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Intervista con Lorenzo Alesi, parlando di sci e sostenibilità

Interview by Camilla Pizzini

Photos by Martino Colonna & Alice Linari & Samuele Cavicchi

Abbiamo intervistato Lorenzo Alesi, sciatore professionista, atleta Helly Hansen, Blizzard e Tecnica, maestro di sci ed allenatore, ma anche esploratore a tutto tondo. Gli piace viaggiare e ha come focus il freeride e lo sci alpinismo. Il suo motto è: “Nothing is Unskiable”.

Come stai? Come sta andando la quarantena?

Hai trovato nuove passioni o cerchi di tenerti più allenato possibile?
Come tutti sono a casa e cerco di mantenere una ruotine quotidiana per mantenermi in forma quindi mi alleno e leggo qualche libro, Netflix, qualche idea sui prossimi viaggi.

 

Ti va di svelarci cosa fai per tenerti in forma in questo periodo di lockdown?


Ho un workout che faccio sei giorni alla settimana ed ogni giorno cerco di darmi una routine per rimanere in forma. Non è facile, anche se ho un giardino, rimanere così tanti giorni chiuso in casa.

 

Prossime destinazioni? Progetti in mente?

Tutti i progetti della primavera sono saltati ed ora stiamo pensando a come riprogettare i prossimi 4 mesi con delle idee diverse cercando di rimanere in Italia per valorizzare al massimo quello che abbiamo. Abbiamo dei progetti che, se riusciamo vorremmo partire già a metà maggio e continuare fino a metà dicembre. Li stiamo elaborando, siamo nella fase conclusiva, ma ovviamente dobbiamo aspettare che le autorità ci diano delle indicazioni per il dopo. Noi siamo pronti ma dobbiamo aspettare.

 
Tu sei originario della zona degli Appennini, ma hai viaggiato in tutto il mondo. Sei ancora tanto legato alla tua zona adesso o c’è un posto all’estero che preferisci?


Ovviamente sono ancora molto legato agli appennini, in verità è una zona non molto conosciuta. Una meta che ho nel cuore è la Norvegia e le Lofoten, che è proprio un gran bel posto nel quale torno sempre molto volentieri.

 

Quello che fuoriesce dal tuo profilo è che, chiaramente sei molto appassionato alla montagna, ma hai veramente un sacco di belle foto. Sei appassionato anche di fotografia? Quando scii ti piace dedicarti anche alla ricerca compositiva dello scatto?

È una passione che deriva da mio padre che era un fotografo amatoriale. Mi piace molto la fotografia, mi ha sempre appassionato sin da quando ero piccolino quando vedevo le diapositive delle loro spedizioni, perché comunque vengo da una famiglia di maestri di sci, guide alpine ed esploratori. Ho provato a fare qualche anno fa anche delle stampe, ma rimango comunque solo appassionato.

Quanto secondo te è importante che vengano adottate tutte le misure necessarie per preservare la natura anche calcolando tutta quella serie di attività che soprattutto uno come te fa?
Per me è fondamentale, soprattutto negli ultimi anni abbiamo cercato di sviluppare tutta una serie di progetto seguendo il principio della sostenibilità. Noi viviamo in prima persona quello che è l’effetto del climat-change che è devastante. È impressionante vedere quanto negli anni i ghiacciai si siano ritirati, quanto le stagioni siano cambiate, i fenomeni così forti, impetuosi e veloci. Noi cerchiamo di avere un atteggiamento sostenibile e di organizzare viaggi con dei mezzi a bassa emissione di CO2, proprio per condividere un messaggio legato alla possibilità di andare in montagna e inquinare meno, riducendo le emissioni locali. Così come con i brand con cui collaboro, stiamo cercando di sviluppare dei concept legati alla sostenibilità, sull’abbigliamento, su come riciclare i materiali necessari per costruire sci, scarponi o le stesse membrane, su che tipi di prodotti utilizzare certo membrane. È un tema importante e lo sarà sempre di più nel futuro se vogliamo lasciare ai nostri figli un mondo come quello che abbiamo vissuto noi.

 

Il tuo motto è “Nothing is Unskiable” che ti ha portato ad andare ovunque nel mondo, come è che sei finito a sciare sulla roccia vulcanica?
Diciamo che la sfida nasce da una scommessa della mia famiglia perchè vedevo le foto degli sciatori calarsi giù dai ghiaioni sulle montagne oppure sentivo sempre le narrazioni di loro che sciavano sull’erba quando era umida. Poi avevo letto un articolo “una prima sullo Stromboli” e allora mi è venuta l’intuizione di provarci, soprattutto dopo quella intuizione che aveva fortemente compromesso la zona. Ho chiamato due amici e abbiamo deciso di salire dal mare ed è stato davvero emozionante, bello sciare andando incontro all’acqua dentro questa baia con le barche ormeggiate all’alba. Abbiamo provato negli anni ghiaioni, argilla, erba, ci erano venute anche altre idee per l’estate, ma purtroppo ci siamo dovuti fermare a causa del lock-down.

C’è tanta differenza sciare su questi materiali rispetto la neve?
Sulla sabbia non tantissima, as esempio sullo Stromboli la pendenza è importante e scendevamo ai 40km/h circa, quindi non si riescono a fare molte curve. Sui ghiaioni è ancora diverso perchè si scia sull’intera massa di roccia che si sposta verso valle. Sui calanchi si rotola, anche se si riescono a fare delle linee sulla massima pendenza. Sull’erba quando è bagnata e ci sono pendenze impegnative e calcolando anche determinate tipologia dell’erba stessa, si riesce a sciare, non è proprio la stesa cosa, però è divertente. L’unica cosa è che quando atterri lo senti, non è come la neve.

