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Giulia Morada e Axelle Mollaret: pelli e concentrazione

Giulia Murada, classe ’98, e Axelle Mollaret, classe ’92, hanno entrambe calzato gli sci da scialpinismo giovanissime, solo da due lati diversi delle Alpi. Dalle prime gare agli ultimi podi in Coppa del Mondo, le due campionesse non hanno di certo esitato a lasciare le proprie tracce. Ci hanno raccontato la stagione in corso, tra fatiche e soddisfazioni.

Ciao Giulia, ciao Axelle. Cominciamo dalle basi: come vi siete avvicinate allo scialpinismo? 

GM Ho iniziato in realtà con il classico corso di sci alpino, ma da subito, grazie a mio papà (Ivan Murada, campione del mondo di scialpinismo nel 2002, ndr), mi sono resa conto che la mia strada era in salita. L’ho sempre seguita, anche quando ero troppo piccola per capire quello che succedeva. Appena ho potuto apprezzare lo sci fuoripista ho cominciato con la pratica dello scialpinismo, a dodici anni. Le prime gare sono arrivate poco dopo. Da allora, lui non ha mai smesso di essere il mio allenatore, però l’ho sempre chiamato per nome, soprattutto durante gli allenamenti. Questo ha permesso l’instaurarsi di una duplice complicità, di una dualità che mi piace molto nel nostro rapporto. A volte rimane separato, ma non sempre: mi conosce così bene che i suoi feedback sono estremamente efficaci e colpiscono nel segno. 

AM Ho cominciato lo scialpinismo a undici anni, con i miei genitori, o piuttosto per fare contento mio papà. Salivamo sulle montagne di Arêches-Beaufort, il palcoscenico della Grande Course dove si tiene la Pierra Menta: si tratta del posto che preferisco in assoluto, dove sono nata, vivo e mi alleno ogni giorno ancora adesso. Ho partecipato alle mie prime gare qualche anno dopo, nel 2008, quando avevo quattordici anni. Da allora, non ho mai smesso. Sono entrata a fare parte del team di scialpinismo francese a 20 anni, ero l’atleta più giovane della squadra.

Siete appena rientrate da Boí Taüll. Ci raccontate la gara?

GM Sono tornata a casa soddisfatta, nonostante all’inizio fossi delusa dalle prime gare. Per tutta la stagione ho ottenuto risultati al di sopra delle mie aspettative e sono arrivata a questi mondiali con la speranza di mantenere questo trend. Sono partita un po’ spavalda, diciamo, con in testa di volare tutte e cinque le gare pensando che sarebbe stata una passeggiata. Quando ho finito quinta nello sprint, non che non fossi contenta, ma non ho potuto non provare un po’ di delusione e di amaro in bocca. Credevo davvero di poter fare podio ai mondiali dopo tutti i podi della stagione. Il giorno dopo volevo rifarmi dalla mancata medaglia con il vertical, ed è stata la peggiore gara della stagione, ho chiuso ottava. Non ci sono rimasta male, è andata così. Mi ha aiutato a realizzare che forse ero stanca e che avevo bisogno di tranquillizzarmi in vista delle gare successive. Poi è arrivata la gara a coppie con Alba De Silvestro. È la gara più lunga del mondiale: devi correre con qualcun altro e hai anche la responsabilità del suo risultato. Sapendo che vincere era impossibile, abbiamo provato a non fare peggio di seconde e ci siamo riuscite. Le sensazioni sono state per me decisamente migliori rispetto al giorno prima. Infine, dopo un giorno di riposo, ho ripreso. Il terzo posto nell’individuale mi ha restituito la motivazione e nella staffetta siamo riusciti a chiudere in bellezza grazie al mio compagno di squadra.

