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Intervista con The Walking Nose, tra un cammino e l’altro

Interview by Camilla Pizzini

Se chiedessimo ad Alessandro Carnevali, conosciuto come The Walking Nose, cosa gli piace fare, ci risponderebbe solamente: “Mi piace camminare” e su questo non ci sono dubbi! Nell’ultimo anno Alessandro ha camminato, tanto.

Ciao Alessandro, dicci come ha avuto tutto inzio. Hai iniziato da piccolo con la tua famiglia o la passione per il camminare ti è nata da sola?

Mia mamma potrebbe dire di me che da piccolo odiavo camminare e che cercavo in tutti i modi di evitare di stare troppo in giro.

Fast forward alle scuole medie quando andai ad un ritiro con la mia parrocchia, ed è proprio in quell’occasione che ho acquistato il mio primo zaino da trekking.

Altro salto temporale per arrivare al primo giorno di Accademia di Belle Arti dove ho conosciuto Marco Fontichiari. PCT (Pacific Creat Trail) finisher e personaggio abbastanza eccentrico. È da lui che ho saputo della Via degli Dei ed è attraverso i racconti delle sue mirabolanti avventure negli Stati Uniti attraverso California, Oregon e Washington che mi sono deciso ad iniziare a camminare.

Ho provato per due volte a fare la Via degli Dei senza successo nell’arco dell’estate del 2015 e al terzo tentativo nel Maggio del 2016 ci sono riuscito ma al prezzo di grandi dolori alle ginocchia.

 

Come è nato invece il tuo YouTube? Facevi video già prima?

Come ho accennato prima ho fatto cinema e foto all’Accademia di Belle Arti di Bologna ma all’inizio del corso ero molto più indirizzato alla fotografia. Specialmente al reportage e al foto giornalismo.

Il turning point è stato L’Erasmus in Inghilterra dopo ho frequentato per un anno il corso di Fotografia alla Coventry University. In quel periodo mi sono avvicinato molto a YouTube specialmente a Casey Neistat e John Zahorian.

In quel periodo soffrivo ancora molto di dolori alle ginocchia e quindi avevo accantonato il trekking per il ciclismo. Ero molto fiducioso ma il mio entusiasmo si è infranto quando tornato a casa per le vacanze di Natale ho provato a fare la Via degli Dei in bici in due giorno. Ho fallito anche quella volta.

Accantonato il bikepacking mi sono deciso a provare a fare il Adrian’s Wall Trail. Un trekking di 130km che va da costa a costa dell’Inghilterra e costeggia le rovine del Vallo di Adriano, l’antico confine Romano.

Anche quella non è stata un’esperienza piacevole, ma ho imparato tantissimo dai miei errori. Sopratutto con la fotografia non ero in grado di rappresentare a pieno quello che mi era accaduto. Per questo prima di tornare in Italia ho fatto la West Highland Way in Scozia e mi sono impegnato a cercare di documentarla con dei vlog. Ed è li che è nato il canale YouTube.

Come organizzi la tua vita per riuscire a stare sempre allenato e magari studiare o lavorare? 

Purtroppo sono molto più sedentario di quanto possa sembrare all’apparenza. Posso passare tranquillamente una settimana senza camminare in modo considerevole se devo montare dei video o organizzare dei trekking.

Ogni tanto faccio lavori da video maker, ma non li cerco attivamente e cerco di dedicare tutta la mia attenzione alla preparazione di trekking sia personali che guidati (ai quali mi dedicherò in futuro) e ai video per il canale.

Non studiando più ed essendo molto libero posso decidere di partire per uno dei trekking che ho già organizzato con poco preavviso potendomi così adattare molto al meteo.

 

La più bella esperienza che hai fatto fino ad ora con il “camminare”?

In generale le persone che incontro. E probabilmente da questo punto di vista l’esperienza più potente è stata quella del Cammino di Santiago. Rivisto ora alla luce dei trekking molto più duri che ho fatto sembra quasi una passeggia con tre salite in tutto il percorso ma quello che ti da da un punto di vista umano è impagabile.

 

Raccontaci del Jordan Trail? Il momento più bello e quello più disperato?

Il Jordan Trail è brutale. Sabbia, sassi, pochissima acqua e assenza di un sentiero segnato lo rendono un trekking molto duro.

Il momento più bello è stato senza ombra di dubbio trovare una piccola oasi all’interno della diramazione di un Wadi (canyon). Avevamo passato la mattina senza acqua dopo aver trovato vuota una cisterna la sera prima. E il pomeriggio carichi con 6L di acqua dopo essere passati da un villaggio sulla strada statale che taglia la Giordania.

Momenti disperati non ce ne sono stati. Più che altro una costante tensione che ci portava a dover sempre mantenere alta l’attenzione alla navigazione e a gestire i nostri km giornalieri in relazione all’acqua che trasportavamo. Un momento molto duro è stato sicuramente trasportare 6L di acqua e il cibo per tre giorni (9kg totali più un peso base dello zaino di 6) appena usciti dal villaggio in cui ci siamo riforniti. Abbiamo dovuto attraversare un altopiano orientandoci solo con la bussola e la carta per circa 15km.

Quanto l’attrezzatura ha un ruolo fondamentale in quello che fai?

Sono un po’ un maniaco dell’attrezzatura. Sia per quanto riguarda l’aspetto tecnologico e ovviamente per la leggerezza. Mi considero un ultralight hiker (quando possibile) e quindi cerco di portare solo l’essenziale e di essere il più leggero possibile per poter camminare più a lungo godendomi di più il tempo nella natura senza eventuali dolori.

Utilizzo come moltissimi hiker americani scarpe da trail running. Più precisamente La Sporiva Ultrarptor (sono al 4a paio). Come si suol dire squadra che vince non si cambia. Mi piace che abbiamo una struttura rigida ma allo stesso tempo siano molto ammortizzate. Mi piacciono talmente tanto che con un paio ci ho fatto 1300Km, cosa che sconsiglio.

Per l’abbigliamento al momento indosso abiti Jack Wolfskin che si è offerta di mandarmi numerosi capi con i quali mi trovo davvero bene.

 

Tre cose che porti sempre con te e delle quali non potresti fare a meno?

Il mio materassino gonfiabile Therm a Rest Neoair X-Lite, la mia quilt della Liteway da 0C e il Garmin in-Reach mini che mi permette di far sapere a mia mamma che sono vivo dovunque mi trovi.

 

Hai progetti futuri in mente? Progetti che hai rimandato?

A breve spero di riuscire a fare la Translagorai e poi di dedicarmi alle Dolomiti che devo ancora esplorare a fondo. Ci starebbe anche il GR20 ma il divieto di bivacco notturno libero mi blocca parecchio. Il progetto più grosso che ho rimandato è stato quello del Sentiero Italia ma vedo il lato positivo. Ho avuto più tempo per prepare molti più trekking e studiare per diventare un camminatore ancora più preparato.

 

Un posto che hai visitato e nel quale non vorresti più tornare? 

La periferia di Amman.

 

Hai voglia di parlarci dei tuoi progetti futuri? Che cosa stai studiando? In che modo vorresti rendere un lavoro la tua passione?

Incrociando le dita fra pochissimo (qualche giorno) sarò guida ambientale escursionistica quindi il progetto è quello di organizzare trekking guidati e di far camminare un po’ la gente. Al momento per piacere della conoscenza e per arricchire il mio bagaglio ambientale sto studiando geologia.

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