La bici equipaggiata di Ettore Campana

I sogni scalati di Ettore Campana

È febbraio, fuori fa freddo, ma non abbastanza per essere sulle Alpi Svizzere. Stai guardando fuori dalla finestra e all’improvviso, dentro di te, senti un tumulto. La voglia di spingerti oltre i limiti, per abbandonare le certezze che hai comodamente abitato fino a oggi. E allora decidi.
Si parte.
Beh, difficilmente funziona così per noi comuni mortali. Guardiamo fuori dalla finestra e pensiamo alla lista della spesa o a dove stia andando quell’anziano in bici sullo sfondo. Per Ettore Campana, giovane bresciano appassionato di alpinismo, invece, è funzionato proprio così. Nel febbraio del 2023 la voglia di azione e di mettersi in gioco l’hanno spinto a dare vita a un progetto di grande valore: Scalo Sogni. Un’avventura transalpina in bicicletta dedicata non solo all’amore per la montagna, che lo accompagna fin da quando è piccolo, ma anche ai bambini malati di tumore e ricoverati nel reparto di oncoematologia pediatrica di Brescia. L’obiettivo? Trasmettere loro quanto sia importante nella vita non mollare mai.

Pensiamo che solo chi ha pedalato questo progetto con le proprie gambe possa raccontarlo al meglio. Così, abbiamo fatto due chiacchiere con Ettore. Ci ha parlato dei dettagli del suo viaggio in bicicletta, i “bagagli” con cui è partito, quelli con cui è tornato e che si porterà dietro per tutta la vita.

Ettore Campana al Passo dello Stelvio

Ciao Ettore, che ne dici se iniziamo da qualcosa di “semplice”? Raccontaci, se lo ricordi, il momento esatto in cui hai pensato “Ok, parto da solo e attraverso le Alpi con la mia bici”. C’è stato un evento particolare che ti ha spinto a volerti cimentare in questa prova?

Ero a Davos, nelle Alpi Svizzere, in pieno inverno, e guardando fuori dalla finestra regnava una grande tristezza: il verde dei prati dominava sulla neve. Nonostante le drammatiche condizioni d’innevamento, sento dentro me che voglio vivere una grande avventura, qualcosa di unico e dove mi possa realmente mettere in gioco, sfidando i miei limiti. Abbandonare le certezze del risultato per vivere a fondo l’esperienza del viaggio.

In realtà un viaggio che doveva essere in solitaria, poi si è trasformato in un’esperienza condivisa con compagni speciali. Come è nata l’idea di dedicare questa avventura ai bimbi del reparto oncoematologico di Brescia? 

ll progetto Scalo Sogni è nato sognando, idealizzando il desiderio di vivere un’avventura che fosse una mia creazione ed intraprendere un progetto che non fosse ancora stato realizzato con queste modalità. Quando decisi che a prescindere dalle condizioni nevose sarei partito lo stesso, ho contattato Tony Gialdini, titolare del miglior negozio outdoor di Brescia, raccontandogli del progetto. Si appassiona subito, ed è stato proprio lui ad avere l’intuizione di collegare l’avventura sportiva con una causa sociale, dedicando il progetto ai bambini ricoverati presso il reparto di oncoematologia pediatrica di Brescia.

Due mesi ad alta quota, con bici e attrezzatura da alpinismo, possono sembrare molto lunghi. Ci sono stati dei momenti in cui hai pensato “Ma cosa ci faccio qui?” 

Sinceramente no. E’ stata un’esperienza talmente profonda, intensa ed emozionante che è successo l’opposto: non volevo più tornare a casa!

Durante il viaggio hai portato con te le bandierine con i nomi dei bambini del reparto. Com’è nata questa idea e cosa hai provato quando hai sventolato la prima e l’ultima bandierina?

L’elemento delle bandierine è stato un fattore cruciale del viaggio. Dopo esser andato a trovare i bambini in ospedale ed aver ricevuto le bandierine firmate e disegnate, quei “pezzi di stoffa” hanno assunto un’aura indescrivibile: racchiuse in esse infatti c’erano i desideri di speranza e di guarigione dei piccoli. Non era più un semplice viaggio, portarle sempre più in alto sulle vette alpine era diventata una missione; mi sentivo come il loro ambasciatore di sogni.

Ettore Campana Progetto Scalo Sogni
Ettore Campana Progetto Scalo Sogni

Tra una cima e l’altra mandavi le foto delle tue conquiste e delle tue pedalate ai bambini e alle loro famiglie tramite un gruppo Whatsapp, che avete mantenuto anche dopo il tuo rientro. Ti va di parlarci del rapporto che si è creato con le famiglie di questi bambini? Cosa ti lasciano e cosa pensi di avergli lasciato?

Anche l’idea della chat è stata di Tony. Confesso che all’inizio ero un pò scettico al riguardo perchè temevo di non riuscire a gestire il tutto. Alla fine invece è stato meraviglioso ed ero io stesso il primo a scrivere sul gruppo dopo aver scalato una cima o dopo il verificarsi di un evento buffo che potesse far sorridere i bimbi. Siamo arrivati ad essere quasi 50 nel gruppo, con interazioni quotidiane e messaggi di supporto. E’ successo anche che durante il viaggio abbia ricevuto dei messaggi vocali dalle mamme, con le loro bambine che mi salutavano cantando. Questa è stata una spinta motivazionale pazzesca che mi ha stimolato a continuare, ignorando il maltempo e gli obiettivi già raggiunti, ma con il solo desiderio che il nostro sogno continuasse.

