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Garmin Beat Yesterday Awards 2022: i premi per coraggio e resilienza

By: Ilaria Chiavacci

Ecco i cinque vincitori dei Garmin Beat Yesterday Awards: i premi che ogni anno il brand dà ai progetti sportivi più significativi

Lo sport non è mai solo sport. Si porta dietro tutta una serie di valori che costituiscono un patrimonio intangibile, sia per chi lo pratica che per chi ne è spettatore. Spesso lo sport è un vero e proprio motore per la rinascita ed è in quest’ottica che Garmin ha istituito i suoi annuali Garmin Beat Yesterday Awards, che ogni anno ricevono sempre più candidature: quest’anno i progetti arrivati per la selezione erano più di mille e, complessivamente, in sette anni le storie vagliate dal brand sono state più di 10.000. 10.000 persone a cui lo sport ha cambiato la vita sono un numero impressionante, come impressionanti sono le vicende dei cinque vincitori di questa edizione: dall’ironman al ciclismo, dalla vela al trail running passando per la passione di guidare dei camion.

«Sette anni di Beat Yesterday Awards significa sette anni di storie e racconti incredibili cui Garmin ha dato una voce straordinaria, una voce che altrimenti non avrebbero avuto. Ci piace pensare che i riflettori sul palco del Beat Yesterday non si spengano mai, che le storie continuino a essere raccontate e che i protagonisti le portino avanti giorno dopo giorno, anche una volta finita la festa» esordisce Stefano Viganò, Amministratore Delegato di Garmin Italia.

«Garmin fa tantissime cose: partecipa a un numero impressionante di eventi, supporta organizzazioni, segue progetti e, non certo in ultimo, studia ogni giorno soluzioni innovative per rendere più sana ed equilibrata la vita di chi sceglie di affidarsi a noi. I Beat Yesterday Awards sono il modo più bello per salutare ogni anno che arriva a conclusione e sono onorato di poter premiare anche quest’anno storie straordinarie che sono certo vi emozioneranno tanto quanto hanno emozionato noi».

I cinque vincitori sono stati premiati da idoli sportivi nei rispettivi campi: la marciatrice oro olimpico Antonella Palmisano, l’alpinista Simone Moro, i ciclisti Elia Viviani, Filippo Ganna e Marco Villa e il cantautore Ghemon. Noi abbiamo parlato con due dei vincitori, dalle storie più belle: Cristina Nuti e Sabrina Schillaci.

«La diagnosi di sclerosi multipla è arrivata nel 2008, ma è solo nel 2016 che ho iniziato veramente a correre dopo una serie di accadimenti personali che mi avevano abbastanza messo alla prova: avevo perso sia il lavoro che gli affetti e avevo veramente bisogno di rimettermi in gioco. Ho iniziato a unirmi a dei gruppi di corsa quasi per scherzo, da lì poi è arrivata la prima maratona, nel 2017, e poi altre nove dopo quella. I medici mi dicevano di conservarmi il più possibile, ma fisicamente stavo meglio, vedevo che mi aiutava moltissimo e così ho continuato con la corsa fino a che non mi sono imbattuta nel Triathlon, ma è nel 2021 che ho trovato la mia vera passione: l’ironman» Racconta Cristina, classe 1972 «Dopo aver fatto il mezzo nello stesso anno, quest’anno, nel 2022 ho finalmente completato il full e la lunga distanza è diventata il mio amore assoluto. La cosa però per me più significativa è che non sapevo nuotare fino al 2019: quell’anno ho imparato e quello stesso anno ho fatto la mia prima gara di Triathlon. Io sono molto fortunata, ho dolori costanti, ma riesco a muovermi molto bene, non voglio essere irrispettosa nei confronti di chi è meno fortunto di me, ma voglio passare il messaggio che lo sport mi ha aiutata moltissimo nello stare bene, oltre che mentalmente, anche a livello fisico».

«La mia vita è cambiata nel 2007 quando mio marito a seguito di un tuffo nel lago è diventato tetraplegico. Lui aveva rifiutato completamente la cosa e non voleva reagire, io ero caduta in depressione. La svolta è arrivata nel 2012, durante un weekend fatto per provare a recuperare il nostro rapporto nel quale mi sono imbattuta in una gara di Ironman. Ho iniziato ad allenarmi e nel 2015, finito il mio primo mezzo ironman, mio marito ha riniziato a guidare a prendere in mano la propria vita» si apre Sabrina. «Ritrovarsi a 40 anni a dover buttare via tutti i sogni che avevo per la vita è stata dura, ma tutta la rabbia che avevo provato per anni si è trasformata in gratitudine. Così ho deciso di raccontare la mia storia e di progettare delle sfide cicilistiche: la prima è stata andare da Besana Brianza, dove abito, a Santiago de Compostela in bicicletta, che per me è stata l’ultima arrivata: non sapevo pedalare come si deve per fare questo tipo di cose. I primi due giorni sono partite con me 50 persone, tra cui mio marito, mentre io e un’altra ragazza siamo arrivate, 18 giorni dopo, fino a Santiago».