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Black Diamond ambassador Jérémy Prevost: genio e consapevolezza

Quando scivolano verso il basso, su pinnacoli gonfi e dune di neve, la gravità, insieme alla loro mente, si prende una pausa. Non sono trascinati verso il basso con la brutalità di un sasso lanciato nel fiume, ma accompagnati in uno spettacolo pirotecnico silenzioso, fatto di polveri fredde. La perdita di quota è solo la naturale conseguenza di una coreografia ben eseguita. In fase di curva, come fuochi d’artificio, i fiocchi più leggeri s’infilano in una fessura d’aria via via più ampia, un crescendo che precede l’apice di un gesto tecnico sublime, esplodendo in una nube leggera e talvolta scintillante. Ora il performer quasi sparisce, apre la bocca per assaggiare la consistenza del suo palcoscenico, mentre il resto del corpo sprofonda, con fare insieme elegante insieme pornografico, nel proprio elemento. Il fumo che ne rimane è testimonianza di una danza coraggiosa fatta di salti, acrobazie e bellezza di linee. Un silenzio irreale dopo il gran finale. Chissà cosa significa saperle scendere così le montagne. Non essere schiavi di forze o inerzie, ma protagonisti indiscussi della propria personale e irripetibile esibizione.

Noi, nel dubbio, l’abbiamo chiesto a Jérémy.

Il curriculum

Segni particolari: Black Diamond Ambassador

Disciplina: Sci freeride – Sci estremo
Residenza attuale:
Meribel Resort

Highlights in carriera: 2010-2011 (il più giovane rider del Tour):

3° al Nissan Freeride World Tour Overall
1° a Kirkwood – FWT
2° a Verbier – Finale del FWT
7° a Chamonix & St Moritz

2011-2012:

5° a Revelstoke (BC) FWT
6° agli Xtreme Verbier – Finale del FWT

La dedica

6 ottobre 2021

Una nuova filosofia di vita a cui Black Diamond, l’azienda statunitense che supporta l’atleta da anni, ha deciso di dare voce. “Ten” è il titolo del video-omaggio, realizzato a dieci anni dal podio al Freeride World Tour, che racconta l’evoluzione di Jérémy, come atleta e come persona. Il 2011 ha infatti rappresentato per rider il momento topico della sua carriera. Una stagione indubbiamente gloriosa seguita, tuttavia, da un periodo di piccoli e grandi insuccessi che lo hanno portato non solo a ritirarsi, ma a prendere le distanze da una disciplina che per lui era più di uno sport.

Ora, Jérémy si è riconciliato alle “assi di legno” che tanto ama. Il tempo, come fa con tutte le cose, lo ha plasmato, cambiando non solo la sua personalità, ma anche e soprattutto il suo approccio alla montagna, al freeride, alla sciata. 

Un lungo periodo di riflessione a conferma dell’intelligenza sottile di un atleta che, all’audacia di azzardare le più belle e folli linee, affianca la saggezza di chi sa pensare anche quando sgancia gli attacchi: un genio ribelle con una consapevolezza adulta e un entusiasmo rinnovato.

Glielo abbiamo chiesto.


Cosa significa sciare pendii tanto ripidi, discese vergini? Cosa si prova?

Sciare su pendii ripidi e discese vergini per me rappresenta sicurezza e libertà. Sei completamente solo, devi affrontare ogni curva al meglio, calibrare ogni salto. A volte non puoi permetterti di cadere e per questo è importante conoscere i tuoi limiti. Si tratta di un vero e proprio gioco di equilibrio! La sicurezza è data dal fatto di conoscerti e sapere bene quello che puoi fare. La libertà è essere in sintonia con te stesso. Tenere sotto controllo ogni tua azione e nel frattempo interpretare la natura. Amo questo aspetto, questa unione tra la natura e la parte più intima dell’essere umano.


Cosa hai imparato dai momenti più difficili della tua carriera?

Ho imparato che la vita va avanti! Ora posso dirlo. 10 anni fa mi sentivo spesso arrabbiato e deluso perché vivevo solo per la competizione. Ma ora per me sciare e la montagna rappresentano più che una semplice carriera sportiva. Voglio sciare fino all’ultimo giorno della mia vita. Incontrare nuove persone, condividere bei momenti con la mia famiglia e i miei amici e portare avanti sempre nuovi progetti. Ogni sfida non è altro che un modo per andare avanti e godersi la vita.


Credi che lo sport professionistico sia in grado di fornire gli strumenti per aiutare ad affrontare anche la vita “comune”, il quotidiano? Come?

