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Álex e Jaume: compagni di vita e di team in Ferrino

Álex González
Da bambino Álex pratica molti sport: calcio, basket, hockey su prato, judo. Un giorno, per caso, prova ad arrampicare, e in un attimo capisce di aver trovato la passione della sua vita. Così, a dieci anni, inizia a frequentare una palestra di arrampicata e a 14 anni compie il suo primo viaggio a Chamonix, facendo l’autostop sul Monte Bianco insieme a un amico. Un anno dopo è in Yosemite, dove scala The Nose sul El Cap e la Regular Northwest Face, Half Dome. Poi scala in Giordania, la North Tower del Torres del Paine in Patagonia, e in Marocco… A 16 anni torna negli Stati Uniti, per scalare il Salathe Wall a El Cap. E ancora Bugaboos, British Columbia, e Squamish, a pochi chilometri da Vancouver, sulla costa canadese dell’Oceano Pacifico. Tocca anche la vetta del Monte Bianco e del Cervino.

Jaume Peiró
Jaume inizia ad arrampicare con i suoi genitori e a 15 anni partecipa alle prime gare: si allena dal lunedì al venerdì mentre nei fine settimana è sempre in falesia. Poi vola in Spagna e in Nord Africa (Taguia e Oukaimeden), e in quel periodo trascorre molto tempo a fantasticare su nuove avventure, vie trad in giro per il mondo e uno stile di vita lontano da quello standard, anche se ancora non ha ben chiaro cosa desideri esattamente.

Álex e Jaume
Quando Álex e Jaume si incontrano decidono quasi subito di fare una vacanza insieme a Malta: si vedono all’aeroporto e il feeling è immediato. Così diventano compagni di vita e di cordata: viaggiano nelle Alpi, in Messico, in Perù e in Spagna. Scalano la cresta integrale di Peuterey, sul Bianco e aprono Big Fighter, una nuova via a Rurec, in Perù, che dedicano al fratello di Jaume e a tutti i bambini che combattono ogni giorno contro il cancro. 

Jaume, Álex, cosa significa scalare per voi?
È uno dei punti di unione più forti della nostra relazione: è sempre stata la passione di entrambi da prima che ci incontrassimo e il fatto che il proprio partner sentimentale sia anche il compagno di cordata è super, anche perché non è facile trovare qualcuno con cui andare d’accordo… Passiamo molto tempo insieme, e in parete ci capiamo al volo.

Qual è la via di arrampicata che vorreste assolutamente fare insieme?
Più che una via specifica è una rotta verso la quale navigare insieme. Il progetto che abbiamo in comune è continuare a viaggiare per il mondo cercando di lasciare il nostro granello di sabbia durante ogni spedizione.

Vi è capitato che venisse data più importanza al fatto che siete una coppia gay piuttosto che ai vostri risultati sportivi?
Sì, più volte. Vorremmo che le notizie sui media del mondo outdoor parlassero di più delle nostre esperienze sportive, ma oltre all’arrampicata ci impegniamo molto per il movimento LGTBIQ+ in montagna e in generale, e tutta la visibilità che viene data alla comunità è ben accolta.

Siete sostenitori della comunità LGTBIQ+ e volete rendere visibile l’omosessualità nello sport. Il mondo dell’alpinismo e dell’arrampicata è molto legato alla performance e a valori machisti. Come lo vivete? Avete ricevuto discriminazioni?
Cerchiamo di ‘fare educazione’ sull’omosessualità anche attraverso i nostri social, parlandone e postando foto insieme, senza alcun timore di ciò che pensa la gente. Evidenziamo le espressioni e i modi di dire che crediamo siano offensivi. Cerchiamo di rompere i pregiudizi che esistono nel fare alcune attività sportive.

A che punto siamo con il rispetto dei diritti LGTBIQ+?
C’è ancora molta strada da fare in tutti i paesi del mondo, senza eccezioni: da nessuna parte sono garantiti gli stessi diritti, e una coppia eterosessuale non è vista nello stesso modo rispetto a una coppia omosessuale. In Spagna, recentemente, ci sono state aggressioni e persino omicidi di persone omosessuali. Ci sono ancora molti passi da fare, il cammino è lungo. Ci sarà eguaglianza solo quando sarà garantita la parità legale e quando non si dovrà dichiarare di essere omosessuale, perché sarà esattamente come essere eterosessuale. Non credo però che saremo ancora vivi quando arriverà questo momento.

Fate parte del team Ferrino, che anche in Spagna è molto diffuso, come vi siete trovati con loro?
Ferrino è un’azienda affidabile, sappiamo di poter contare su attrezzatura di alta qualità, che ci aiuta a raggiungere i nostri obiettivi durante le spedizioni, da subito ci siamo trovati molto bene con loro ed il distributore spagnolo Snow Factory, è come sentirci in una grande famiglia. Forse tra tutti i prodotti quello che ci ha colpiti di più è il sacco a pelo Duvet 1400, un prodotto incredibile.

Cosa fate quando non arrampicate?
La verità è che non abbiamo una routine, ogni giorno è diverso, e questo ci piace molto! Siamo un’ottima squadra, ci completiamo bene e, a seconda della giornata, ognuno porta avanti un compito specifico. Nei nostri giorni di riposo ci piace passare il tempo con la famiglia e gli amici, guardare le serie, fare passeggiate, uscire a cena e andare al cinema.

Quali sono i vostri progetti a medio e lungo termine?
Vorremmo completare il progetto 24/24 della Pedriza, che consiste nello scalare le 24 cime della zona in 24 ore. Il prossimo inverno ci piacerebbe invece volare a Punta Arenas, e trascorrere due mesi in Patagonia: ci piacerebbe passare circa un mese a Torres del Paine e un mese a El Chaltén, con l’obiettivo di raggiungere la vetta della Torre Central del Paine e del Fizt Roy. A lungo termine abbiamo in mente diversi viaggi in tutto il mondo e, naturalmente, continueremo con l’attivismo per dare visibilità alla comunità LGTBIQ+.