AM I Campionati del Mondo di Boí Taüll erano sicuramente il mio obiettivo principale della stagione. Ho stabilito tutta la mia preparazione della stagione in vista di questa settimana. Sognavo tutte e cinque le gare, tutte le cinque medaglie d’oro: torno a casa con quattro ori (vertical, squadra, individuale e staffetta) e un bronzo. Sono consapevole sia un risultato eccezionale e ne sono molto fiera. Certo, ero la favorita per queste discipline, soprattutto nell’individuale e nelle gare di squadra che sono le mie specialità, ma non che questo renda sempre più facile la competizione. Ho poi corso l’Adamello con Emily Harrop. È una compagna di squadra con la quale ho gareggiato più volte e attendevo questa gara con impazienza. Eravamo un po’ preoccupate dalla lunghezza della gara, ma l’abbiamo gestita bene.

Finora, quali sono stati i momenti più avvincenti di questa Coppa del Mondo?

GM Direi la staffetta mista. È stata la gara più strana: viste quelle che abbiamo fatto in stagione, Nicolò Canclini ed io siamo partiti con le orecchie basse. In più, come ho accennato, arrivavo stanca e delusa dalla settimana e vedendo molte squadre davanti non ci aspettavamo di chiudere secondi. Siamo rimasti molto contenti di questo risultato.

AM Penso che la Coppa del Mondo abbia iniziato a essere davvero interessante a partire dalla tappa di Morgins, la nostra prima gara individuale. È il format che preferisco in assoluto. Mi è anche piaciuta tantissimo l’individuale della Val Martello in Trentino.

Come avete vissuto i momenti più forti di questa stagione? Cos’è che vi mantiene concentrate e motivate?

GM Mi sono resa conto, soprattutto dopo la gara sprint, che se non c’è la testa non si va da nessuna parte. Ho avuto alcuni problemi di concentrazione: le temperature primaverili di questo Mondiale e il clima generale da après ski mi hanno distratta. Non me ne sono accorta, non ero totalmente concentrata sul fare fatica e questo ha intaccato i risultati. Sto lavorando parecchio su questo lato. Ogni tanto ci riesco e mi viene bene, altre volte ho più difficoltà. Nonostante siano una delle mie specialità, faccio particolarmente fatica durante le gare sprint: è un continuo ripetersi e aspettare. Ci sono molti tempi sospesi che non sempre affronto al meglio. Mi ha aiutata sapere che anche se sono arrivata a questo momento della stagione stanca, ero anche a livello. Ho lavorato molto su quello.

AM Penso di essere arrivata in forma e concentrata subito, alle prime individuali e ai primi vertical. Infatti sono riuscita a concatenare le vittorie: questo mi ha senza dubbio aiutata a rimanere motivata per tutte le gare. Con un’eccezione, il vertical di Schladming. La prova che davvero nessuno è infallibile! Quest’anno ho provato a rifare degli sprint per ottenere più punti possibile per l’Overall. Mi servivano soprattutto con questo calendario che è estremamente disequilibrato. Ciò ha reso tutto molto più difficile. Ora sono motivata perché mi aspettano altri vertical e individuali, nei quali sono molto a mio agio. Tutto rimarrà in gioco fino alla finale a Tromsø.

Quanto incide la concentrazione su queste gare? 

GM Direi in percentuale per le gare sprint un buon 95% di testa e un 5% di gamba. Si tratta di soffrire per quei quattro minuti, accettare di farlo. Se la testa non c’è e non si accetta quest’idea, non vanno neanche le gambe. Per l’individuale, entro l’ora e mezza non è difficile mantenere la concentrazione per lo sforzo continuativo. L’Adamello, per esempio: si tratta di ricordarsi di mettere un piede davanti all’altro, insomma, è molto semplice quanto molto complicato. Sulle lunghe distanze del Mondiale è difficilissimo. Lì, la testa è fondamentale.

AM Direi che è fondamentale rimanere concentrati fino alla fine di ogni gara. Mi è stato sempre detto che “fino a quando non hai superato la linea del traguardo, può succedere ancora di tutto”. E questo è vero, che si sia davanti oppure dietro. Questo mi ricorda il mio primo titolo di campionessa del mondo junior, nel 2011. L’ho ottenuto grazie alla rimonta durante l’ultima discesa, nonostante non fossi mai stata una brava discesista! Ma io ero molto concentrata e lo sono rimasta, mentre la mia avversaria ha fatto un piccolo errore. In altre occasioni, invece, mi sono ritrovata da sola in testa alla gara e mi sono un po’ “lasciata andare’’ a un ritmo troppo lento e le altre concorrenti mi hanno recuperata.

