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Dynafit, intervista con Alessandro Marengo, Senior Designer: dal design al capo finale

By Camilla Pizzini

Abbiamo intervistato il Senior Designer di Dynafit Alessandro Marengo, per chiedergli come si struttura la ricerca e sviluppo dei prodotti all’interno dell’azienda e scoprire tutte le novità della prossima stagione.

In molti credono che il design sia un processo composto per la maggior parte di idee geniali e creatività, quanto è veramente così? E quanto invece è un metodico lavoro composto da moltissime ricerche e scelte accuratamente calcolate?

Un designer come primo compito ha quello di vendere un prodotto. C’è un gran lavoro metodico dietro e molta ricerca. Una parte essenziale del nostro lavoro è ad esempio la continua collaborazione con i product manager. Quest’ultima è una parte fondamentale nel funzionamento del nostro lavoro. Se disegnassimo solo quello che ci piace probabilmente non riusciremo a raggiungere i risultati sperati.

 

Come inizia lo sviluppo di un capo? Da un’idea o da un nuovo materiale? Che scelte vengono prese nella creazione di un nuovo capo? 

Diciamo che lo sviluppo si divide in tre fasi. La prima parte con un’analisi di mercato da parte del Product manager, che è colui che guida la nostra attività di design, in seguito ci viene presentato un piano di sviluppo della collezione che può essere a breve termine o a lungo termine. A breve termine è chiaramente un piano di sviluppo stagionale, quindi ad esempio: “Per l’anno prossimo avremmo bisogno di questi cinque prodotti”. Mentre a lungo termine chiaramente ci si spinge fino a prodotti che serviranno tra circa 5 anni. In base a questo criterio si sviluppano dei briefing anche attraverso dei benchmark di mercato e da lì sta a noi designer capire come creare il miglior prodotto possibile.

Nella seconda fase noi designer facciamo delle proposte presentando dei concept, mood-board, schizzi, colori, materiali. Nell’ultima fase invece si trasforma il tutto in disegni tecnici, revisioni, fitting e molto altro, fino ad arrivare ad una fase prototipale le cui tempistiche sono variabili. Può volerci un anno, come un mese per capire se ciò su cui si è lavorato sia veramente pronto, vada ancora elaborato o come può capitare, non possa effettivamente funzionare e quindi venga a quel punto messo da parte.

 

All’interno di questo processo quanto sono fondamentali i valori di Dynafit: velocità, leggerezza, endurance e tecnologia?

In azienda i nostri valori giocano un ruolo indispensabile e ben chiaro, proprio perché siamo prima di tutto noi stessi utilizzatori dei nostri prodotti. Perciò come tali, se un capo non ci convince continuiamo ad apportare modifiche fino al punto in cui noi, utilizzatori, siamo totalmente soddisfatti del prodotto.

 

Quanto è importante per voi progettare e produrre capi sostenibili? 

Sono dell’opinione che, oggigiorno nel 2020, la sostenibilità non sia più una opzione, ma una condizione sine qua non, un dato di fatto. I nostri clienti finali e i nostri negozianti sono particolarmente attenti alla sostenibilità dei prodotti, e richiedono attestati che dimostrino il nostro impegno nel perseguire la sostenibilità, come ad esempio le certificazioni per la piuma o le percentuali di riciclaggio. Per spiegarmi meglio, in azienda abbiamo delle persone che si occupano esclusivamente dei processi di comunicazione e certificazione, proprio perché  anche i minimi dettagli sono parte del processo e per noi fanno la differenza. Essendo un brand molto concentrato sulla performance, abbiamo deciso di focalizzarci sul ridurre il più possibile l’impatto in fase produzione e dove possibile, utilizzare soltanto materiali riciclati certificati a livello di contenuto chimico. Nell’ultima collezione estiva ad esempio, tutte le magliette ed i pantaloncini sono realizzati solo ed esclusivamente con plastica riciclata.

 

Su quali materiali state puntando per le prossime collezioni? Novità per il prossimo anno?

Al momento la challenge più grossa che abbiamo è lavorare con i materiali ultra tecnici come il Gore-Tex perché in questo caso si tratta di dover bilanciare la performance del capo con il numero degli agenti chimici necessari per creare il capo. Non è sempre così facile creare un prodotto sostenibile al 100%, perché bisogna riuscire a bilanciare qualità e durabilità del materiale e sostenibilità della produzione. È un lavoro di equilibri.

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