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Bear & Wolf

By Andrea Leo
Rider Gigi Lozzi
Location Alta Valle di Susa
Photo Denis Piccolo

Quando si parla di montagna si parla anche dei suoi abitanti, della sua fauna e della sua flora, e di coloro che la vivono, la frequentano, la respirano, la annusano e che si sentono in simbiosi con essa in tutte le sue stagioni.
Così avviene per gli animali del bosco che sono un tutt’uno e parte integrante di un ecosistema, i veri e propri protagonisti viventi di questo fantastico mondo che è la montagna.
Stagioni che hanno profumi, odori, ritmi lenti da rispettare per essere in grado di godere di questi cambiamenti inesorabili.
La montagna è un sistema di interazione tra soggetti diversi e a loro modo sono attivissimi ma che all’occhio di un umano della città possono apparire invece soltanto silenziosi e statici.
Tuttavia ci sono anche persone che frequentano e respirano la montagna in tutto e per tutto, contemplandola, rispettandola e vivendola fino al midollo, sfruttando i suoi pendii in estate e inverno per godere di un altro grande dono che madre terra ci ha dato, la gravità. A noi amanti delle belle sensazioni, del vento in faccia, del sudore, della fatica, della vista di panorami mozzafiato in cima alle montagne questo piace enormemente.
Tutti gli animali del bosco però hanno una loro ciclicità stagionale e rispettano religiosamente le regole della natura e delle Alpi, addormentandosi per lunghi letarghi durante alcuni mesi e smettendo di svolgere la loro attività nel micro-sistema del bosco.
Invece nelle montagne dell’Alta Val di Susa, famosa per il suo mood caotico di sciatori della domenica, impianti di risalita e baite che sfornano menù di alta cucina, esiste una razza nuova molto vicina a quella dell’orso bruno, che è però capace di vivere nel bosco tutto l’anno e di sfruttare i suoi pendii più estremi sia in salita che in discesa.
Durante l’inverno, l’Orso della Val di Susa si diletta a “pestare neve” con la sua split macinando kilometri su kilometri di dislivello sulle montagne intorno al Colle, permettendo anche a nuovi adepti di vivere questa esperienza in un luogo alternativo fatto di silenzi, neve soffice anche quando si pensa che non ci sia, panorami incontaminati, incontri con altri animali del bosco, movimenti lenti e rispetto per ciò che sta intorno tipico della montagna, quella vera.
L’inverno, si sa, è relativamente breve e a volte ci sono stagioni fortunate per chi ama lo split fatte di momenti in cui si mettono e tolgono le pelli sotto la propria tavola. Quest’anno, infatti, sino a maggio si poteva ancora pestare neve da queste parti, ovviamente a quote mediamente importanti, mentre ad altitudini più basse i prati cominciavano a fiorire e spuntavano i primi fiori primaverili.

L’Orso del Colle invece di appendere al chiodo le sue pelli e la sua split e andare in letargo, decide di cambiare la sua indole e sfida (sempre con grande rispetto) i ritmi della montagna, del bosco e della natura. La voglia di splittare è ancora tanta ma l’avvicinamento alle quote innevate e “pestabili con la moquette” diventa ardita, a volte noiosa e faticosa a causa dei lunghi trasferimenti a piedi ed il peso dell’attrezzatura addosso.
Ecco allora comparire un altro animale della valle che in questi luoghi ha fatto del suo must l’utilizzo di un altro attrezzo che porta fatica, sudore e velocità, sfruttando la gravità dei pendii con ruote, gomme, ammortizzatori e forcelle a lunga escursione, in un periodo della stagione che per l’Orso invece è quello del letargo, primavera, estate e autunno.
Questo animale è come il Lupo: solitario, osservatore, profondo conoscitore di tracce, sentieri, terreni, pietre, radici, alberi, odori e profumi estivi delle montagne dell’Alta Valle di Susa.
Qui nasce la storia dell’Orso e del Lupo, che si ritrovano insieme condividendo in un modo originalissimo un’idea, un progetto, una storia, un’esperienza di montagna.
Perché non collegare una mountain bike ed una split, abbinando questi due attrezzi di montagna, di fatica, di velocità, di adrenalina, di tecnologia per permettere all’Orso di continuare a splittare?
Il Lupo offre all’Orso la sua ispirazione e con il supporto di un prezioso altro grandissimo “immortalatore di immagini di montagna” si decide, in un fresco e soleggiato venerdì di maggio, di raccontarvi questa incredibile storia di animali, montagne, sentieri, neve, terra, fango e attrezzature che permettono di faticare e godere delle pendici della montagna per poi tornare a casa con il sorriso.
Abbiamo voluto raccontare questa storia per svariati motivi.

