Benedikt Bohm

Benedikt Böhm: sono i momenti che viviamo a renderci felici

Text by: Lisa Misconel

Photos by: Alex D’Emila

Per riassumere in un inciso lo spirito di Benedikt Böhm, basterebbe raccontarvi come è stata fatta questa intervista: seduti al tavolo per pranzo, appena arrivato da settimane di meeting in giro per l’Europa il giorno prima di affrontare il suo quarto Mezzalama, non ha permesso che un minuto venisse sprecato: vi presento l’esatta incarnazione dello spirito Dynafit, il suo CEO. Primo atleta a rappresentare il brand, di cose ne ha fatte prima di raggiungerne lo scalino più alto. In questo lavoro noi giornalisti di personaggi importanti ne conosciamo tanti, ma Benedikt è sicuramente uno di quelli che ti ricordi: la passione, l’energia con cui parla e l’incredibile umiltà sono valori non da poco, specialmente se le tue responsabilità sono come quelle di un CEO della sua portata.

Benedikt Böhm
Benedikt Böhm

La XXIII edizione del trofeo re della Grand Course, il Mezzalama, è stata la prima, in anni, a riportare il percorso originale grazie alle condizioni favorevoli ed all’immenso sforzo delle guide di Cervinia. Ore 6:30, 209 squadre alla linea di partenza più ambita dello scialpinismo classico. Le vette del Castore e del Naso del Lyskamm spuntano da sopra le nuvole mentre i migliori nel panorama dello scialpinismo europeo e mondiale si sfidano su ghiaccio, roccia e discese in picchiata. Ad essere accolti dal tifo spumeggiante di Gressoney-La Trinitè anche una squadra che di gare della Gran Course un po’ ne ha fatte, si chiamano i Dynafit Vintage Trio. 1/3 statunitense con Pete Swenson, 1/3 spagnolo con Javier Martìn de Villa e 1/3 tedesco con Benedikt Böhm. Tutti e tre veterani, sono stati in passato parte ognuno del team della propria nazione ed hanno lavorato in Dynafit. Un altro team unito dalla stessa passione è quello composto da Mezzalama e Dynafit, creatosi nel 2015 e portato avanti fino ad oggi migliorando di anno in anno.

“Sono andato da Lara ed Adriano (Adriano Favre e la moglie Lara Dulicchio, ndr) e ho detto loro Hey, noi amiamo la gara che organizzate, possiamo essere il vostro main sponsor? Dopo aver partecipato al mio prima Mezzalama me ne sono completamente innamorato e non potevo trovare unione migliore del nostro brand con un evento di questo genere. Trovo addirittura che una gara così sia importante per la nostra società: è importante che continuiamo ad esplorare rischi e limiti e che, per una volta, non possiamo controllare tutto. Vero terreno alpino ed alcune fra le più incredibili vette di tutte le Alpi, da condividere fra tre amici: cosa c’è di più bello?”

Riassumiamo quindi un po’ il personaggio: abbiamo il manager di un brand internazionale, un atleta ed un alpinista. Spesso ci chiediamo come facciano certe persone ad allenarsi e lavorare ma in questo caso il tutto è elevato alla massima potenza…

Benedikt Böhm

Riesci a mettere insieme lavoro, allenamenti, spedizioni. Ma come fai e soprattutto perché?

Chi ha detto che ci riesco? (ride, ndr). È solo una questione di incastri, vivo una vita molto intensa in cui non spreco neanche un minuto. Dormo molto poco, massimo cinque ore, poi la mia giornata inizia senza perdere tempo, la vita va velocissima! Provo sempre a comprimere tutto ed allenarmi il mattino, a volte anche alle 3 o alle 4, insomma molto presto. Ma di tutto ciò che non devo forzare nulla, è ormai parte di me e dei miei ritmi, è parte della mia efficienza e della mia forza, vogliono essere lassù e stare bene, vedere il sole che sorge mentre tutto deve ancora iniziare. Poi scendo, sono fresco e carico per il lavoro e non smetto finché è ora di andare a dormire. Nei weekend cerco di stare con la mia famiglia, puntando a vivere momenti intesi di qualità dato che non sono spesso a casa. Provo a trovare un equilibrio anche se non è sempre facile e non sempre riesco a farlo come vorrei. È diventato il mio stile di vita, e per questo ha anche dei lati negativi. Questo senso del dover esser produttivo e performante in ogni istante della mia vita può, a volte, essere estenuante non tanto per me ma per la mia famiglia e gli altri… E per i miei collaboratori! (ride, ndr)

Benedikt Böhm

Hai dei rimpianti?

