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In mongolfiera: nel silenzio, sospesi tra cielo e terra

Liberarsi dal peso della gravità, staccarsi dal suolo, elevarsi verso le nuvole: non è solo un sogno, ma un desiderio realizzabile facendo un viaggio in mongolfiera. Tuscany Balooning, insieme alla sua azienda sorella Baloon Team Italia, effettuano voli in mongolfiera da più di venti anni, regalando emozioni uniche.

Chi di voi non ha visto, almeno una volta, grandi palloni colorati stagliarsi nel cielo e sentirsene attratti, desiderare di essere lassù e poter abbracciare con lo sguardo l’intera città o una vasta porzione di campagna accompagnati esclusivamente dal silenzio?
Un’esperienza preziosa, possibile soltanto a bordo di una mongolfiera, il pallone aerostatico che si sposta dolcemente sfruttando le correnti d’aria ad alta quota: una vera e propria macchina volante d’altri tempi, il primo mezzo di trasporto aereo rimasto invariato nella storia dell’aeronautica.
Dai primi voli dei fratelli Montgolfier, nel lontano 1783, la mongolfiera ancora oggi si presenta come un pallone che utilizza l’aria calda come sistema di sollevamento sostenendo una cesta di vimini dove trovano posto il pilota e i passeggeri. Naturalmente il bruciatore, che scaldando l’aria all’interno della mongolfiera la rende più leggera dell’aria circostante e ne determina la spinta ascensionale, nel tempo si è modificato; è variato il gas che lo alimenta (adesso viene utilizzato il propano, molto più ecologico), e in più si sono aggiunti alcuni importanti strumenti che rendono questa attività più sicura, come l’altimetro, il variometro, l’indicatore della temperatura interna del pallone e il navigatore. Anche il rivestimento del pallone è cambiato ed oggi viene realizzato con speciali tessuti sintetici antistrappo, ad alta resistenza termica e dinamica.

Abbiamo voluto provare per voi questa esperienza tanto suggestiva decidendo di affidarci a Tuscany Ballooning, l’azienda a conduzione famigliare con sede a San Casciano in Val di Pesa.

Attraverso il loro sito dedicato, è stato possibile scegliere la tipologia del volo, verificarne la disponibilità, inviare la richiesta insieme ad alcune informazioni base (giorno scelto, quante persone, peso di ciascun partecipante, ecc.) compilando un semplice form. Il giorno stesso abbiamo avuto la conferma della data unita a una serie di importanti consigli e raccomandazioni, in particolare l’ora di ritrovo, che non immaginavamo dovesse essere all’alba! Abbiamo poi successivamente appreso che il volo in mongolfiera, oltre a donare parte del suo fascino all’imprevedibilità del vento, necessita di correnti stabili e basse temperature per favorire le operazioni di decollo e atterraggio.
Questa è una delle tante curiosità che il pilota a noi affidato – che curiosamente utilizzava termini comuni all’aeronautica e alla navigazione in mare – ci ha spiegato durante le varie fasi della nostra incredibile esperienza durata sostanzialmente tre ore.
Assistere di persona ai preparativi, come in una sorta di back stage, per conoscere l’alone di mistero che avvolge un volo in mongolfiera, è stato emozionante quanto compiere il volo stesso. Infatti è stato bello arrivare, alle prime luci dell’alba, al punto di ritrovo (un grande campo in prossimità dell’uscita “Bargino” della superstrada Firenze-Siena) e trovare gli enormi palloni ancora stesi sull’erba ma già col proprio cesto di vimini saldamente assicurato.

Curioso assistere al “gonfiamento” delle mongolfiere che non immaginavamo potesse avvenire inizialmente per mezzo di potenti ventilatori per poi, una volta ottenuta la massima capienza, continuare ad essere alimentate dalle emissioni di due bruciatori (o quattro per quelle più grandi) che, come fragorosi lanciafiamme, introducono aria più calda permettendo di acquisire la posizione verticale. Una volta ottenuta l’autorizzazione a salire a bordo del cesto, in un attimo abbiamo iniziato a staccarci da terra. Tantissima l’emozione e incredibile provare come ci si possa sentire del tutto in sicurezza a bordo di una mongolfiera, anche quando, dopo “aver fatto surf” sulle chiome degli alberi, si sale ancora più su fino a raggiungere 600 metri di altezza, percorrendo un tragitto che solo il vento può decidere, spingendoci anche a 13 nodi di velocità.
In piedi in quella cesta robusta, le mani appoggiate sul parapetto come ad un balcone, lo sguardo – senza le limitazioni di un oblò o un finestrino – si perde verso l’orizzonte, indecisi se osservare l’azzurro del cielo o la nostra meravigliosa campagna pazientemente lavorata, con i suoi vigneti, gli ulivi scuri, a tratti punteggiata dalle balle di fieno della recente mietitura. Un senso incredibile di libertà, una brezza leggera che sfiora i capelli, mentre ci si dirige “prua a nord” verso il punto di arrivo che il preparatissimo pilota può prevedere ma non garantire al 100%.

Quasi come su un’imbarcazione, si cominciano le manovre di rientro: il pilota/comandante, dopo averci istruito con precisione sulle posizioni da tenere, aziona una fune come quando si ammaina una vela e la sommità del pallone si apre magicamente per far uscire l’aria un po’ alla volta. Stiamo per compiere l’atterraggio che, contrariamente alla nostra immaginazione, si rivela dolce e senza alcuno scossone.
Sbarcare poi dalla mongolfiera, non è stato un sollievo come quando si scende dall’aereo felici di essere arrivati a destinazione, ma avvertiamo anzi un dispiacere per la bella esperienza appena conclusa.
Siamo “tornati alla realtà”, letteralmente con i piedi per terra; una ricca merenda disposta su simpatiche tovaglie a quadretti ci aspetta: adesso brindiamo alla vita e a tutte le cose belle che ancora ci vorrà donare.