Text by Pietro Ienca
Photo Luigi Chiurchi & Trip in Your Shoes
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Photo Luigi Chiurchi & Trip in Your Shoes
L’arcipelago delle Faroe è un territorio autonomo danese, con una popolazione di circa 50.000 abitanti. Lo potremmo anche definire “terra di pastori e paesaggi mozzafiato”.
Approcciare le sue isole significa entrare in contatto con un mondo a sé. I paesaggi, le persone, l’ecosistema, convivono in un equilibrio stupefacente che rende queste terre un esempio unico nel suo genere.
Tripinyourshoes è un’organizzazione volta alla promozione di un nuovo e innovativo tipo di turismo lento, che non si limiti alla semplice visita di un territorio, ma ad una vera e propria scoperta e comprensione di questo. Per fare ciò ci siamo specializzati nella produzione di materiale video e fotografico di altissima qualità allo scopo di far trapelare al meglio le emozioni che ogni singolo territorio può trasmettere, nella speranza di diffondere una maggiore consapevolezza di quanto sia importante preservare determinati luoghi.
Le isole Faroe sono famose per i loro paesaggi mozzafiato, ma tra quelle montagne a strapiombo sul mare, vivono delle persone a stretto contatto con i sistemi endemici dell’isola ed è interessante studiare come nei secoli abbiano stabilito delle relazioni vincolanti con questi al fine di sopravvivere. È emozionante poter osservare antiche tradizioni e nuove usanze entrare in contatto in così poco spazio, anche se le conseguenze non sono sempre positive.
Questi luoghi, come tanti altri nel mondo, sono diventati delle attrazioni turistiche, soprattutto grazie a queste caratteristiche di natura incontaminata. Questo aspetto cela purtroppo anche molti punti negativi, soprattutto dal momento in cui il turismo si concentra in maniera massiccia durante determinati periodi dell’anno andando a creare degli squilibri importanti. Proprio per questo abbiamo deciso di osservare le isole Faroe nella loro forma più autentica e “selvaggia”, cioè fuori dalla stagione turistica, con l’intenzione di riportare quale sia il vero potenziale di questo territorio.
L’influenza della globalizzazione ha toccato anche le coste di questo arcipelago, determinando un importante cambiamento nei ritmi naturali degli abitanti: gli isolani hanno basato sostentamento ed economia su allevamenti e produzione di prodotti di origine animale, in particolare nell’ambito ittico. Oggigiorno ovviamente la dieta di questi abitanti è cambiata, influenzata da quelli che sono i ritmi globali. La maggior parte dei prodotti consumati dai faroesi provengono da mercarti internazionali e ciò ha causato l’abbandono di alcune tradizioni e usanze legate ai territori.
Ma non è tutto perduto: in risposta a questo “sgretolamento”, una comunità legata al mondo di Slow Food si è impegnata nella salvaguardia e preservazione dei prodotti delle isole. In concomitanza, gli abitanti stanno testando alcuni metodi agricoli innovativi, seguiti da un progetto, chiamato Veltan Project, che potrebbero garantire un’importante passo avanti per gli abitanti di queste isole, forse fino ad un’indipendenza e ad un ritorno di alcuni antichi equilibri.
Sunduroy è l’isola più a sud tra le 18 terre che compongono l’arcipelago. È probabilmente l’isola che ci ha colpito di più: presenta un clima più “mite” grazie alla posizione e una ricchezza maggiore, soprattuttoper quanto riguarda la cultura gastronomica. A Sunduroy abbiamo avuto modo di percorre un sentiero che attraversa l’isola da nord a sud che ci ha dato la possibilità di apprezzarla in tutta la sua bellezza.
Nelle isole a nord il clima diventa più rigido ed è caratterizzato da forti venti freddi che possono causare improvvisi cambi climatici a cui bisogna stare molto attenti, soprattutto nel caso in cui si stesse camminando su dei sentieri. In questa zona abbiamo esplorato Slaeteranditur, la montagna più alta dell’arcipelago, con 900m di dislivello, da cui abbiamo avvistato i tipici paesaggi nordici di queste zone che nascondono sempre una certa magia, soprattutto da questa prospettiva. Sempre in quest’area ci siamo inerpicati su un’altra montagna, Tjornuvik-Saksun 500-600m; qui abbiamo visitato uno dei rari rustici e antichi paesini di queste isole.
In questa zona, siamo stati seguiti da una guida locale, Johannush di Vagar, un ragazzo di 30 anni impegnato nello sviluppo turistico delle isole Faroe. Con lui abbiamo intrapreso un viaggio attraverso le usanze del luogo, a partire dai famosi greggi di pecore faroesi. Questi ovini sono sfruttati principalmente per la loro carne e la lana. Durante le nostre escursioni, abbiamo avuto modo di aiutare nel recupero di un montone che era stato liberato per il periodo della riproduzione, spingendolo con il nostro drone a tornare a valle e con il resto del gregge, evitando quindi che si perdesse e morisse di freddo. Un’altra importante usanza, ormai meno praticata, è la cattura del Fulgur, un tipo di uccello della famiglia degli albatros che nidifica sulle coste delle isole. Questa particolare tecnica prevede l’utilizzo di un grosso retino, una particolare velocità e una certa abilità nello stare in equilibrio. Le coste faroesi, così come l’entroterra, ospitano una grande quantità di specie di uccelli, rendendo le isole un’ottima meta per gli appassionati di ornitologia.
Non ci stancheremo mai di dire, quanto sia stupefacente la ricchezza che un così limitato spazio può contenere. Le emozioni e le esperienze vissute sulle isole Faroe sono uniche nel loro genere, anche grazie agli abitanti, che nonostante all’inizio possano sembrare un po’ freddi, con il tempo svelano un forte spirito conviviale alimentato da un grande amore per la terra su cui abitano.
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