Valentina Colturi

Crazy: behind the scenes in Valtellina

Photos and text by: Lisa Misconel

In mezzo alle Alpi nasce la rivoluzione. Crazy: behind the scenes in valtellina

Che l’Italia sia il luogo con le storie imprenditoriali più incredibili, è un fatto noto. Sarà la passione che contraddistingue il nostro popolo e forse il pizzico di pazzia che c’è in ognuno di noi. La storia di Valeria Colturi e del suo brand Crazy, nato fra le mura di casa sua quando da atleta, stufa del solito abbigliamento da sci di fondo ed alpinismo, ha iniziato a creare la sua linea, la conosciamo bene. Da lì sono passati quasi 25 anni, e per il lancio della nuova collezione FW24/25 il brand ha portato tutta la sua energia fino a Milano, capitale internazionale della moda, per affermare la sua natura tecnica dall’animo fashion. Una sfilata in perfetto stile Crazy con ballerini, musica e luci ha svelato gli highlights della collezione per il prossimo inverno dove cambia l’utilizzo del logo e si rinnovano linee e colori.

CRAZY Runway_Valeria Colturi - photo credit Lorenzo Visentin
CRAZY Runway_photo credit Lorenzo Visentin

La serata milanese, lascia poi spazio l’indomani a cime imbiancate e vitigni: ci troviamo a Tirano, cittadina valtellinese che conta poco meno di 10 000 abitanti e dista circa 40km da Bormio. L’ampia vallata in cui sorge, permette al sole di illuminarne il centro abitato così come i vitigni ed i pascoli che arrivano fino a toccare la prima timida neve di questo novembre. Da quando nella sua bottega Valeria cuciva a mano ogni richiesta dei negozi di Bormio, di cose ne sono cambiate un po’ e oggi siamo qui davanti alla nuova sede di Crazy: il suo brand di abbigliamento ad alta performance e design ricercato per sport outdoor. L’edificio in cui nascono e prendono forma le idee per le collezioni rispecchia in tutto e per tutto l’animo del brand. Niente è lasciato al caso e si possono notare dettagli strutturali insoliti come muri in legno curvato, carta da parati con gli stessi motivi dell’abbigliamento Crazy. E ancora muri rosa, infissi fluorescenti ed un bosco a calmare e rilassare la mente del team formato da 30 specialisti, la maggior parte dei quali born and raised in Valtellina. Ci si aspetterebbe per Valeria un ufficio da capo, privato e diverso… e invece troviamo la sua scrivania nell’ufficio a fianco a quello di tutti gli altri creativi del team, senza distinzioni né separazioni. Valeria racconta che per lei è indispensabile il confronto continuo con il team, ed isolarsi non sarebbe efficace per il tipo di processo che necessitano i prodotti Crazy. L’idea di un pattern, disegnata da Valeria su una tavoletta digitale con centinaia di modifiche ed aggiustamenti, viene poi passata al grafico che ne controlla la fattibilità su tessuto.

Valentina Colturi
Crazy head quarter

Scendiamo accompagnati da Valeria al fianco di Luca Salini, compagno nella vita che porta avanti con lei la mission del brand, verso l’area produttiva dedicata alle piccole produzioni ed alla prototipia. Qui Valeria è completamente a suo agio: macchinari di taglio del tessuto, macchine da cucire, stampanti e macchine per taglio laser non sono un segreto per lei e nonostante negli anni i sistemi di produzioni si siano evoluti dalla singola macchina da cucire, sembra quasi più a suo agio lì che negli uffici davanti allo schermo.