Qui nasce la storia dell’Orso e del Lupo, che si ritrovano insieme condividendo in un modo originalissimo un’idea, un progetto, una storia, un’esperienza di montagna.

La montagna dell’Alta Valle di Susa è principalmente conosciuta come “stazione sciistica”, molto frequentata durante tutto l’inverno con un mood tipico delle località’ turistiche fatte di tanta gente, traffico, piste battute, rifugi pieni di gente, rumori, locali notturni.
Una stagionalità con picchi altissimi che si alternano ad altri di bassa stagione, anche detta “morta”, in cui queste località non vengono prese in considerazione da nessuno tranne che dagli amanti di queste montagne, per loro infatti rappresentano i momenti più belli e intensi da vivere.
Invece qui vogliamo raccontarvi quest’idea. Quella di uno splitboarder famoso e rispettato e con una reputazione importante in queste valli che ha voluto continuare la sua attività utilizzando una mountain bike per i suoi lunghi transfer partendo da casa.
Sveglia all’alba, preparazione dello zaino, dell’attrezzatura e dell’abbigliamento bike e snowboard, partenza da 1100 metri con la propria bici da trail con sulle spalle uno zaino composto da split, boots, Artva, pala, sonda, acqua, pane e salame, un pezzo di toma e uno di cioccolato per trascorrere una straordinaria giornata di riding sulle montagne intorno a Sestriere.
Dopo un lungo trasferimento in bici tra boschi e pinete, l’Orso arriva presso una zona rocciosa dove parcheggia sapientemente la sua bici dietro una roccia (consapevole che nessun abitante della montagna potrà toccarla o abusare di lei) e da qui parte per il segmento con la split con il cambio giacca, guanti e casco per salire su una neve a dir poco primaverile, compatta e sicura.
Il tempo di raggiungere i 2600 metri di quota e lì, con un gesto rapido, stacca le pelli, attacca i due attrezzi, gira gli attacchi e si ristora con pane e salame. Sì, perché gli animali della montagna si alimentano con prodotti sostanziosi e genuini tipici della Valle, non confezionati, inquinanti e ingombranti.

Cappello, maschera e poi finalmente si gode a pieni polmoni delle pendenze che queste montagne possono ancora regalare a maggio. Infine si fa ritorno all’attrezzo a due ruote che riporterà l’Orso a valle.
Si ricompone lo zaino e si scende sfruttando l’escursione abbondante della bici da trail e il reggisella telescopico, scorrazzando su strade bianche, tagliando fra i boschi ormai verdi e attraversando una  piccola macchia per poi, improvvisamente, trovarsi faccia a faccia con un capriolo e sorridere di quanto queste montagne siano accoglienti per un Orso “fuoristagione” che non vuole andare in letargo e che non è un cacciatore di caprioli.
Il progetto Split & Bike è stato creato da Gigi Lozzi, istruttore nazionale di snowboard e inventore del concept I Love Split presso il comprensorio di Via Lattea, per avvicinare gli appassionati in totale sicurezza alla montagna. Un nuovo format di approccio, con l’ispirazione di Andrea Leo, maestro federale di mountain bike da 20 anni ed ex downhiller a livello nazionale.
Il progetto invernale creato da Gigi verrà traslato per l’estate con la mountain bike con servizio shuttle, accompagnamento, gite e settimane in alta montagna con la stessa professionalità, passione e mood che sono stati utilizzati per l’inverno nel concept “I love ride”. 

Il progetto Split & Bike è stato creato da Gigi Lozzi, istruttore nazionale di snowboard e inventore del concept I Love Split presso il comprensorio di Via Lattea, per avvicinare gli appassionati in totale sicurezza alla montagna. Un nuovo format di approccio, con l’ispirazione di Andrea Leo, maestro federale di mountain bike da 20 anni ed ex downhiller a livello nazionale. 

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