Corbet's Couloir

Il Corbet’s Couloir di Jackson Hole

Text and photos by: Katie Lozancich

Appena prima di raggiungere la cima del Jackson Hole Mountain Resort (JHMR), la funivia si solleva, svelando un anfiteatro di rocce e mostrando il celebre, leggendario e impressionante Corbet’s Couloir. Lo ricordiamo tutti dalle fotografie di Bob Woodall del 1989: un drop verticale, Doug Coombs che scende in uno scatto che sembra un fotomontaggio.

Corbet's Couloir

La cabina emana l’energia e l’entusiasmo del folto gruppo di sciatori e snowboarder che osservano la montagna di fronte a loro. Oggi sono qui per partecipare al Kings and Queens of Corbet’s, tutti sperando di vincere il primo premio e di lasciare un’impronta nell’evento seguito da centinaia di migliaia di fan connessi dai loro computer e telefoni o immersi tra la folla.

La Corbet è una corsa unica, ed è difficile credere che sia considerata una gara entry level. Rinomata come la run più pericolosa del Nord America, esercita su chiunque un’attrazione magnetica. La sua reputazione la precede e molti sciatori e snowboarder coraggiosi la scelgono per poter raccontare di aver affrontato quel canalone, quasi fosse un rito di passaggio. Tuttavia, pochi hanno il coraggio di lanciarsi una volta che si affacciano sull’abisso innevato.

Sciare il Corbet richiede un drop-in che varia da 3 a 6 metri. Una volta superato il primo step, si atterra su un’inclinazione che va da 40 a 45 gradi e che accelera ulteriormente la velocità. Non c’è da meravigliarsi che Barry Corbet, da cui il canale prende il nome, abbia affermato: “Un giorno, qualcuno ci scierà”, quando vide per la prima volta la sua famosa forma ad imbuto nel 1960. Ci vollero sette anni prima che la sua previsione si realizzasse. Lonnie Ball fu il primo a portare a termine l’impresa nel 1967, inaugurando uno dei canali più leggendari del Nord America. Cinque decenni dopo, sciatori e snowboarder si lanciano ancora in salti e trick all’interno del canale, continuando ad alimentare l’originale passione di Corbet per quel luogo magico.

Corbet's Couloir

Prima che la Kings and Queens diventasse la competizione virale che tutti noi conosciamo ora, non era altro che un’idea folle partorita dalla mente dell’atleta locale e pilastro del JHMR, Jess McMillan. Nel 2016, McMillan si interrogò insieme a suo marito, Eric Seymour, su dove il resort avrebbe potuto ospitare una gara di freeride, e naturalmente McMillan pensò immediatamente a Corbet. Seymour, direttore delle comunicazioni e dei contenuti del resort, sostenne l’idea ma ci volle del tempo prima che tutti i frammenti si incastrassero.

Nel 2017, McMillian diventa Senior Events and Partnerships Manager del resort, pronta a dare vita alla gara. Dalla sua aveva il fatto di essere lei stessa un’atleta molto esperta. Prima di Kings and Queens, McMillan aveva gareggiato nel Freeskiing World Tour per dieci anni, oltre ad avere un titolo mondiale di freeski e numerose vittorie alle spalle.

Questo background da atleta plasmò l’evento, un compito non da poco, considerando che doveva bilanciare una logistica dettata da finestre meteorologiche, permessi, sicurezza e partnership. Alla fine, la gara divenne nel tempo un evento unico, descritta dagli atleti addirittura come una vera e propria sessione in montagna con gli amici. Ogni atleta ha la possibilità si lanciarsi in due discese nel canale eseguendo qualsiasi trick, con stile e creatività, prima di tagliare il traguardo sottostante. Snowboarder e sciatori, come mai si era visto prima, competono insieme e vengono giudicati sullo stesso campo di gioco, cosa più unica che rara negli sport sulla neve.

