Federica Mingolla Salewa

Federica Mingolla: l’equilibrio in montagna e nella vita

By: Chiara Beretta

Photos by: Matteo Pavana

La passione e il lavoro. La vita pubblica e la vita privata. La montagna e tutto il resto. Per la climber Federica Mingolla, atleta professionista, guida alpina e ambassador del team Salewa People, trovare il giusto equilibrio non è sempre facile, soprattutto quando la linea che separa un ambito dall’altro è così sottile da perdersi. Per incastrare tutto servono impegno, pazienza e dedizione. Qualche tentativo per trovare la formula migliore. E anche una buona dose di compromesso, un “talento” che va allenato. Tenendo però sempre fermo un punto che non può essere messo in discussione: vivere bene e fedeli a sé stessi. Federica su questo non ha dubbi.

Che razza di felicità ci ritroviamo tra le mani, altrimenti, se ci costringiamo ad annaspare in giornate strozzate dagli impegni, se sacrifichiamo tutto il piacere sull’altare del lavoro?

Federica Mingolla

Ciao Federica! Si dice: “Fai della tua passione il tuo lavoro e non lavorerai mai neanche un giorno della tua vita”. Ma altri ribattono: “Fai della tua passione il tuo lavoro e non avrai più una passione”. Tu da che parte stai?

Sicuramente dal lato più ottimista. Per quanto mi riguarda, essere guida alpina e atleta professionista è bellissimo, anche se ovviamente ci sono dei compromessi da accettare e non è sempre tutto rose e fiori. La passione però non sfiorisce, anche se diventa un lavoro. Bisogna imparare a distinguere le due cose: la linea è molto sottile. Ad esempio, quando vado a fare una via con un cliente è importante non spingere verso una via che in realtà vorrei fare io, come se potessi far coincidere le due cose.

Federica Mingolla

Hai citato prima la necessità di trovare dei compromessi: è una capacità che avevi già o ci stai ancora lavorando?

Secondo me nessuno ce l’ha già: da piccoli, almeno in occidente, veniamo abituati a non fare compromessi, ad avere tutto quello che desideriamo. Solo crescendo capiamo che la vita non è così. Personalmente, ci sto ancora lavorando. Avendo una passione-lavoro che ha a che fare con l’essere sempre outdoor e in viaggio, e che quando sono a casa richiede allenamento, è difficile trovare il tempo per tutto: per la famiglia e le persone care, per le attività non sportive che voglio fare, per lo studio… Ho iniziato a fare osteopatia: avevo bisogno di far muovere i neuroni in una direzione diversa. Amo la montagna, l’ho scelta e non la cambierei per nulla al mondo, ma è vero che stando sempre in montagna, studiandola, frequentando persone che parlano solo di quello… Alla fine ho bisogno anche di altro, di conoscere e sentire cose diverse. Provo a gestire tutto in modo settoriale, senza sovraccaricarmi. E non ne ho bisogno, sinceramente: non mi interessa arricchirmi, ma vivere bene.

Federica Mingolla

Quando hai deciso di diventare guida alpina?

Ci ho pensato per la prima volta frequentando Adriano, un amico guida alpina che poi purtroppo è mancato. In lui vedevo quello che volevo diventare, mi sono riconosciuta nel suo approccio alla vita. Essere guida alpina in realtà ha diverse sfumature e ognuno approccia la professione in modo diverso, però a me piaceva il suo modo: non lavorare troppo, fallo solo quando te la senti veramente, fai in modo che sia una passione più che un lavoro quotidiano. Ecco, cerco di emularlo.

Ora che sei ben avviata su questa strada, cosa ti piace di più di questo lavoro? Salewa ti supporta anche in questo?