Certamente! La vita è fatta di sfide. Ogni giorno è diverso, a volte vinci, a volte perdi. E quando succede devi rialzarti, guardarti intorno, capire che non sempre puoi andare avanti da solo, devi essere in grado di adattarti in molte situazioni ed essere sempre pronto a tutto quello che può succedere.


Quando hai iniziato a sciare? Quanti anni avevi quando hai messo gli sci fuoripista la prima volta?

Ho iniziato a sciare 30 anni fa. I miei genitori mi hanno messo sugli sci a 2 anni e quando avevo 5 o 6 anni ho scoperto il fuoripista. Facevo parte di uno ski club ma quando non mi alleavo andavo a sciare con loro.

Qual è la cosa che in assoluto preferisci dello sci?
Semplicemente sciare! Amo davvero ogni genere di disciplina. Mi piace cercare di comprendere le varie condizioni e adeguarmi di conseguenza. Cerco sempre di adattarmi alla natura che mi circonda.


La tua run preferita in assoluto? Una discesa che ti è rimasta particolarmente impressa?
In gara il Bec des Rosses e nella vita…. È difficile da dire. Ho avuto la possibilità di sciare in tanti luoghi diversi nel corso degli anni, ma amo anche esplorare le montagne di casa. C’è tanto da scoprire in zona.


Quanto peso ha avuto per te la tua carriera nel freeride? Credi che saresti comunque orgoglioso della tua vita?
Ho conosciuto tante persone e esplorato diversi posti nel mondo, tutto questo mi ha aiutato ad essere più sicuro di me. Ogni giorno faccio quello che amo di più, sciare! Sono fortunato perché ogni giorno mi sveglio con il sorriso.


Se tornassi indietro nel tempo, di almeno dieci anni diciamo, vedresti o vivresti le competizioni in modo diverso?
No. Forse non sempre ho fatto le scelte migliori, spesso non sono riuscito a gestire lo stress, ma la mia vita ai tempi ruotava attorno alle gare, dovevo vincere. Non ho nessun rimpianto, sono andato avanti e ora cerco di godermi al massimo la vita.


Un momento preciso, della tua carriera, che vorresti rivivere?
Quando mio padre è venuto ad assistere al mio primo Verbier Xtreme. Normalmente non ho mai voluto che i miei genitori mi vedessero gareggiare. Ma mio padre è arrivato durante la finale e mi ha visto sul podio. È stato incredibile! Avere una parte della mia famiglia con cui condividere un momento del genere è semplicemente indescrivibile.


L’episodio più spaventoso che hai vissuto? Con e senza gli sci ai piedi.
Assolutamente le valanghe. Vedere alcuni amici o me stesso sotto una valanga… Andiamo sugli sci tutti i giorni e cerchiamo di farlo in modo intelligente ogni volta. Fortunatamente, questi episodi sono rari. Alcuni anni fa ero con degli amici e sono stato investito da una grossa valanga. Per fortuna, mi sono fermato prima che la neve raggiungesse gli alberi, altrimenti le conseguenze non sarebbero state le stesse. Senza sci ai piedi, temo la caduta di sassi in montagna. Quando arrampichi, non è mai bello avere delle rocce che ti cadono addosso.

Oggi com’è una tua giornata ideale?
Dipende dai giorni, spesso mi va di uscire da solo in montagna con gli sci, so che non è l’idea più saggia ma mi piace. Il vero giorno perfetto però è quello passato con i miei amici o la mia famiglia. Mi piacciono le giornate di fresca, dove si può sciare tutto il giorno senza interruzioni. Alla fine della giornata è bello condividere qualcosa da mangiare e un buon drink. Un momento felice in cui ripercorrere tutte le emozioni della giornata.


Che consiglio daresti a un ragazzo che si approccia al freeride?
Gli consiglierei di prendersi il proprio tempo. È importante sciare ogni giorno in ogni condizione e sapere come funziona l’equipaggiamento di sicurezza. Inoltre è consigliabile uscire solo con una persona di cui ci si fida. Inoltre gli consiglierei di non focalizzarsi su una sola disciplina, ma provare tutte le diverse sfaccettature che gli sci possono offrire. Ma soprattutto è fondamentale divertirsi il più possibile!


Come vedi il futuro della montagna e, in particolare, del freeride?
Penso che i confini tra le diverse discipline si stiano assottigliando. Già oggi si vedono freerider fare scialpinismo un giorno e il giorno dopo andare in pista. L’attrezzatura è in continua evoluzione, con un solo prodotto si possono fare tante cose. In futuro ci saranno sicuramente sempre più persone in montagna perché è bello viverla con calma e solitudine, seguendo le proprie linee. L’avventura fa sognare e la gente vuole divertirsi sugli sci.


Grazie Jérémy. Dieci anni dopo spacchi ancora.