Jérémie Heitz

Jérémie Heitz: from step skiing to alpinism

By: Davide Fioraso

Ve lo ricordate Jérémie Heitz?

Faccio questo esordio un po’ provocatorio perché ricordo come fosse ieri l’uscita di La Liste. Fu un fulmine a ciel sereno. Nel 2016, quel giovane fenomeno, aveva ridefinito il concetto di discesa ripida, o meglio, di freeride su grandi pendenze. Qualcosa di talmente rivoluzionario da generare clamore anche tra i profani del settore. Del resto, l’obiettivo era davvero ambizioso: salire e scendere con gli sci i più ripidi 4000 delle Alpi, su pendenze fra i 45 e 55°. 15 vette in due stagioni, linee classiche, ma sciate in modo veloce e preciso. In quelle immagini c’era potenza e armonia. In quei 47 minuti c’era un modo tutto nuovo di sciare le grandi pareti, un rinnovato riferimento di tecnica e stile. C’era voluta un’enorme resistenza fisica, e ancor più mentale, per raggiungere quella che sembrava essere l’ultima frontiera del freeride. Una conquista che avrebbe inevitabilmente cambiato la vita di questo ragazzo.

Jérémie Heitz

La Liste è stato il mio primo progetto personale, spinto da una motivazione altissima. Ha segnato profondamente la mia carriera sciistica: mi ha dato la possibilità di perseguire e realizzare il mio sogno e uscire dalle competizioni. È quello che volevo fare fin dall’inizio, e ha anche spinto il mio sci molto più in là di quanto avrei mai potuto immaginare”

Inevitabilmente, lo step successivo sarebbe stato quello di esportare oltre il vecchio continente questa idea di ripido. È possibile tradurre lo sci veloce e fluido sui 6000 più belli del pianeta? Questo è l’interrogativo a cui Jérémie, e l’amico fraterno Sam Anthamatten, avevano cercato di rispondere con il sequel La Liste: Everything or Nothing. Quasi due anni di riprese, con i pluripremiati registi di Sherpas Cinema, in alcune delle catene montuose più spietate del mondo: Karakorum, Himalaya e Ande. Lo scopo? Tentare di lasciare il segno su quelle vette gigantesche, esplorando il limite assoluto delle possibilità umane. Successo o fallimento. Tutto o niente.

Jérémie Heitz

“Sì, come dici tu il titolo è evocativo. Tornare senza nulla da una spedizione del genere è qualcosa di plausibile. Oltre all’enorme quantità di motivazione, c’è bisogno di molta fortuna affinché la magia avvenga. Non mi sento di dover giustificare il tempo trascorso lontano da casa o i rischi che correrò; fare le cose che amo non ha prezzo, a prescindere dai piani o dagli obiettivi raggiunti. Io lo chiamo processo di apprendimento”

Questo capitolo della storia, più di ogni altro, ha contribuito a mettere in luce lo spirito ed il carattere di un atleta che ha spinto lo sci a un livello totalmente diverso. Per Jérémie un progetto freeride è una missione. Inizia con una visione, prende forma scalando una vetta con le proprie forze e termina con la linea perfetta lungo una parete. Nel nuovo cortometraggio “(In)complete” vediamo lo sviluppo della carriera di un atleta ormai maturo. In questa visione non si offrono solo linee incredibilmente veloci su terreni improbabili, ma anche uno sguardo nella mente dei protagonisti, per capire cosa realmente accade dietro le riprese, che ruolo gioca la paura, cosa succede nella testa di queste persone.

Jérémie Heitz

“Non sono impavido. La sensazione di paura a volte c’è, ed è davvero importante che ci sia. In quel momento ti rende consapevole del pericolo. Non provarla potrebbe essere potenzialmente dannoso. Potrebbe significare che stai entrando in una modalità “routine” non ideale per la propria sicurezza”

Dalle gare di sci, al Freeride World Tour, dall’abbandono dello sci agonistico ai progetti che lo hanno portato alla ribalta, (In)complete ripercorre le tappe che hanno definito il suo concetto di freeride: libertà di evolversi e imparare per essere il più versatile possibile in montagna. Essere là fuori ci dà la risposta a molte domande. All’improvviso torni sulla Terra, dopodiché è tutta una questione di divertimento. Se soffri e non vuoi esserci, non ha senso. L’ultima cresta, un rapido sguardo oltre il limite. Per poi scendere lungo la parete innevata. Insieme a questi momenti intensi ad alta quota, (In)complete offre una visione unica della comprensione di Jérémie del freeride e del suo sviluppo verso il vero alpinismo.

“Il freeride per me è sciare in modo puro, la libertà di andare dove vuoi, con le tue gambe e un paio di sci, alla scoperta di terreni infiniti. Uno sport semplice che offre infinite possibilità”

La sua missione attraverso l’Oberland bernese con Sam Anthamatten parla di paura e pericolo, di riporre fiducia nel proprio partner e delle competenze necessarie affinché un freerider diventi un alpinista completo. Un’opera che in fondo, lo fa apparire più umano.

Jérémie Heitz
Jérémie Heitz