Image Alt

Intervista con Stefano Ghisolfi, parlando di Olimpiadi e molto altro

By Marta Manzoni

Photos by Matteo Pavana

Abbiamo avuto l’onore di intervistare in diretta Instagram Stefano Ghisolfi, il più forte scalatore che abbiamo in Italia. Si dedica con eccellenti risultati sia nella arrampicata outdoor che indoor. È arrivato secondo nel 2017 e nel 2018 nella categoria lead del campionato del mondo. Nell’outdoor è il primo italiano ad avere scalato il grado 9b con Lapsus e primo italiano e tra gli unici 4 al mondo ad aver scalato un grado 9b+ con Perfecto Mundo.

Prima di tutto volevamo sapere come stai tu e come sta anche però Sara Grippo, la tua fidanzata. Sappiamo che tue Sara avete deciso già da prima del decreto di rimanere a casa soprattutto per le sue condizioni di salute.

Abbiamo deciso di rimanere a casa già dai primi di marzo e l’abbiamo deciso per le condizioni di immunità di Sara che è compromessa a causa delle medicine che prende dopo un trapianto di rene che le è stato fatto alcuni anni fa. Per questo motivo ci siamo isolati già da prima. Da questo punto di vista dobbiamo stare molto attenti, all’inizio sono andato alcune volte a fare la spesa, poi abbiamo deciso di farcela arrivare a casa in modo tale da avere meno contatti possibili. Dal punto di vista invece dell’arrampicata passiamo molto tempo nel nostro garage perché abbiamo una parete attrezzata per scalare e per quello siamo molto fortunati e possiamo continuare a scalare ed allenarci, anche se non è come la roccia.

 

Come è questo Ghisolfi indoor? Cucini o cosa fai?

Io non sono bravo a cucinare, ci pensa Sara che è la cuoca di casa, io farei solo un disastro. È veramente brava, non ne vale la pena provare. Mi piace molto fare foto e video e in questi giorni stiamo sperimentando cose nuove, visto che all’esterno non possiamo uscire. Stiamo cercando di fare qualcosa di divertente tipo arrampicare in cucina, anche per tirare su il morale anche a chi ci segue. Ho cercato di postare sui miei social anche alcuni allenamenti con oggetti meno specifici di un trave, ad esempio fare dei movimenti mirati con il tavolo della cucina.

 

Il tuo focus sono le competizioni indoor, perché ti stai preparando per le olimpiadi, ma tu sei molto forte anche in outdoor, quali sono le differenze e quale è la dimensione più vicina a te?

Sono molto diverse e diciamo separate, infatti non tutti gli scalatori che fanno gare scalano su roccia e viceversa, a me piace fare tutte e due perché hanno aspetti sia fisici che mentali molto diversi. Nelle gare si è gli uni contro gli altri e ci sono degli avversari che sono anche amici, ma il focus rimane quello della prestazione e della vittoria. Mentre sulla roccia la prestazione è una sfida contro sé stessi, qualcosa molto più intimo, un superamento dei propri limiti. Ci sei tu e la roccia, la trovo una cosa veramente attraente. Scegli tu dove andare quando e indubbiamente così è più semplice, perché invece per le gare bisogna prepararsi in un modo specifico, in quel determinato periodo nel quale ci sono. Mentre sulla roccia scegli anche in base alla tua forma e devi cercare tu la motivazione con te stesso.

 

Appunto l’aspetto più peculiare della arrampicata è che ci sono tantissime forme, mi interessava capire se hai intenzione di esplorare anche altre forme del climbing, come l’alta quota o le vie lunghe, ti vedi come alpinista?

Me lo chiedono spesso e fino ad adesso mi sono concentrato molto solo su quella sportiva, in futuro non lo so e non ci ho proprio mai pensato, mi vedo così per ora.

 

E il free solo? ti potrebbe interessare?