Corbet's Couloir
Corbet's Couloir

Kings and Queens ha sconvolto lo status quo nel 2018. La prima competizione è stata particolarmente rivoluzionaria, poiché nessuno, compresi gli atleti, sapeva cosa aspettarsi. “Pareva una beffa” ricorda la skier Veronica Paulsen che gareggiò nella prima edizione della gara e che avrebbe poi rivendicato il titolo nel 2020 come la prima donna in assoluto a eseguire un salto mortale all’indietro nel canale. Paulsen ha continuato a consolidare l’eredità della sua Corbet tentando un doppio salto mortale all’indietro nel 2023, guadagnandosi il People’s Choice Award.

L’atmosfera unica che si respira a Corbet, e che è difficile da trovare altrove, è il motivo che l’ha spinta a tornare diverse volte. “Molte delle persone che gareggiano a Corbet praticano sci e snowboard a livello agonistico, quindi avere una gara che non sembra un evento strutturato è veramente una boccata di aria fresca” spiega Paulsen. Questo mettere al primo posto le esigenze dell’atleta ha portato la gara a crescere sempre di più.

Kings and Queens si distingue inoltre dalle altre competizioni di freeride per l’approccio che guida il processo decisionale. I punteggi vengono determinati dagli atleti stessi, che giudicano i loro compagni sulla base di caratteristiche quali velocità, grado di difficoltà, innovazione e quanto bene si sono portati a casa la corsa. Gli atleti apprezzano anche il fatto che non ci sia una data fissa per la competizione. C’è invece una finestra meteorologica flessibile di sette giorni con la speranza di ottenere le migliori condizioni di neve possibili.

Una cosa del Corbet è certa: se vuoi fare bene, devi fare le cose in grande. La venue di gara comprende il canale e la pista principale sottostante. La zona di atterraggio che si trova tra due gigantesche pareti di roccia non è esattamente generosa. Le run vincenti prevedono l’utilizzo del cornicione come trampolino di lancio improvvisato da cui immergersi nelle profondità nel canale.

Fin dalla prima edizione, gli atleti hanno utilizzato le loro run per esibirsi in tantissimi trick strabilianti: double back flip, superman front flip e wall ride sono solo alcuni di essi. Ma puntare tutto sui grandi trick è più facile a dirsi che a farsi. La competizione è tanto un gioco mentale quanto atletico. Pochi metri prima del grande salto non c’è visibilità sul canale e avvicinandosi al punto di partenza la sensazione è quella di un completo salto nel vuoto. La visualizzazione è fondamentale per il successo e gli atleti trascorrono giorni, settimane o addirittura tutta la stagione concentrandosi sulle loro run.

Dopo aver espresso i loro voti, i primi tre atleti maschili e femminili vengono incoronati dai loro compagni. Le run con il punteggio più alto si aggiudicano le ambite corone di King e Queen e un sostanzioso montepremi di $10.000. Sebbene questi siano molto ambiti, è la fama che deriva dall’evento il premio più grande. Corbet è un’occasione unica per gli sciatori emergenti di lasciare il segno insieme ad alcuni dei talenti più importanti del freeski come Travis Rice e Arianna Tricomi. Di conseguenza, la competizione vede un insieme diversificato di talenti provenienti da tutti i tipi di background negli sport sulla neve.

Corbet's Couloir

È un contesto raro in cui gli olimpionici possono confrontarsi con il tipico amatore che fa il barista di notte per finanziarsi la carriera di atleta. Competere e piazzarsi bene nell’evento può cambiare la vita di una persona praticamente da un giorno all’altro. Siamo giunti ormai alla settima edizione dell’evento e Kings and Queens e quell’idea folle è diventata uno degli eventi più attesi, seguita da milioni di persone su Internet e sui social media. Il team del park lavora duramente ogni anno per offrire agli atleti la migliore esperienza possibile in cui esprimere al massimo le proprie capacità. Ma prima che la gara inizi nessuno veramente sa cosa aspettarsi, e questo è ciò che la rende magica.

A febbraio gli atleti tornano nel canale, mentre noi da casa o tra la folla, saremo lì ad interrogarci e fare pronostici su chi trionferà. Mentre la neve comincia ad accumularsi e cresce l’attesa in vista dell’evento, una sola cosa è certa. Kings and Queens ha lasciato un segno indelebile nel mondo freeride dimostrando cosa è possibile quando si dà potere agli atleti e si crea un ambiente in cui possano avere successo. Da lì, il limite è il cielo.