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Julien Pica Herry: guida alpina e splitboarder

Ultimamente sono rimasto molto colpito da Julien “Pica” Herry che pubblica costantemente contenuti riguardo ripide discese nella zona del Monte Bianco, dove per salire è necessario un altissimo livello di alpinismo. Quasi 37 anni, la Guida Alpina di Chamonix è in questo momento uno degli splitboarder più completi in circolazione, con all’attivo molte prime discese sulle sue montagne di casa e in Pakistan, come il Melguss Peak nella valle dell’Hunza. Julien sta anche aiutando tante persone ad approcciarsi allo snowboard e agli sport invernali in generale. Insieme ad altri esperti di montagna, ha fondato Zom Connection, un’organizzazione senza scopo di lucro che aiuta nel diffondere la passione per gli sport di montagna nel nord del Pakistan.

Credo che l’essere di Chamonix abbia sicuramente plasmato il tuo stile di riding e ciò che cerchi in una discesa. A 36 anni hai ancora il desiderio di esplorare le tue montagne di casa o ti senti più attratto da qualche altra discesa in zone diverse?
Ho ancora la voglia di esplorare le mie montagne di casa perché so che c’è ancora tanto da fare e, ovviamente, qui corro meno rischi. Sono sicuramente attratto da alcune altre montagne, ma nel 2022 viaggiare in tutto il mondo non è più una soluzione, quindi anche se sono decisamente interessato al Pakistan, cerco comunque di rimanere il più possibile qui in zona.

Nella serie “Earn your Turn” dici che a un certo punto hai iniziato a sentirti più uno snowboarder che un alpinista. Ti senti ancora così? Quale passione è nata prima: lo snowboard o l’alpinismo?
Ancora oggi mi sento più uno snowboarder che un alpinista, probabilmente direi che sono uno snowboarder che ama stare in montagna. Ho iniziato con l’arrampicata e l’alpinismo quando avevo 12 anni ma ai tempi già praticavo snowboard, anche se ho iniziato a concentrarmi di più sullo snowboard che sull’alpinismo solo 10 anni fa.

In quanto Guida Alpina qual è il tuo suggerimento per tutti gli splitboarder che desiderano migliorare il proprio riding su terreni difficili che richiedano abilità alpinistiche?
Il mio consiglio è di iniziare con l’arrampicata su roccia per abituarsi ad usare la corda e poi lentamente spostarsi verso l’alpinismo in estate, quando non si può fare snowboard. Sicuramente è utile approcciarsi all’arrampicata e all’alpinismo e poi portare le skill imparate nello snowboard.

Quali sono gli elementi chiave che prendi in considerazione prima di affrontare una discesa ripida?
Probabilmente il rischio valanghe e le previsioni meteo, direi le condizioni della montagna in generale in modo da non rischiare troppo. In ogni caso si può sempre riconsiderare tutto una volta in montagna, quindi in qualsiasi momento durante l’avvicinamento o anche nel mezzo di una salita ripida si può sempre decidere di tornare indietro se riteniamo che non sia più sicuro andare avanti. Ma i principali elementi chiave, come detto, provengono dalla montagna: rischio valanghe, previsioni meteo e condizioni della montagna.

Qual è la tua discesa dei sogni?
Al momento non ne ho, avevo una lista di discese da spuntare, ma non più… La discesa dei miei sogni sarebbe una lunga run ripida, soleggiata e polverosa in Pakistan, che inizia dalla vetta di una cima vergine di 6500m, ma non l’ho ancora trovata.

Qual è la più grande soddisfazione che ti ha dato lo snowboard?
Lo snowboard mi ha dato una passione e un motivo valido per andare avanti. Alla fine amo stare in montagna e praticare snowboard quando voglio.

Quali sono state le maggiori difficoltà nel portare a termine la Travers des Aiguilles Rouges?
Sicuramente la parte di endurance, sapevamo che saremmo stati lenti ma comunque non eravamo sicuri se saremmo riusciti ad andare avanti per 36 ore e con 5000m di dislivello, quindi sicuramente le difficoltà non sono venute dalla pendenza e dalle parti tecniche, ma riguardavano principalmente la resistenza e come avremmo adattato il nostro ritmo, se saremmo stati in grado di riposare un po’ durante la notte, ecc. Alla fine è stato bello affrontare qualcosa di impegnativo ma che comunque non fosse troppo estremo in termini di rischi. Ho attraversato la stessa catena nel dicembre 2006 in stile alpino in 6 giorni. È stato interessante vedere quanto saremmo stati più veloci sulle splitboard. Conoscendo bene la montagna, c’era un concatenamento logico da fare, mai troppo ripido, mai troppo piatto, e nel caso avessimo dovuto arrenderci e tornare indietro era abbastanza facile farlo in qualsiasi momento.

Il tuo amore per il Pakistan è ben noto, nel 2020 hai fondato Zom Connection, una organizzazione non profit che aiuta le comunità locali del Pakistan del nord a conoscere e praticare sport invernali. Come è nata l’idea?
Dopo il mio incidente nel 2019 (una vertebra rotta a causa di una valanga durante una salita) ho deciso di aiutare le comunità locali fornendo loro attrezzatura per lo snowboard. Dopo una prima spedizione a mio nome, mi è sembrato logico creare un’associazione per portare avanti il progetto. Così, insieme ad alcuni amici, abbiamo fondato Zom Connection. Zom significa Montagna nella lingua locale. Raccogliamo snowboard, sci e attrezzatura per gli sport invernali qui in Francia e li spediamo o li portiamo noi stessi in Pakistan, poi andiamo lì e trascorriamo del tempo cercando di accendere nelle persone del luogo la passione per gli sport e per la montagna.

Trovi qualche connessione tra le tue montagne e il Pakistan?
Trovo connessioni tra le persone che vivono in montagna: condividono la stessa passione e lo stesso rispetto per la natura.