Il tuo è stato un viaggio totalmente ecosostenibile, nel pieno rispetto di ogni vetta conquistata. Ma facciamo un passo indietro: com’è nato il tuo amore per la montagna?

L’amore per la montagna e la natura lo devo ai miei genitori che fin da piccolo mi hanno trasmesso i valori del rispetto dell’ambiente portandomi a camminare nelle Dolomiti. Poi a 20 anni ho iniziato a viaggiare per il mondo approcciando le prime avventure in solitaria. L’esperienza che però ha fatto esplodere la passione per la montagna credo propio sia stato il viaggio in Nepal, con i trekking e le prime scalate in quota.

C’è una vetta in particolare, delle 33 conquistate durante il tuo viaggio, che ti ha emozionato particolarmente o a cui ti senti più legato?

Senza dubbio il Monte Bianco rappresenta il momento più emozionante del viaggio. Sognavo da anni di salirlo e sciare dalla sua cima. Nel 2018 mi ero fermato a 4300m per via di fortissimi venti ed anche quest’anno mi stavo vedendo sfumare il sogno per via del maltempo. Poi, dopo aver pazientato quasi una settimana a Chamonix, si è aperta una finestra di bel tempo di due giorni e mi sono giocato le mie carte. La montagna era carica di neve per via delle recenti perturbazioni.  Ho effettuato la salita da solo fino in vetta, completamente al buio in quanto non vi era la luna. Alla fine, non senza esitazioni, ho deciso di sciare la parte nord, ancora priva di tracce. E’ stata un’emozione incredibile.

Se dovessi descrivere con tre parole Scalo Sogni, quali useresti e perché?

Passione: una vita vissuta senza passione è come fiore che non è mai riuscito a sbocciare.
Cuore: l’amore, l’affetto e il supporto ricevuto in questo viaggio mi hanno fatto riacquisire la fiducia nel prossimo.
Sogni: non smettere mai di credere nei propri sogni, perchè realizzarli è la gioia più grande della vita.

Come hai scelto le vette da scalare? C’è stato un ordine o ci sei “inciampato”? 

Sono partito idealizzando una traccia da seguire, ma questa è stata alquanto stravolta dal meteo, protagonista indiscusso di ogni decisione presa. Ho dovuto rinunciare a numerose vette in programma, ma ne ho salite tante altre sconosciute e di grande bellezza, dandomi l’occasione di esplorare valli e monti nuovi.

Questa tua avventura, nata come sfida personale, è diventata una forte spinta motivazionale per i bambini del reparto, per le loro famiglie e non solo. Tanti ti hanno seguito e apprezzato. Come ti fa sentire questo? Ti sei mai sentito spaventato da una responsabilità così grande?

Fin dall’inizio il mio sogno era di vivere un’esperienza importante ed avvincente. Intraprendere un’avventura di cui potessi esserne fiero per tutta la vita. Nonostante questo, mai avrei pensato che questo viaggio si sarebbe trasformato in un percorso emotivo così profondo. L’energia che le persone ed i bambini mi hanno trasmesso, spronandomi e supportandomi di giorno in giorno, è stata indescrivibile. Mai avevo provato un calore simile da parte delle persone, molte delle quali che ancora non conoscevo. Ho ricevuto tantissimi messaggi di ringraziamento per quello che il progetto è stato in grado di trasmettere. Tra tutte, questa è stata probabilmente la soddisfazione più grande. Alla fine, non ero poi così solo su quelle montagne.

Concludiamo con una domanda che può sembrare banale, ma sicuramente non lo è per un ragazzo che è da poco tornato da un viaggio transalpino in bici. Progetti per il futuro?

Il 16 ottobre partirò per un nuovo viaggio-avventura in bicicletta: tenterò di attraversare il Sud Africa, partendo da Città del Capo, con l’obiettivo di raggiungere Maputo, in Mozambico. Sarà un viaggio molto vario in quanto passerò dalle coste oceaniche fino ai selvaggi 3000m del Lesotho, attraversando savane ed altopiani. Anche in questo viaggio mi piacerebbe poter coinvolgere i bambini per trasmettergli dei nuovi valori come l’importanza di essere curiosi, di viaggiare, di esplorare mondi lontani e di apprezzare le bellezze naturali del Pianeta. Avendo “solo” 45 giorni per compiere una tratta di 3000km, dovrò tenere un ritmo abbastanza sostenuto e sperare di non incappare in imprevisti. Sarà una bella avventura 

Ettore Campana al Julierpass durante il progetto Scalo Sogni
Ettore Campana al Pass dal Fuorn durante il progetto Scalo Sogni
Ettore Campana al Col Du Petit Saint Bernard durante il progetto Scalo Sogni
Ettore Campana all'Oberalppass durante il progetto Scalo Sogni
Ettore Campana Scalo Sogni
La bici di Ettore Campana per il progetto Scalo Sogni

Potete seguire i viaggi di Ettore e i suoi progetti attraverso il suo sito web.

Keep Reading