“Tante volte dall’idea di uno stilista il prodotto finale si discosta tantissimo magari perché non realizzabile, perché la modellista interpreta a suo modo l’idea, la sarta che deve cucirlo lo cambia ancora e alla fine il risultato è diverso. Noi siamo gelosissimi dell’idea iniziale e riusciamo bene a fare questo perché tutti i prodotti sono esattamente come li ho pensati. Questo si trova abbastanza difficilmente se non nelle aziende molto piccole che conservano ancora tutta la passione come facciamo noi. (…) Ogni prodotto che voi vedete è disegnato da me e dal mio team, la ricerca dei tessuti e degli accessori la faccio io – che sono una “nerd” in questo campo – e mi riempio di quintali di tessuti ed accessori.” – Valeria Colturi

Crazy head quarter

“Ho delle selezioni di trent’anni fa che alla fine qualcosa dicono ancora. Tutto torna utile, io non butto mai niente. (…) Gestiamo la modellistica, la sartoria e tutto in sede finché non abbiamo la vestibilità perfetti per avviare una produzione su larga scala. Pretendiamo tantissimo, ma a furia di vedere cose e trovare difetti cerchiamo di produrre capi dalla vestibilità molto accurata e che soddisfino prima di tutto le nostre esigenze, che indossiamo Crazy nella vita dentro e fuori ufficio.”

Passano le ore ed i racconti e mi convinco sempre di più che anche la tematica della sostenibilità è qualcosa che trova le sue radici in una tradizione di rispetto della materia. Nulla viene sprecato, proprio come accadeva una volta. Dagli uffici creativi vengono creati veri e propri puzzle per ottimizzare l’utilizzo dei tessuti ed ottenere dagli scarti, frammenti di tessuto per creare gli accessori. Questo è solo uno dei processi aggiuntivi necessari ad evitare gli sprechi e come ci racconta Valeria, non è nè facile, nè comodo, ma si può fare. Non si parla solamente di una produzione seppur grande contenuta, ma ci racconta che con la volontà, l’attenzione ed i giusti supporti digitali si può effettuare questo tipo di lavoro su scala anche molto più vasta. La produzione è 100% made in Europe, nella fabbrica di proprietà situata in Romania. La vicinanza permette al quartier generale un continuo contatto con la produzione, in modo da controllare in maniera capillare ogni dettaglio dei prodotti e seguirne anche le condizioni di produzioni con tutti i fattori collegati. Il magazzino dell’ufficio creativo pullula di cataloghi, colori tessuti.

Crazy head quarter

“Ho delle selezioni di trent’anni fa che alla fine qualcosa dicono ancora. Tutto torna utile, io non butto mai niente. (…) Gestiamo la modellistica, la sartoria e tutto in sede finché non abbiamo la vestibilità perfetti per avviare una produzione su larga scala. Pretendiamo tantissimo, ma a furia di vedere cose e trovare difetti cerchiamo di produrre capi dalla vestibilità molto accurata e che soddisfino prima di tutto le nostre esigenze, che indossiamo Crazy nella vita dentro e fuori ufficio.”

Luca Salini

L’atmosfera famigliare ci potrebbe illudere che si tratti di una piccola azienda, ma la verità è che Crazy è presente in ben 8 nazioni europee e persino negli Stati Uniti. Luca Salini, che nello specifico si occupa di tutta la parte amministrativa dell’azienda in qualità di CEO, evidenzia alcuni step fondamentali della storia del marchio.

1991: La prima giacca specifica da scialpinismo al mondo

2000: Il brand è il primo ad impiegare le cuciture piatte nell’abbigliamento tecnico outdoor

2013: La prima giacca 100% elastica

2021: La giacca più leggera al mondo

Questi importanti primati rappresentano l’aspetto tecnico del brand, pioniere nell’ambito fast & light soprattutto nello scialpinismo al quale tanti altri brand si sono ispirati per migliorare le proprie collezioni. Reduce da un cambio di immagine ma non di rotta, che ne ha variato il logo ed il claim, Crazy vuole essere conosciuto oggi come brand posizionato all’esatta metà fra altissima qualità tecniche e stile ricercato e unico nel suo genere. Per questo “Performance mountainwear from the Italian Alps” vuole racchiudere tutte queste qualità e comunicarle a suon di motivo zebrato, colori sgargianti e collaborazioni artistiche e a noi il messaggio arriva forte e chiaro: solo Crazy sempre più Crazy!

Crazy