vuole molta fantasia a scalare e tracciare, ti daresti mai immaginato questo lock-down?

No, non ci ho mai pensato. In una situazione nella quale eravamo liberi di andare ovunque tornare a non poter viaggiare più e a dover addirittura stare a casa, per il mio cuore che ha questa necessità di libertà sarebbe stato veramente difficile da immaginare.

 

Hai detto di essere un ottimista, hai detto che gli esseri umani sono fatti per superare le crisi, quali sono le tue speranze per il futuro?

Certamente spero che potremmo tornare a fare quello che ci piace. Un vantaggio di questa crisi è che scopriamo più cose di quelle che sapevamo. Forse anche lo stare a casa con la famiglia è una parte che fa una soddisfazione. La vita non è solo lavoro o arrampicata, è più piena in realtà. Ho paura che le cose non saranno più come prima. Sicuramente troveremo qualcosa che sarà migliore, magari più solidarietà, potremmo apprezzare di più anche il semplice uscire a cena con gli amici. Spesso siamo troppo concentrati sui grandi obiettivi, ma magari non sono quello, bisognerebbe apprezzare anche le piccole cose quotidiane.

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