Estate Indiana

Estate Indiana di François Cazzanelli e Leonardo Gheza sul Breithorn

By: Lisa Misconel

Photos: Damiano Levati, Leonardo Gheza

François Cazzanelli, con l’amico e compagno Leonardo Gheza, ha tracciato la via più diretta sulla parete nord del Breithorn Centrale: Estate Indiana. Un successo portato a temine in stile “clean” sulle montagne di casa che, come ci racconta François, hanno sempre qualcosa di inesplorato da poter approcciare e dal quale rimanere affascinati.

Francois Cazzanelli e Leonardo Gheza

Ci sono progetti ambiziosi che nascono studiando mappe di terre lontane. Progetti dal sapore orientale che prevedono lunghi viaggi accompagnati da muli carichi di bagagli. Sono terre alte, culture diverse. Poi ci sono idee che si radicano nelle nostre menti giorno dopo giorno alla vista di quella montagna così vicina e così conosciuta ma che non sei mai sicuro di conoscerla fino in fondo. Quella linea François l‘ha sempre vista: perfetta, logica. Quasi stranito dal fatto che nessuno ancora l’avesse ancora salita. (scopriremo poi il motivo, trattandosi di una via di grado M8 AI5 R).

Il nome di François Cazzanelli non ci è nuovo: nato e cresciuto ai piedi del Cervino immerso nella celebre cultura alpinistica della zona e in una famiglia che da più di un secolo è legata a mestiere di Guida Alpina, è oggi parte delle Guide Alpine del Cervino e alpinista riconosciuto a livello nazionale ed internazionale accompagnato da La Sportiva. Parte della famiglia La Spo anche Leonardo Gheza, l’altro protagonista di questa nuova linea.

Francois Cazzanelli

“Sin da quando mi sono avvicinato all’alpinismo, mio papà mi ha sempre raccontato della nord del Breithorn come un posto perfetto per fare ghiaccio e misto. Questa via ce l’avevo in mente da un po’, una via evidentissima”.

Come sempre, trovare la giornata giusta si è rivelato uno degli step più insidiosi. La finestra di bel tempo, le condizioni del ghiaccio, la disponibilità dei componenti di cordata erano fattori che sembravano non incrociarsi mai, quasi fosse una maledizione. Poi finalmente, il 30 settembre 2023 la giornata perfetta: il caldo insolito per il periodo si è rivelato un fattore favorevole, vista l’esposizione a nord della via e le temperature decisamente rigide tipiche di settembre, ma non quest’anno. Da lì il nome Estate Indiana. La compagnia giusta, la giornata giusta ed il setup perfetto: La Sportiva G-Tech e Supercouloir. Per affrontare la salita sconosciuta solamente friend e viti da ghiaccio. Infatti, Estate Indiana sebbene corteggiata da lontano da tempo, è stata aperta a vista dai due. 800m di ascesa portati a termine in meno di dodici ore, con partenza alle cinque e un quarto dal rifugio Guide del Cervino, quasi 5 ore di avvicinamento attraversando i ghiacciai Unterer Theodulgletscher e Triftjigletscher per arrivare poi dopo tiri di misto e ghiaccio di grande bellezza e difficolà, in cima alla Torre Maggiore dove termina la via, in perfetto orario per il tramonto.

Francois Cazzanelli

Qual è stato il momento più bello di questa impresa?

François: Ce ne sono due. Il primo è quando ho affrontato il tiro più duro, che al di là di essere proprio un bel tiro, non c’è da scherzare. Quando sono arrivato lì Leo mi dice “Vai tranquillo! Adesso riprendiamo il ghiaccio, devi solo passare una placchetta ed è fatta”. In realtà quella non era una placchetta bensì uno strapiombo, una grossa scaglia che ho dovuto scalare a mani nude non mettendo troppe protezioni, ma sono partito con serenità grazie alle parole di Leo e così anche viste le difficoltà ho fatto un respiro profondo e sono andato. Uno dei tiri più belli che abbia mai fatto. Sicuramente poi il momento più bello è stato l’uscita: un posto dove sono stato centinaia di volte ma di vederlo così al tramonto con quella luce non mi era mai capitato. Lì ci siamo ritrovati anche con Paolo e Damiano che ci hanno seguiti per tutta la salita con i droni, è stato un bel momento di gruppo. È vero che io e Leo abbiamo salito la via, ma anche se non vedevamo e sentivamo, i ragazzi ci hanno seguito passo dopo passo… è stato un bel lavoro di team.

