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Christian Pondella, il fotografo con Will Gadd sul Kilimangiaro

By Camilla Pizzini

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Ogni spedizione non ha solo un grande alpinista, ma anche un occhio attento a catturare ogni istante. La storia di Will Gadd sul Kilimangiaro ci ha sorpreso per la sua unicità, ma l’altra cosa che ci ha colpito di più sono state le foto di Christian Pondella, che attentamente è riuscito a documentare tutto il viaggio!

Christian, per chi non ti conoscesse, dicci chi sei e cosa fai nella vita!

Sono un fotografo di sport e outdoor con sede a Mammoth Lakes, in California.

 

Essere un fotografo outdoor non significa solo essere bravo a fotografare ma anche essere bravo come alpinista ed atleta, ti senti più il primo o il secondo?

Sicuramente mi sento di più il primo. Sono stati proprio l’alpinismo, lo sci e il divertimento all’aria aperta che hanno ispirato la mia fotografia. Fortunatamente sono riuscito a guadagnarmi da vivere con la mia macchina fotografica catturando queste imprese atletiche. Se non fossi un fotografo sarei comunque fuori a sciare e scalare il più possibile.

 

Sei stato con Will Gadd nel Kilimangiaro e hai trovato il ghiaccio completamente sciolto e modificato. Come hai reagito a questa cosa? In qualità di fotografo, hai richiesto degli scatti specifici per esprimere al meglio questo fatto?

Sono stato sul Kilimangiaro nel 2014 e tornando nel 2020 sapevamo che ci sarebbero stati dei cambiamenti drastici. Volevamo ritornare sul negli stessi punti in cui eravamo stati l’ultima volta, scalarli nuovamente e catturare immagini simili per mostrare il cambiamento. Come ci aspettavamo, il cambiamento è stato drastico.

Prima di affrontare il Kilimangiaro, avevi già notato gli effetti del cambiamento climatico in altri luoghi?

Sicuramente, per me il cambiamento che ho potuto notare in maniera più evidente è stato Chamonix, in Francia. Quando scii nella Val Blanche, alla fine della pista ci sono dei cartelli che mostrano la recessione del ghiacciaio con le date. Il cambiamento che è avvenuto in quel luogo è piuttosto evidente.

 

Come ti avvicini agli atleti facendo uno shooting? Ci sono foto per le quali hai chiesto all’atleta di rifare il movimento? O li hai seguiti in silenzio?

È una combinazione di entrambe le cose, alcune volte hai solo una possibilità di ottenere lo scatto mente altre puoi rifarlo. Dipende dallo sport e dalla situazione.

 

Che tipo di attrezzatura usi per scalare e fotografare?

La mia attrezzatura può cambiare drasticamente a seconda degli scatti. Spesso mi limito a una macchina fotografica e un obiettivo 24-105mm. Questo sarebbe il mio setup leggero, veloce e semplice. Alcuni scatti commerciali richiedono più attrezzatura, come un 70-200 f2.8, forse un 300mm f2.8 e una varietà di lenti wide. Non tendo ad usare troppo le prime lens in montagna perché la flessibilità che ho con gli zoom per me è fondamentale. Potrei portare un 35mm f1.8 che è super leggero e ottimo per lo stile di vita che ho e le situazioni di scarsa luminosità. Il vecchio detto “Less is More” è vero quando si tratta di correre in montagna!

Con quale attrezzatura hai affrontato questa spedizione? 

Per questo viaggio sul Kilimangiaro avevamo degli sherpa che trasportavano la nostra attrezzatura, il peso quindi non era un problema così ho portato tutto. Due corpi macchina e obiettivi da 16mm fino a 600mm.

 

Sei stato ovunque e hai scattato così tante foto, un progetto che è ancora nel tuo cuore?

Ho avuto la fortuna di aver fotografato in sei continenti e ho collezionato incredibili ricordi e viaggi nel corso degli anni, ma certamente immortalare l’arrampicata su ghiaccio sul Kilimangiaro è un punto clou!

 

Progetti futuri in mente?

Sicuramente farò altri progetti come questo, purtroppo questi tipi di spedizioni al momento sembrano essere in pausa a causa del Covid. Quindi quasi tutto il mio lavoro degli ultimi tempi mi ha tenuto vicino a casa ed è stato bello comunque!

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