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Jack Wolfskin, il brand che ulula

By Ilaria Chiavacci

With: Jack Wolfskin 

Nato in Germania 41 anni fa intorno ad un falò, oggi questo marchio outdoor si rivolge a tutti gli amanti della natura.

Immaginate per un momento degli amici intorno a un falò: la magia della scoperta, la gioia di trascorrere del tempo nella natura nella maniera più pura e la voglia di rendere tutto questo più semplice per il maggior numero di persone: ecco, state mentalmente assistendo al preciso momento del 1981 in cui è nato Jack Wolfskin, brand tedesco basato sull’attività outdoor a tutto tondo.

Da quel momento il marchio ha continuato a crescere e ad evolversi fino ad oggi, momento storico particolarmente florido in cui l’e-commerce raggiunge ben 26 paesi e c’è di mezzo anche un’acquisizione internazionale da parte del gruppo Callaway e l’apertura di un ufficio centrale niente meno che a Park City, in Utah.

Quarantadue anni di business e vita outdoor guidati da un intento semplice: fornire alle persone quello di cui hanno bisogno per poter godere della natura e delle attività che vi si possono svolgere, ma soprattutto fare la propria parte per difendere e tutelare l’ambiente. La sostenibilità ambientale dei propri prodotti è sempre stata un punto topico per il brand e, oggi più che mai, il suo impegno è forte in questo.

Per andare un po’ più in profondità, relativamente al brand e alla sua attività, abbiamo fatto quattro chiacchiere con chi oggi guida questa azienda, Richard Collier. Una storia costellata di giganti dello sport e dell’outdoor, dalla prima esperienza come stagista nel running department di Adidas ad Helly Hansen, dove è stato fino al 2020 e infine Jack Wolfskin, brand di cui, da tre anni, Collier è il CEO.

La sua avventura nel mondo dell’outdoor è iniziata come runner e trail runner, per poi scoprire le molte altre sfaccettature del praticare sport all’aria aperta:

«Adesso vivo in Norvegia, che è il paradiso dell’outdoor e dove mi sono appassionato molto anche allo sci, alla bici gravel e in generale a tutto quello che ti rende felice là fuori».

Cosa che evidentemente lo ha reso il match perfetto per il brand tedesco, la cui filosofia è proprio questa: rendere le persone in grado di potersi godere la vita all’aria aperta, a prescindere da quella che possa essere l’attività preferita. Oggi che è diventato un brand globale, Jack Wolfskin è focalizzato su hiking, biking e skitouring, i tre pilastri della sua attività, e produce da softgoods come giacche, pile e scarpe ad attrezzatura più strutturata come tende e zaini da campeggio e sacchi a pelo. 

We are born naked and we howl 

Siamo tutti nati nudi e ululiamo, un payoff decisamente bold, che affonda nell’essenza più pura e totale dell’attività outdoor.

«Nel 2020 abbiamo fatto moltissime ricerche, includendo chi lavora nel brand da molto tempo ma anche moltissimi consumatori, per capire cosa il brand volesse rappresentasse per loro. Ecco, è venuto fuori rapidamente che il link più forte è quello con la scoperta. Jack Wolfskin è un marchio che ti mette nelle condizioni di scoprire la natura, di avventurarti in terreni inesplorati. In particolar modo dopo la pandemia le persone sentono l’urgenza di uscire ad esplorare e trascorrere il loro tempo nella natura senza la necessità di avere un accento particolare sulla performance. Non per tutti l’idea di outdoor si lega a quella di scalare l’Everest, è un concetto che noi troviamo legato al passato, quella della vetta irraggiungibile come idea di comunicazione. Oggi, con tutti i problemi di salute mentale legati alla pandemia, le persone si sono rese conto di come fare attività outdoor possa essere la miglior cura, a prescindere dalle proprie capacità, ecco, noi vogliamo essere lì per loro».

A proposito di natura, Jack Wolfskin ha anche un forte impegno rispetto alla sostenibilità…

«Siamo stati uno dei primi brand ad eliminare le sostanze chimiche dalle nostre giacche, poi lo abbiamo fatto con gli zaini e ora lo stiamo facendo anche con le scarpe, che è una cosa che comporterà un po’ di tempo in più, ma ci arriveremo nel giro di due anni. La coscienza riguardo ai danni degli agenti chimici è qualcosa di molto radicato nella nostra azienda, che è stata una delle prime anche ad ottenere il riconoscimento Bluesign per i nostri prodotti. Abbiamo iniziato ad usare materiali certificati come il cotone organico e fibre riciclate già molto tempo fa, ma ora stiamo guardando a quello che è sarà il futuro, quindi stiamo realizzando prodotti monomateriale, in modo che siano facilmente riciclabili, oppure, dove questo non è possibile, i nostri designer sono a lavoro per far sì che gli abiti possano essere facilmente decostruiti per riciclare le varie parti.

Abbiamo anche sviluppato una membrana traspirante e waterproof riciclata, che realizziamo a partire dagli scarti della nostra stessa produzione. Ma facciamo anche piccole cose come ad esempio, nell’abbigliamento e nei prodotti bambino, inserire tre name tag al posto di una: sempre più le persone rimettono in circolo quello che è stato usato poco, rivendendolo ma anche cedendolo a familiari o amici. Il nostro obiettivo è quello di guardare ad un approccio circolare a tutto tondo. Inoltre possiamo contare su un repairing program che effettua circa 10mila riparazioni ogni anno: è una cifra impressionante e possibile grazie alle nostre dieci sarte, che ad Amburgo riparano quello che arriva da tutta Europa.

Riassumendo i nostri obiettivi sono: creare meno rifiuti possibile, utilizzare meno sostanze chimiche, ridurre le nostre emissioni: il nostro approccio in questo senso è olistico, non riguarda un prodotto o un processo, ma l’intero assetto valoriale dell’azienda. Nel nostro magazzino ad Amburgo, ad esempio, e dove abbiamo potuto, abbiamo messo pannelli solari e tutti i nostri store in Germania hanno contratti di fornitura energetica con energia rinnovabile».

I brand outdoor in questo senso sono più impegnati rispetto all’intero comparto tessile.

«Molto di più: credo che in fatto di sostenibilità i brand outdoor debbano essere i leader dell’intera industria tessile, dobbiamo guidarla e spingerla ma, soprattutto, dobbiamo collaborare tra di noi, perché altrimenti individualmente siamo troppo piccoli per fare la differenza. Quando si tratta di processi e sostenibilità non dovrebbero esserci segreti, e non solo con i brand di abbigliamento, ma anche nei confronti dei nostri stessi competitor. 

La natura e la biodiversità fanno parte di Jack Wolfskin anche a partire dal nome.

A noi sta a cuore la biodiversità a 360 gradi, ad esempio crediamo sia importante il ripopolamento dei lupi, ma non solo. Siamo anche partner di moltissimi progetti legati alla biodiversità in Europa e nel mondo. Uno a cui teniamo molto è quello legato alla conservazione di una foresta in Romania, in Carpatia dove esiste la più grande riserva forestale in Europa e dove stiamo proteggendo una vasta area di foresta grazie alla collaborazione con alcuni ricercatori tedeschi».