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Da LA a Trento: Noah Grynberg

By Filippo Caon
Photos Camilla Pizzini

With Nike

Siamo seduti davanti a una birra nel mio appartamento. Abbiamo ancora i polpacci sporchi di fango e la brina sui capelli. È una sera di autunno come tante altre, dopo una corsa a fine giornata per me, ad inizio per lui. Noah abita in fondo alla via, una trentina di civici più in là. Beviamo Pale Ale e sgranocchiamo nachos e salsa dip, mood da collina est. Qui c’è una forte tradizione di rocciatori, ma ultimamente sta nascendo una microcomunità molto coesa di persone che corrono lontano. Noah ha 36 anni, si è trasferito a Trento da Los Angeles, e ha iniziato subito a spianare i sentieri della Marzola per preparare la sua prima 100 miglia: Leadville 100, in Colorado, una delle più dure e storiche cento miglia degli Stati Uniti.

Dai, raccontami la scena più assurda che hai visto a Leadville.
Mi vengono in mente due cose: la prima è quando sono uscito dalla aid station di Twin Lakes e ho visto tutte quelle persone che erano lì da tutto il giorno a fare festa e assistenza, sempre attivi per un sacco di ore. Era una bella scena, soprattutto a quel punto della gara dove stavo abbastanza male. C’erano qualcosa come duecento persone a farmi il tifo per convincermi a rimettermi in piedi e ripartire verso Hope Pass. Poi ho mancato il cutoff della aid station successiva qualche ora dopo, ma non ci sarei mai arrivato senza tutto il supporto di Twin Lakes. La seconda, tutte le persone che soffrivano salendo verso Hope Pass (me compreso). Gente stesa sul fianco della montagna, mezza addormentata – ancora una volta, me compreso. Era un campo di battaglia.

Com’è stato essere lì? Raccontami un po’ del Colorado, e delle Rockies.
Man, Leadville è un posto bellissimo. Ti guardi attorno e le montagne sono abbastanza spaventose. Guardandole nei giorni prima della gara mi sentivo in soggezione. Il tempo è imprevedibile – può esserci il sole e fare caldo e un minuto dopo coprirsi di nuvole, diventare freddo e iniziare a piovere, soprattutto in quota sulle montagne. A parte le montagne in sé, l’altitudine si fa davvero sentire. Non è che puoi fare molto per prepararti a correre a 3000 metri di quota, se non andando in quota e correre. Leadville in sé è un bel posto da visitare – la città è piccola ma ha molta storia. Cibo buono, e tutti super disponibili durante la settimana prima della gara.

Com’è che hai deciso di lasciare Los Angeles per venire qui, a Trento? Non so, forse è solo che ci affascinano sempre le cose lontane.
La risposta breve è che la mia ragazza è di Trento e mi sono trasferito qui per lei. Ho iniziato a venire qui nel 2017 e ho capito subito che era uno dei posti più belli che avessi visto. Negli anni ho poi capito che sarebbe stato anche un bel posto in cui vivere. Le Dolomiti sono davvero belle – stare nella natura fa bene all’anima, che sia correndo, camminando o sciando. Posso fare due passi dietro casa e trovarmi a correre in alcuni dei sentieri più belli di sempre. In più, la città in sé è bella – molto più piccola di LA, che mi piace, e comunque piena di cose.

Come sei arrivato alla corsa, e all’ultrarunning?
Correvo da bambino, ma poi quando ho iniziato il college ho smesso completamente. Una volta arrivato a Los Angeles, dopo la scuola di legge, ho provato a riiniziare, ma il lavoro ha iniziato a girare e non ha permesso di avere molta continuità. Poi mi sono infortunato un ginocchio durante una corsa su trail a fine 2019, e ho staccato per un altro anno. A fine 2020, a Trento, ho definitivamente deciso di riprendere. Il ginocchio mi faceva ancora un po’ male ma ci ho corso sopra (forse non era la cosa migliore da fare). Ho ripreso lentamente, che alla fine è stata una buona cosa per me – quando andavo a correre spingevo sempre troppo forte, ma l’infortunio mi ha obbligato ad avere un approccio più disciplinato, portandomi a costruire le andature e la distanza progressivamente, invece di provare a correre una maratona con solo tre settimane di allenamento, distanza che non avevo mai corso prima in vita mia (idea terribile). Avevo letto qualcosa su alcune famose 100 miglia americane, come Leadville e Western States, attorno al 2013 e ne ero rimasto completamente affascinato, ma non avevo mai avuto il coraggio di provarne una. Ma dopo l’infortunio, ero talmente grato di avere l’opportunità di correre che ho deciso di provarne una ed entrare nella lotteria per Leadville 100. Una volta entrato, ho sono trovato un coach straordinario, mi sono messo sui sentieri di Trento, e mi sono preso.

