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Elio Fumagalli, l’arte dello snowboard

Dalla Val Mesolcina a Laax con furore. Elio Fumagalli ha 25 anni, svizzero con radici italiane, inizia snowboard seguendo le orme del fratello maggiore. La passione cresce fino a far sì che oggi non passi giorno senza la tavola ai piedi. Per lui snowboard significa libertà, una vera e propria forma di espressione, che non fa distinzione fra le persone. Accetta tutti per come sono fatti. Tavola ai piedi e i pensieri negativi spariscono.

Elio, giri e vivi a Laax. Per quali strani motivi sei finito proprio qui?

«Sono della Svizzera italiana, mio padre pero è di Padova, quindi mi sento anche un po’ italiano e sono fiero delle mie origini. Sono finito a Laax perché ho frequentato la scuola sportiva di Davos che mi ha fatto conoscere la scena freestyle che si concentra in questa zona».

Quindi è vero che hai frequentato la scuola di snowboard di Davos. Ce ne parli?

«Sì ho frequentato la scuola sportiva di Davos ma ci sono finito per caso! Non ho mai avuto il sogno di diventare uno snowboarder professionista. Quando ho iniziato a praticare, andavo in giro per i vari snowpark svizzeri e sono finito in Federazione Freestyle Snowboard Ticinese, dove mi hanno detto che avrei potuto iscrivermi alla scuola. È una scuola sportiva d’elite per ragazzi che vogliono diventare atleti. All’inizio non sapevo bene dove fossi finito tanto che ho fatto un po’ fatica ad integrarmi e a trovare la mia personalità. Alla scuola ho conosciuto Lucas Baume e con lui ho iniziato a frequentare sempre di più Laax, capendo che nello snowboard non bisogna sempre solo fare trick pazzi e pericolosi, ma può essere interpretato a proprio modo. Nonostante la scuola sia stata impegnativa e io abbia fatto fatica a trovare la mia identità, mi ha dato l’occasione di fare snowboard tutti i giorni, anche all’estero, e di dare una svolta alla mia carriera da snowboarder. Ho anche conosciuto tante persone e atleti fantastici».

A proposito di Lucas Baume, mi parli del vostro rapporto e dei progetti che avete insieme?

«Entrambi abbiamo frequentato la scuola sportiva di Davos e siamo subito entrati in sintonia. A differenza di tanti altri ragazzi della scuola, non avevamo quello spirito di competizione così forte che spinge alcuni a voler essere per forza migliori degli altri. Lo snowboard per noi è prima di tutto divertimento. In seguito abbiamo poi intrapreso due strade diverse per vari motivi. Lucas si autogestisce le sue clip ed i suoi progetto. Io ho deciso di dedicarmi più al filming, a freeride e street. Però il nostro rapporto di fratellanza non è mai cambiato».

Sembra che lo snowboard stia tornando verso le origini. Freeride, curve veloci in pista, libertà e divertimento, come se tutto ciò che sono trick super tecnici in park o contest non vadano più di moda. Tu cosa ne pensi?

«Credo che sia la normale evoluzione di questo sport, perché la competizione ad un certo punto arriva ai suoi limiti fisici. L’aspetto creativo dello snowboard è invece infinito, un po’ come l’arte. Dare la possibilità a ognuno di interpretare come vuole lo snowboard sicuramente aiuterà ad  avere una comunità sempre più diversa ed inclusiva. Alla fine siamo tutti ragazzi che si divertono sulla tavola, ognuno con le proprie personalità e passioni, e questo aspetto va sempre valorizzato. Certamente andare verso una direzione più old school permette anche di avvicinare tanti ragazzi che magari si stanno approcciando a questo sport, in modo da ispirarli a far parte di questa comunità».

Come ti definiresti come snowboarder?

«Non mi ritengo uno degli snowboarder più forti a livello tecnico, non faccio cose pazze, ma penso di saper trasmettere la passione e la dedizione che ho verso questa disciplina. Spero di essere capace di ispirare la gente ad essere autentici e ad interpretare sia lo snowboard, ma anche qualsiasi altra attività, a proprio modo. Mostrare chi si è per dare colore e diversità alla propria comunità.».

Hai scattato con moltissimi fotografi di livello europeo, c’è qualcuno che ti ha colpito particolarmente?

«Ho avuto il privilegio di conoscere molti fotografi del settore perché alla fine qua a Laax ci si conosce tutti. Se devo citarne uno che mi ha colpito in modo particolare dico Silvano Zeiter, con il suo progetto Chroma. Anche io ho avuto la fortuna di scattare con lui una giornata e ho visto quanto sia un professionista pazzesco: con lui puoi fare snowboard come vuoi, riesce sempre a portare a casa delle foto epiche».

Cosa ti piacerebbe fare da grande?

«Che domanda difficile! Diciamo che preferisco focalizzarmi sul presente senza dover per forza indirizzare la mia vita su dei binari prestabiliti. Penso allo snowboard, a fare progetti interessanti e a rimanere sempre aperto verso nuovi campi e passioni, come la musica».

Giri con Funky, cosa mi racconti di questi ragazzi un po’ pazzi?

«Giro con Funky da circa 7 anni e ormai la considero come una famiglia. Sono molto amico di tutti i ragazzi di Funky, vedo in loro tanta passione per quello che fanno e insieme abbiamo passato dei momenti davvero indimenticabili. Per me è difficile anche solo immaginare di poter fare snowboard per un altro brand. La relazione che ho con i ragazzi di Funky va oltre la tavola da snow.».

Come vedi in questo momento la scena snowboard europea?

«Penso che la scena snowboard europea possa vantare tanti grandi talenti. Ci sono molti ragazzi bravi e appassionati, e ognuno di loro dà il proprio contributo alla comunità, sia a livello artistico che tecnico».