 

C’è effettivamente qualcosa alla quale tieni particolarmente che vorresti trasmettere a chi ti segue?
Ciò che sto tentando di fare e di trasmettere è di essere sostenibile in tutti i viaggio che si fanno, come dicevo prima, dobbiamo cercare di definire un modello diverso, nuovo di esplorazione perchè altrimenti rischiamo di rovinare in maniera irrimediabile la natura e l’ambiente e rischiamo di lasciare nulla a chi verrà. Quindi il fatto di scegliere mete o mezzi di viaggio diversi rispetto dal solito, di rallentare un po’, andare un po’ più piano rispettando però l’ambiente. Inoltre avere un comportamento di rispetto delle culture e delle tradizioni dei luoghi che si visitano.

 

Secondo te quali saranno le conseguenze che sport come lo sci subirà a causa del cambiamento climatico?
Nei prossimi anni vedremo uno spostamento dell’interesse delle persone verso lo ski alp e freeride perché prima di tutto c’è un contato diverso con la natura e anche perchè è più sostenibile. Indubbiamente c’è anche un’idea di fondo sulla quale bisogna lavorare cioè quella di andare in montagna in tutte le condizioni, non aspettare il giorno perfetto con la neve giusta, bisogna essere bravi a godere la montagna per quella che è, adattarci a queste variabili. Credo che la grande sfida di tutto il mercato di turismo dello sci sia proprio questa, senza voler criminalizzare ciò che è connesso allo sci di pista. Inoltre per quanto riguarda tutte le realtà connesse allo sci di discesa è chiaro che si andrà incontro ad un’ottimizzazione delle risorse energetiche, ad un abbattimento dei costi ed una migliore resa di tutto quello che è il sistema.

“Ciò che sto tentando di fare e di trasmettere è di essere sostenibile in tutti i viaggio che si fanno, come dicevo prima, dobbiamo cercare di definire un modello diverso, nuovo di esplorazione perchè altrimenti rischiamo di rovinare in maniera irrimediabile la natura e l’ambiente e rischiamo di lasciare nulla a chi verrà.”

Quale innovazione apprezzeresti di più nell’ambiente invernale?
Io credo che i tre punti fondamentali dovrebbero essere per primo una riduzione dell’utilizzo delle sostanze chimico nella impermeabilizzazione delle membrane. La seconda una riduzione dell’utilizzo dei solventi e la terza una riduzione dell’utilizzo di acqua nei passaggi di tintura delle membrane. Credo sia importante perchè dobbiamo cercare di preservare gli ambienti montani da queste sostanze. Una ricerca di GreenPeace infatti ha dimostrato che queste sostanze si trovano in grandissime quantità in tutto l mondo. Questo è un allarme che dobbiamo ascoltare. Il fatto che alcune aziende, come Helly Hansen, si stiano muovendo in questo senso è positivo, ma bisogna impegnarsi ancora di più.

 

Sei stato uno dei primi a mettere degli attacchi da sci alpinismo su degli sci da freeride?
Diciamo che l’innovazione tecnologica negli ultimi anni ha permesso sempre più alte prestazioni e la leggerezza nei materiali che sono due caratteristiche importanti per chi vive la montagna in maniera professionale. Ho iniziato ad usarli anni fa e ne apprezzo sempre di più lo sviluppo e le prestazioni che grazie a brand come Blizzard e Tecnica migliorano.

 

Cosa consiglieresti a qualcuno che vuole diventare uno skier a tutto tondo come te?
La prima cosa è di seguire un percorso professionale, o maestro di sci o guida alpina, e poi di iniziare a muoversi nell’ambiente sempre però facendosi magari seguire da persone esperte. Inoltre di sviluppare una competenza che passa attraverso la conoscenza, lo studio, ma anche dall’esperienza che va maturata nel tempo. Infine una cosa che consiglio sempre è quella di “tornare indietro” sopratutto se non si hanno le certezze, le condizioni adatte o anche la sicurezza su un pendio, sempre meglio tornare a casa, tanto la montagna rimane sempre, invece rischiare la pelle non serve a nulla.

 

Quanto sono importanti i materiali nelle spedizioni? In particolare gli scarponi?
Gli scarponi sono fondamentali, per me, quasi più degli sci. Ovviamente negli ultimi anni la tecnologia ha aiutato moltissimo, le aziende sono riuscite a creare degli scarponi che sono leggerissimi, eppure forniscono delle prestazioni ottime in discesa. Lo scarpone è fondamentale proprio per i seguenti punti: leggerezza, ma al tempo stesso la tenuta laterale, l’ampiezza di movimento nella pellata o nella camminata, tutte caratteristiche che oggi fortunatamente i brand riescono a dare. Stessa cosa vale per gli sci, che devono essere leggeri, ma offrire anche prestazioni notevoli durante la sciata. Sono indubbiamente entrambi importanti, sopratutto bisogna cercare di creare una combinazione perfetta tra i due. Sicuramente un buon modo per iniziare è dedicare molto tempo alla ricerca dei materiali.

 

Quale sarà la prima cosa che farai appena finito questo lock-down?
Metterò ai piedi un paio di sci e andrò a farmi una bella pellata con il mio cane. Per noi che viviamo la montagna quasi tutti i giorni dell’anno essere in questa situazione è un po’ come sentirsi in gabbia. La prima cosa che farò sarà sicuramente questa.

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