È un argomento molto difficile da affrontare perché stiamo parlando della forma di arrampicata più pericolosa che esiste. Non fa per me, non mi sono mai neanche immaginato di scalare senza corda e di rischiare la mia vita. Però rispetto molto quelli che lo fanno soprattutto per la loro capacità di controllo mentale, che è una cosa pazzesca. Secondo me non va imitata per imitazione, è veramente pericoloso. È incredibile, ma ci va un controllo mentale che è un talento differente dalla capacità di arrampicare in sé. Indubbiamente li stimo per il controllo che hanno di sé stessi, sono disposti a metter in gioco la loro vita per raggiungere un obiettivo, però io non lo farò mai.

Sappiamo che le Olimpiadi di Tokio sono state rimandate. Tu ti eri molto allenato per questo obiettivo, volevamo capire cosa ne pensi del debutto della arrampicata sportiva nel 2021?

La polemica che si era creata era sul fatto che il Ceo ha assegnato una sola medaglia alla arrampicata. In pratica è stato creato un format di combinata tra il lead, boulder e speed, invece di portare le singole discipline, ovviamente è stato un compromesso che è stato accettato. Secondo me funziona, perché portare una sola delle tre, lasciando a casa le altre due sarebbe stato un peccato dal punto di vista delle possibilità, perché l’idea è per le prossime Olimpiadi di portare le tre discipline separate. Anche se sembra che nel 2024 forse terranno solo la speed separata, perché sono state assegnate due medaglie. Aldilà del formato è un’occasione unica per l’arrampicata come sport sia dal punto di vista della visibilità, sia per gli atleti che abbiano un obiettivo da seguire che è diverso dal solito. Adesso in questi giorni doveva esserci l’ultima gara per la qualifica, ma purtroppo è rimandata quindi si rivedrà tutto con il prossimo anno.

 

Tu nel 2021 avrai 28 anni, credi di essere ancora competitivo per le Olimpiadi?

Spero di si, lo ero quest’anno quindi spero che un anno in più non cambierà i giochi. Ci sono tanti giovani che sono molto forti nella combinata. Io mi trovo bene nella mia disciplina che è la lead ed un po’ meno bene nelle altre due. Gli avversari sono molto forti, quindi non sarà facile qualificarsi.

 

Sappiamo che in indoor e sul monotiro le donne quasi equivalgono gli uomini, mentre in outdoor e sul multitiro vediamo che le donne effettivamente sono anche molte meno. Secondo te queste differenze sono dovute da differenze di forza fisica o culturale?

Allora per quanto riguarda l’arrampicata ho letto articoli che dicevano che la differenza tra uomini e donne è minore. Mi ricordo una gara in coppa del mondo in Belgio dove la finale femminile è stata tracciata troppo facile e due donne sono riuscite a fare top, quindi gli hanno fatto disputare la super finale sulla via maschile e una delle due sarebbe arrivata seconda tra gli uomini. La differenza è veramente minima.

 

Riesci a raccontarci qualcosa di più su Lapsus? Che appunto è stato il primo 9b realizzato in Italia, attraverso un concatenamento di tre vie molto dure in parallelo.

Ormai sono quasi passati 5 anni da Lapsus e mi ricordo che avevo questo progetto di concatenare tre vie, tra cui noia che è il primo 8c+ italiano, che è stata liberata da Scassa nel 1993, che è l’anno in cui sono nato, quindi per me aveva un valore storico importante. Avevo deciso di mettermi su questo progetto anche perché era vicino a casa. Ho iniziato a studiarla all’inizio del 2015 e l’ho provata per più di un anno, inizialmente scalando singolarmente tutte le vie di cui era composta quindi Noia, Anaconda e Cobra e poi provando a concatenarle. Mi ricordo che cadevo sempre in cima in un passaggio molto duro, che è lo stesso punto dove anche Adam Ondra è caduto alcune volte prima di riuscire a ripeterla nel 2017. Per ora la sua è stata l’unica ripetizione. Circa un mese fa c’era un americano molto forte, Johnathan Siegrist, che è venuto proprio per provare a ripeterla, ma purtroppo è arrivato nel momento sbagliato visto questo Covid-19.