Un altro aspetto interessante è che le fotografie e filmati della salita sono stati effettuati esattamente durante la salita. Niente è stato rifatto o costruito.

François: Esatto, questa è stata una cosa molto bella. Ho sempre avuto un rapporto strano col documentare i miei progetti: da un lato si rischia che filmando ci si senta sotto esame e cambi l’approccio alla salita, o che la stessa venga forzata. Dall’altro lato tornarci solo per filmare non è la stessa cosa. Il Breithorn, grazie alla sua via normale semplicissima, ha permetto ai fotografi e filmer Paolo e Damiano di salire e da lì, con i droni, seguirci con maestria. Non abbiamo mai percepito la pressione, era come sentire ogni tanto delle mosche passarci vicino e poi sparire.

Francois Cazzanelli

Voglio riportare una bellissima riflessione che François ha fatto nel video diffuso da La Sportiva sulla via:

Ho fatto tante salite su tante montagne nel mondo, però casa mia per me ha qualcosa di speciale. Quello che mi spinge, qui a casa, a cercare ancora l’inesplorato andare a vedere quei posti dove non è mai andato nessuno è proprio la voglia di avventura. La voglia di scoprire qualcosa in più. (…) In quel punto del Breithorn ci sarò passato migliaia di volte, però non ci ero mai passato esattamente al tramonto com’è successo ieri sera. E quello è lo straordinario nell’ordinario. (…) Aprire una via a casa ti dà l’opportunità di poterla condividere con un sacco di persone: con la mia famiglia, con i miei amici, con chi frequenta la valle e con chi ci vive. Con tutte le persone che vedono queste montagne

Sempre più spesso, viste le urgenze climatiche in cui siamo player in prima linea, parliamo della necessità di rinunciare a viaggi lontani e trovare l’inesplorato vicino a noi. Efficacia mediatica? Non dovrebbe essere l’obiettivo per un alpinista.

“Alla fine io vado in montagna perché sto bene, perché la mia vita e la mia passione. È il fuoco che ho dentro e finché ho la fortuna di trovare lo stesso appagamento andando sul Breithorn come dall’altra parte del mondo sono felice con me stesso.”

Estate Indiana

Come hai scelto il tuo compagno per questo progetto?

Leo è una di quelle persone con il quale avevo condiviso una spedizione nel 2021 e con il quale c’è sempre stato un feeling speciale, senza bisogno di sentirti tanto o vederci spesso. È una di quelle persone con le quali magari non ci si vede da un po’ ma ci lanciamo in un progetto l’uno con l’altro e sembra come se fossimo stati insieme da sempre. Avevo questa idea, l’ho proposta a Leo e lui dopo circa un mese, arrivata la giornata giusta, in tempo zero è arrivato a casa mia e siamo saliti.

“La parete del Breithorn è difficile da leggere, orientarsi lì dentro è veramente complicato. Quella che Ugo Manera chiamava la Torre Maggiore, dove in cresta passano milioni di alpinisti ogni giorno, ha un versante nord dove invece non ci è andato quasi mai nessuno”. Imparare a trovare l’inesplorato a due passi da casa, condividerlo con qualcuno che sebbene lontano è sempre vicino e farlo con spontaneità. Partire la notte, con leggerezza e precisione salire la montagna senza lasciare segno se non l’eco di qualche risata condivisa per mitigare la fatica, concludere l’impresa insieme al concludersi della giornata e tornare a casa soddisfatti. Non è forse questo l’alpinismo?

Estate Indiana