È un lavoro che mi permette di stare nell’ambiente che amo e che mi lascia la libertà di scegliere cosa fare, dove e con chi. Mi piace decidere la via da fare con un cliente evitando quelle classiche frequentate da tutti, ma inventandomi invece qualcosa di diverso e di meno battuto: un aspetto che, si potrebbe dire, è un po’ da guida alpina d’altri tempi. Salewa mi supporta in tutto: come atleta, come guida… Mi hanno anche prestato la macchina per una settimana, quando la mia si è rotta! Forse non l’avrebbe fatto neanche mio padre. Scherzi a parte, ne apprezzo molto l’aspetto umano, oltre che i materiali. Qualsiasi brand oggi ha prodotti molto validi ed è quasi difficile scegliere, ma con loro mi è venuto facile.

Federica Mingolla Salewa

In Italia le donne guide alpine sono pochissime: nel 2022 erano circa il 2%. Secondo te perché è un mestiere ancora quasi esclusivamente maschile?

Se una donna vuole avere figli, è difficile che possa fare questo percorso. Magari inizi a 25 anni, fai il corso guide per 5 o 6 anni, poi inizi a lavorare per ripagare il corso… Quando finisci, il tempo per avere una famiglia è passato. E poi è un lavoro che si fa in libera professione, obiettivamente rischioso, che richiede di essere fisicamente in forma. I colleghi e amici che hanno fatto il corso guide con me avevano in quel periodo le rispettive fidanzate incinte: a parti invertite, sarebbe stato ovviamente impossibile. Certo, se hai la fortuna di stare in una coppia e lui lavora, allora magari puoi stare a casa un paio d’anni per la maternità. Io non sono madre, non ancora perlomeno, ma credo che per via del mio carattere la vivrei diversamente. Non mi interessano le convenzioni né quello che la gente potrebbe pensare.

Federica Mingolla

Pochi mesi fa è uscito il tuo libro “Fragile come la roccia”, edito da Sperling & Kupfer. Un titolo che, hai raccontato, vuole mostrare come sei davvero. Cosa intendi?

Volevo spingere a riflette sul contrasto tra fragile e roccia. Secondo me in qualche modo descrive come siamo tutti: da fuori sembriamo un certo tipo di persona, ma poi le cose si rivelano diverse. Per me è stato così: le persone si fanno un’idea di me basandosi sul fatto che sono un’alpinista, una forte scalatrice. Pensano che io sia una dura, fanno battutine. Ma anche io ho avuto problemi, momenti di fragilità… Nel libro racconto soprattutto di questo, un aspetto che di solito non viene molto approfondito.

È stato difficile scrivere di questo aspetto di te?

In realtà no. Ho sempre scritto degli appunti in cui mi piaceva parlare un po’ con me stessa, una sorta di diario. Non ho fatto altro che condividere queste note con gli altri. Sapevo ci sarebbero state persone che avrebbero capito e sono contenta perché mi sono arrivate diverse critiche positive.

Federica Mingolla

Adesso che è iniziata la stagione invernale come stai gestendo le giornate e l’allenamento?

Sono scappata al caldo a scalare: prima in Sardegna, ora sono ad Arco di Trento. Quest’anno non sono ancora pronta a sciare. Non voglio riaprire l’argomento, ma l’anno scorso sono successi degli incidenti in montagna, sotto valanghe, quindi, ora non ho tanta voglia di riprendere gli sci. Se capita, bene… Ma vedremo.

Qualche nuovo progetto in vista per l’anno nuovo?

Vorrei tornare ad aprire qualche via, è un po’ che non lo faccio, e sicuramente voglio dedicarmi sempre di più alla mia grande passione per le vie lunghe, cercando un po’ la difficoltà. Ci saranno sicuramente anche dei viaggi legati a questi obiettivi, ma non so ancora dove, con chi né quando. Io sono una che fa le cose last minute: decido all’ultimo e non mi piace dirlo in anticipo, fare annunci, creare aspettative… Mi piace invece immaginarmi quello che voglio fare, viverlo senza che nessuno sappia che sono lì e solo dopo condividere la cosa con gli altri. È sempre stato così e non voglio che questa cosa di me venga modificata. Ho bisogno di mantenere questa piccola riservatezza.

Federica Mingolla