The Guts

Behind the shot: all’interno del ghiacciaio

By: Lisa Misconel

Photos: Virgil Reglioni

Sapete cos’è un mulino glaciale?

I mulini glaciali, in inglese moulin, sono essenzialmente stretti canali tubolari attraverso cui l’acqua di un ghiacciaio scorre creando fiumi subglaciali. Assomiglia a un pozzo rotondo sulla superficie del ghiaccio all’interno del quali convergono piccoli rivoli d’acqua. Inizialmente si tratta di un piccolo foro, ma nel tempo si allarga e si approfondisce a causa dell’erosione causata dall’acqua che cade all’interno. Il diametro si espande e il mulino si estende fino al suolo diramandosi in ulteriori canali.

Behind The Shot
Behind the shot

E quindi? Quindi immaginate di trovarvi proprio all’interno di uno di questi. Un luogo angusto, in cui nessuno vorrebbe mai trovarsi, soprattutto nel cuore della notte. È qui che si trova Virgil Reglioni, il protagonista nonché artefice di questa incredibile storia fotografica. A circa 20m dalla superficie, nell’oscurità più profonda.

L’eco all’interno del mulino è assordante, ogni goccia scatena un boato e Virgil dall’interno del mulino non riesce a comunicare col suo compagno di avventura, Helgi. Dopotutto l’obiettivo non sembrava complicato: scattare un’immagine dall’interno di un mulino glaciale a forma di balena mentre l’alpinista Helgi rimane immobile all’esterno con le sue picche da ghiaccio. Non ci avevano pensato che nel fissare un treppiede su una superficie verticale la fisica non avrebbe aiutato, oppure che muovendosi, Helgi avrebbe fatto cadere scaglie di ghiaccio addosso a Virgil.

Il rumore, il ghiaccio, la luce accecante della frontale, la profondità di un buco oscuro. Siamo a ottobre, in Islanda, e questo è il “behind the scenes” di Rise from the Deep, una fotografia che non dimenticherete facilmente.

La storia di questo scatto inizia come sempre dal sodalizio creativo di un alpinista ed un fotografo. Un’idea viene visualizzata, ed il progetto prende vita. Così, in ottobre i due riescono a partire per l’Islanda alla ricerca di un mulino glaciale nel quale calarsi, pianificando minuziosamente ogni dettaglio per far sì che tutto accada in una notte di Aurora Boreale.

The Guts

Dopo una lunga preparazione, i due iniziano la fase di scouting attraversando il ghiacciaio nel sud dell’Islanda a piedi. Helgi conosceva il ghiacciaio e ricordava la presenza di mulini dall’anno prima. Pur essendo il ghiaccio in costante movimento, tre o quattro erano i luoghi dove la ricerca aveva buone possibilità di andare a buon fine. Trovato il mulino dalla forma desiderata, l’avventura non può che proseguire.

Behind The Shot
Behind The Shot
Il giorno x

Dopo giorni di attesa del meteo favorevole e delle previsioni per l’Aurora Boreale, le condizioni tardavano ad allinearsi. Finché, l’ultimo giorno, tre ore di viaggio verso sud-est avrebbero rivelato qualche speranza. I due partono abbandonando la zona precedentemente perlustrata alla volta di un luogo pressoché sconosciuto. Il piano prevedeva di raggiungere il nuovo ghiacciaio durante il giorno, cercare il mulino adatto, preparare l’attrezzatura e montare la tenda che avrebbe fatto da rifugio. Poi, aspettare.

Nonostante la pianificazione, i due arrivarono in ritardo sul punto d’azione e così circondati dal freddo polare nessun riposo è stato concesso. Attrezzatura, ramponi ai piedi, corde fissate in sicurezza, si scende nel mulino. 20 metri sotto la superficie, lo scatto tanto sognato inizia a prendere forma, manca solo l’aurora o la via lattea a completare l’opera. Una coltre di nuvole però sopraggiunge e i due sono costretti ad attendere fino a che finalmente dopo qualche ora Virgil riscende nella gola di ghiaccio, trova una posizione adeguata, fissa il treppiede e mette in atto la magia.

Virgil mi racconta ogni dettaglio di questo incredibile progetto, e non resisto nel fargli qualche domanda.

Come si ottiene uno scatto di questo tipo?

Dopo aver fortunatamente trovato una lingua di ghiaccio orizzontale montare l’attrezzatura con una fettuccia e viti da ghiaccio, ho potuto calarmi di altri due metri per visualizzare lo scatto. Un buco nero sotto ai piedi, circondato da eco e ghiaccio che mi cadeva addosso in totale balia della natura. Per ottenere l’immagine che avevo in mente, ho optato per l’unione di due scatti. Il primo orientato al cielo e ad Helgi, 20 m sopra di me con un’esposizione di 13 secondi. 2.0 di diaframma per massimizzare l’accesso della luce, ISO a 2000 per minimizzare il rumore. Il secondo scatto era per catturare il ghiaccio intorno a me, con la stessa apertura di diaframma ma due minuti di esposizione. La chiave per ottenere lo scatto perfetto è stata scattare una foto dopo l’altra mantenendo una luce uniforme dalla Via Lattea e preservando l’omogeneità. Nonostante le sfide, la fatica e l’assenza dell’Aurora Boreale, le immagini hanno superato le aspettative.