L’ultrarunning negli Stati Uniti ha una dimensione più locale e familiare, e il senso di comunità è molto sentito. Ad Hardrock 100, per esempio, non gli importa nulla che ci sia gente che viene da fuori, anzi. Come ti sembra la scena ultra qui in Italia? Cos’hai trovato?
Mi piace un sacco la scena dell’ultrarunning in Italia. Il mio riferimento è per lo più limitato al Trentino, ma da quello che ho visto mi ricorda un po’ gli albori dell’ultrarunning, in senso buono – le persone organizzano corse e gare per il semplice gusto di farlo, senza sponsor, premi in denaro o cose del genere. È molto naturale. Con questo non voglio dire che la scena dell’ultrarunning in Italia sia acerba – ovviamente c’è tanta storia del trail e dell’ultarunning qui, e diversi ultrarunner fortissimi vengono dall’Italia. Ma almeno a Trento, sembra che gli ultrarunners stiano aprendo una loro propria strada, come se lo sport fosse una grande opportunità per costruire una comunità e essere parte della natura, e questo è il focus della community dell’ultrarunning. L’Italia ha alcuni dei posti più belli al mondo per correre, e le persone qui conoscono molto bene le montagne e sembrano molto impegnate nel costruire una comunità genuina, sono sicuro che la scena ultra continuerà a crescere.

Qualche settimana fa hai corso la maratona a Venezia. Era la tua prima gara in Italia? Com’è andata?
Era la mia seconda gara in Italia, dopo la mezza maratona di Trento un paio di settimane prima. Che dire, è stata una gran gara. Come ho detto, è la prima volta in cui mi approccio in modo disciplinato alla corsa, ed è la prima volta che sono seguito da un allenatore; quindi, mi sentivo molto più preparato che in passato. Penso di essermi prefissato un obiettivo realistico, sapendo a che punto ero con l’allenamento, e capendo che il miglioramento sarebbe venuto dando continuità nel tempo piuttosto che tutto in una volta solo con qualche mese di preparazione. Ho provato a partire con un ritmo conservativo senza farmi prendere dal momento. Penso che la gara sia andata bene, nonostante abbia patito tantissimo nelle ultime due miglia, soprattutto sugli ultimi due ponti a Venezia. La gara è stupenda, soprattutto sulla Riviera del Brenta e ovviamente sul tratto del Ponte della Libertà che porta in città.

Con che scarpe l’hai corsa?
Con le Nike Alphafly Next%. È la mia scarpa preferita per le gare, e in generale per andare veloce: si prendono cura delle mie gambe quando accelero il ritmo. Grand ammortizzazione e reattività – volano davvero.

Il posto più bello in cui hai corso negli Stati Uniti e quello più bello in Italia.
Negli States, direi le montagne attorno a Leadville, mentre correvo Leadville 100. In Italia, corro principalmente sul Giro della Marzola qui a Trento, che offre una vista bellissima su montagne spettacolari e sulle valli attorno.

Angeles Crest o la Maratona di Boston?
Ah, questa è dura! Direi la Maratona di Boston, per la sua storia, e sceglierei una 100 miglia diversa.

Per l’anno prossimo a cosa stai pensando?
Sto pianificando una maratona in Europa per la primavera, forse Rotterdam, e poi qualche ultra. Vorrei fare una 50 miglia, una 50k, e/o una 100k verso fine primavera, o inizio estate. E poi, per il momento, penso che o tornerò a Leadville ad agosto o aspetterò qualche mese per fare Javelina Jundred a ottobre, in Arizona.

Hai provato le Nike Pegasus 3 GTX sui sentieri di Trento…
Le Pegasus sono perfette sui sentieri. Hanno una buona trazione e mi danno buona stabilità senza essere ingombranti. Sul piede le sento leggere e con un buon supporto. Ci ho corso in giorni molto piovosi e tengono bene l’acqua lasciando il piede asciutto. Penso siano un’ottima scarpa da trail e le userò un sacco sui sentieri quest’anno.