 

In molti chiedono: in questo momento di lock-down molti di noi climber ci stiamo allenando a casa, quindi di conseguenza usciremo da questo periodo molto più forti, ma quando torneremo sulla roccia saremo effettivamente tali o per migliorare la pratica sulla roccia sarebbe stata fondamentale?

Secondo me, molti climber saranno forti su certi aspetti come la forza sulle dita e sulla chiusura, perché sono gli aspetti più facili da allenare. Per chi ha un muro come il mio riesci ad allenare tutto in maniera completa. Per chi sfortunatamente ha solo il trave si può allenare bene alcuni aspetti, ma bisognerà allenare altre parti tipo la tecnica o la scalata stessa. All’inizio sembrerà strano tornare a scalare, ma già dopo un paio di tentativi ci si riabitua in fretta.

 

Cosa bolle in pentola? Prossimo progetto?

Sarà difficile che ci saranno delle gare a breve, quindi prossimo progetto probabilmente su roccia. Sarà anche difficile andare all’estero quindi sicuramente qualcosa qui ad Arco o in Trentino che è la cosa più comoda e sicura quando si potrà uscire. Non ho ancora in mente qualcosa di specifico. Ho in mente un progetto che si chiama KingLine che si trova qui vicino, purtroppo però è su una proprietà privata e stavamo parlando con il proprietario per tornare a scalarci. Questo potrebbe essere un progetto, visto che è più duro di un 9b. Se non si potesse provare questo progetto sicuramente ne vorrei trovare un altro in una falesia vicina.

Ci sono molte domande sulla alimentazione, volevamo sapere quale è la tua alimentazione, se è cambiata in questo momento di lock-down, se sei vegetariano e se ti concedi qualche peccato di gola.

Non ho una dieta così restrittiva in realtà, non ne seguo nessuna in particola, cerco di fare qualcosa di completo e di bilanciare bene tra carboidrati, proteine e grassi. Non sono vegetariano, ma Sara lo è quindi anche io non mangio tanta carne, solo una volta alla settimana del pollo e poi cerco di variare il più possibile. Quando ho voglia di uno sfizio me lo prendo, magari quando scendiamo dalla falesia andiamo a prendere un gelato.

 

Hai un piano B per quando ti ritirerai?

Ci sono mille cose che ho pensato e non so ancora quale strada percorrerò, chiaramente vorrei restare nel mondo della arrampicata perché è la mia passione. Potrei fare l’allenatore che mi sembra la strada più logica, mettendo la mia esperienza al servizio di qualcun altro. Magari il tracciatore. In ogni caso ci sono vari percorsi che potrei fare, ma per ora spero di fare l’atleta il più a lungo possibile così da rimandare questa scelta.

 

Tra le varie esperienze che ci stavi raccontando quale è quella che ti è piaciuta di più?

Direi il tracciatore, creare dei percorsi con le prese e vedere le persone scalarci mi ha dato soddisfazione. Ho fatto il corso tracciatori della federazione italiana e ho tracciato al alcune gare. È bello vedere le persone divertirsi su dei diversi sui problemi che ho tracciato io stesso.

 

Ci vuole molta fantasia per scalare e immaginarsi una via. Ti saresti mai immaginato questa condizione nella quale stiamo vivendo, parlando del lock-down?

Nessuno di certo se lo aspettava, siamo stati previdenti a costruire il muto di arrampicata e in realtà lo usavo anche prima. Questa è stata la fortuna più grande che abbiamo avuto per superare questo momento.

 

Cosa ti manca di più del mondo esterno? La prima cosa che farai finito il lock-down?

Mi manca scalare in falesia, all’aria aperta e di certo sarà la prima cosa che farò, anche perché probabilmente sarà una delle cose più sicure da fare per quanto riguarda il contagio. Magari cercando una falesia non molto frequentata si riuscirà a scalare tranquillamente.

Share this Feature