Cos’è The Unique Aurora Shot of the Year?

Si tratta di un progetto nel quale ogni anno mi propongo di lavorare ad uno ed un unico scatto raffigurante l’aurora boreale in uno scenario epico. Lo scatto di cui stiamo parlando risale al 2021 ed ogni anno insieme a diversi compagni lavoro ad una fotografia per questo progetto. Nel 2024 punto a tornare in Islanda con Helgi e riprovare lo scatto dall’interno del mulino glaciale sperando di catturare l’Aurora Boreale che manca alla foto del 2021.

Behind The Shot

Come nasce l’idea per una fotografia?

Mi piace disegnare, partire da schizzi che traducono i miei pensieri. Su carta sono padrone di ogni dettaglio e sono libero di creare lo scatto dei miei sogni. Quello schizzo poi è il mio punto di partenza, ciò che proverò a replicare al massimo delle possibilità. Molte volte lo scatto non risulta esattamente come l’immagine che voglio, ma è molto vicino. Una fotografia è un’immagine irripetibile; anche se volessi tornare indietro e rifarlo, non potrei. Anche perché la maggior parte delle volte non tornerò nello stesso luogo.

Perché lo fai? Dietro ad una singola tua fotografia c’è sempre una storia di grandi sfide, rischi e lavoro…

Sarò onesto: il giorno in cui smetterò di amare la fotografia e mi ritroverò a scattare senza un desiderio autentico sarà il giorno in cui smetterò di farlo completamente. Fotografare, come arrampicare, fare kayak o lavorare in Antartide consente un contatto diretto con la natura. A volte dopo aver scattato una foto, poso la mia macchina fotografica, apro gli occhi e rifletto sullo straordinario ambiente che mi circonda. Viaggio da 12 anni, e questo è il momento culmine della mia vita. Vivo per questo, non solo per la soddisfazione di vedere le mie foto su riviste sfogliate in tutto il mondo, ispirando gli altri con la bellezza della natura, la fotografia tecnica e le sfide associate. È un mio piacere personale. Quando osservo le mie immagini, trascorro ore ammirando tutti i dettagli, godendo di ciò che ho creato. Potrebbero darmi del pazzo per passare ore a guardare le mie stesse foto, ma sinceramente io lo amo. Costruire un progetto, osservarlo evolversi da un concetto nella mia mente a un formato digitale tangibile, mi dona una felicità profonda. Questo credo abbia radici nella mia infanzia, quando disegnavo fumetti. Invece di disegnare su carta, mi avventuro e intraprendo una missione, tornando con una creazione tangibile – una fotografia. Credo che questa creatività sia innata, coltivata fin da giovane. Sono sempre stato una persona estremamente creativa, passando dal disegno alla fotografia, addirittura al la musica elettronica, arricchendo le mie capacità organizzative e il mio meticoloso metodo di lavoro. Queste esperienze apparentemente insignificanti contribuiscono alla ricchezza del mio percorso creativo.

Nel tuo caso, Virgil, possiamo proprio dire che il normale scenario si capovolge: non è l’atleta o l’alpinista ad essere il protagonista da inseguire, ma sei tu stesso l’artefice di una storia in cui l’alpinista non fa che seguire gli ordini.

Credi che il fatto di non lavorare esclusivamente con la fotografia ti aiuti a mantenere la genuinità dei tuoi lavori?

Spesso mi chiedono come riesca a mantenere una stabilità economica seguendo la mia passione per la fotografia. In realtà non faccio solo quello, sono una guida per spedizioni polari e artiche. Guidare appassionati in luoghi come Svalbard con gli orsi polari, Tromsø con le luci del Nord o l’Antartide con i pinguini si integra perfettamente con la mia fotografia. Lavorare come guida offre l’opportunità di ritornare più volte in alcuni luoghi e sperimentare condizioni luminose e di ghiaccio diverse. Questa sinergia tra guida e fotografia mi aiuta a esplorare e catturare immagini che non potrei permettermi di fare solo attraverso viaggi personali. Il piano a lungo termine è quello di lavorare su navi da spedizione, consentendomi di esplorare Groenlandia, Alaska, Antartide e Georgia del Sud. Nel 2024, raggiungerò un traguardo importante per me guidando il mio viaggio fotografico, incentrato sulle luci del Nord e paesaggi polari. Questa opportunità, dove guiderò 12 ospiti in Groenlandia, segna il culmine di tutti i miei sforzi.