A proposito di avversarie: com’è il vostro rapporto con loro? Sono una fonte d’ispirazione? 

GM Durante le gare non voglio pensare a chi ho di fianco. È controproducente. Cerco di vedere le avversarie non per chi sono, ovvero con nome e cognome, ma piuttosto di vederle come chi è con me lì in quel momento a provare a vincere. Siamo tutte lì per quello, con lo stesso obiettivo. Nel pre e nel post gara è diverso, si va tutte d’accordo. Non è sempre facile interagire molto, anche per questioni di lingua, però c’è sempre un grande rispetto per tutte. So come lavoro io e quindi capisco come lavorano loro: rispetto molto la fatica delle altre.

AM Mi piace la competizione e ovviamente mi piace poter dare il meglio di me stessa. Non ho nessuna paura del confronto. Direi proprio il contrario! Proprio perché ho gareggiato per anni a fianco di atlete fortissime, sono potuta arrivare al livello che ho oggi. Potrei dire che senza di loro non sono sicura sarei qui. Sono le altre che mi hanno spinta ad andare ogni giorno un po’ più in là, superando i miei limiti. Quindi sì, sono sicuramente una fonte d’ispirazione!

Com’è fare parte del team La Sportiva? 

GM È bello essere in una squadra così. Vengono sempre in trasferta con noi e siamo sempre molto curati dal punto di vista dei materiali. Mi piace molto anche il rapporto che abbiamo fuori stagione. Quando avevo il piede infiammato, per esempio, si sono curati molto di me. Sono molto contenta dello scarpone e in generale delle condizioni in cui il team mi mette. Mi fa piacere avere il materiale per i pochi vertical che faccio.

AM Ho la fortuna di fare parte della famiglia La Sportiva da diversi anni ormai. E ne sono molto fiera! Oltre a essere un brand molto performante, si tratta anche di una squadra molto presente. Vengono a tutte le gare per incoraggiarci, e non solo: sono anche presenti a tutti gli eventi più importanti per noi. Anche in caso di bisogno, il team è sempre disponibile, qualsiasi sia il problema. Sono davvero super!  

Ci descrivete la vostra routine pre gara?

GM  Non ci sono grandi segreti, è tutto molto semplice! Tre ore prima, faccio una colazione abbondante. È la cosa che preferisco, anche se durante la stagione non posso mangiare sempre quello che voglio, ovviamente. Un’ora prima della gara si passa al riscaldamento. Poi la gara: pronti, via. Il post gara è il momento più bello. Si torna tutti in albergo, si consola chi ha perso, si festeggia chi ha vinto.

AM La mattina prima di qualsiasi gara sono molto metodica. Il mio zaino è ben preparato, pronto per partire. Dopo una buona colazione (che è la cosa che piace di più anche a me!) mi vesto, riempio le borracce e parto per il riscaldamento. All’inizio mi dedico al test delle mie pelli, per scegliere quelle che scivolano meglio. Poi, comincio gli esercizi di riscaldamento veri e propri. Alla fine di quelli, pronti, via.

Quali sono gli obiettivi delle prossime settimane?

GM Direi ovviamente il finale di stagione della Coppa del Mondo. Mi sono ritrovata in testa in modo inaspettato, a inizio stagione non avrei mai pensato di finire in questa situazione. Ho una manciata di punti e tra le prime quattro siamo molto vicine. Ciò vuol dire che può succedere di tutto. Sento molto la pressione perché vorrei davvero raggiungere questo obiettivo. Mi spiacerebbe buttare via la gara ma non dipende solo da me. Cercherò di rimanere il più motivata e concentrata possibile.

AM Per la fine di questa stagione, spero davvero di fare ancora due belle gare in Norvegia, soprattutto il vertical e l’individuale. E dopo, direi che farò solo spazio a un ben meritato riposo.