Credo che nella mia vita due sono gli ambiti in cui avrò dei rimpianti. Il primo è quello della famiglia: il mio stile di vita mi porta a stare spesso lontano dai miei cari, specialmente dai miei bambini. Tuttavia ho capito che io sono così e non posso combatterlo, non sarei felice se reprimessi i miei sogni e necessità. Per questo voglio che i momenti che passo con i miei cari siano all’insegna della qualità e li vivo intensamente. E questa stessa intensità la vivo in montagna, dove a volte i rischi sono alti e la gente si chiede se ne valga la pena. La mia risposta è: vale la pena di vivere una vita con dei rischi, perché è questa che ti regala emozioni ed intensità. L’altro rimpianto che avevo, e su cui ora sto lavorando, è quello di non aver fatto tutto ciò che potevo per il pianeta che amo. Per questo sono entrato in contatto con WWF e ne sono diventato portavoce tramite una mia iniziativa chiamata “Helping Bands”. È qualcosa che porterò avanti per il resto della mia vita e che vale tutto l’impegno, il tempo ed il denaro che richiede.

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Cosa ti ha spinto ad agire?

Siamo 8 miliardi di persone su questo pianeta. Quanti litri di petrolio credi che consumiamo complessivamente? 15 miliardi, al giorno. Quasi due litri al giorno a persona. Dove da un lato hai la natura, dall’altro hai la città. Ogni mese la superficie terrestre si occupa di una nuova zona edificata pari alle dimensioni di New York. Ogni mese per i prossimi 40 anni, una nuova New York. Capisci ora cosa mi spinge ad agire? Ci sono mille modi di dare il proprio contributo ed io ho scelto di aiutare nella protezione di ambienti marini e naturali e nell’ampliamento di queste aree. L’idea è che con poco si possa contribuire a qualcosa di grande, il braccialetto (da qui il nome Helping Bands, ndr) non è che un simbolo che ti ricorda che anche poco è comunque qualcosa. Sono stato a visitare spesso queste aree protette e conosco molto bene chi c’è dietro così come i responsabili WWF, quindi so che i fatti ci sono e sono concreti.

Benedikt Böhm

Spesso c’è la tendenza a credere che o si fa tutto o niente: come l’esempio dei viaggi, o si smette di viaggiare con automobile, aerei oppure tutto è inutile.

Io sono totalmente cosciente del fatto che per andare in Nepal ho bisogno di prendere un aereo. Il mio lavoro stesso è all’interno di un’industria. Tutti noi abbiamo un impatto, ma si tratta di prospettive e di intenzioni. La mia intenzione è di migliorare dove posso. L’uomo di oggi non è pronto per cambiare tutto e tornare a trent’anni fa, abbiamo delle necessità che solo con il tempo possono mutare. Però possiamo provare a fare meglio dove c’è margine di miglioramento. Quando vado in montagna con amici e colleghi tutto mi prendono in giro per i miei vestiti e attrezzatura datata quando potrei avere il setup completo appena lanciato sul mercato. Ma la cosa che mi piace è che quei prodotti hanno un valore che va oltre il loro intrinseco: sono parti di me, mi hanno accompagnato in avventure importanti della mia vita. Proprio da qui nasce l’impegno di Dynafit per la Lifetime Guarantee.

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La Lifetime Guarantee è una garanzia che va oltre quella dei due anni imposta dalla legge e copre l’intero ciclo di vita del prodotto. Inoltre, dallo scorso ottobre, Dynafit ha introdotto dieci anni di garanzia per la riparazione di un’ampia gamma dei prodotti. Perché e cosa significa?

La produzione di capi d’abbigliamento negli ultimi 10 anni è raddoppiata, mentre la durata degli stessi nel tempo si è dimezzata. Vogliamo che i nostri prodotti siano compagni per la vita degli appassionati, che possano indossarli ricordando di aver scalato una montagna o portato a termine un viaggio. Nell’intera azienda stiamo attraversando per questo una fase di grande transizione e trasformazione: l’intera architettura di produzione è diversa, volta anche a creare delle soluzioni come potrebbero essere delle toppe. Hai un buco? Una scusa per personalizzare il tuo capo con una toppa che ti identifica ed allo stesso tempo urla: “Hey! Questo buco l’ho fatto scalando, e ne vado fiero.” Speriamo che questo diventi un trend perché è importante ricordarlo: non c’è niente di più sostenibile di quello che hai già nell’armadio, non c’è riciclo, organico o fonti rinnovabili che tengano. Nelle nostre case abbiamo fra i 25 ed i 30.000 oggetti in media e dovremmo ogni tanto riflettere sul senso del possedere così tante cose. Cosa ci rende felici? Le cose che possediamo o i momenti che viviamo?

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