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Run with her bike – Laura Cosentino Interview

By Silvia Galliani

Laura Cosentino e lo sport sono sempre stati una cosa unica.
Campionessa di vela a livello mondiale prima e ciclista con diversi podi e risultati importanti ora, l’avventura di Laura nel mondo sportivo è appena iniziata. Da poco collabora il team Under Armour e si sta approcciando al mondo della corsa. Che il running sia il suo prossimo obiettivo?

Ciao Laura, raccontami brevemente di te.
Sono Laura Cosentino, ho 28 anni e sono da sempre una sportiva.
Da piccola ho praticato diversi sport e sono sempre stata portata per la competizione. Credo che lo sport sia una cosa che ho proprio dentro e che mi è sempre venuta naturale.
Sono nata e cresciuta a Mestre, in provincia di Venezia, ed ho un fratello di due anni più piccolo al quale sono molto legata. Abbiamo iniziato a praticare sport insieme, dalla barca a vela al tennis, la mia famiglia ci ha sempre spinti a fare sport ma senza pressioni o obblighi. L’agonismo è una cosa che è venuta da sé, proprio per il piacere di far gare e per la soddisfazione di ottenere dei buoni risultati.

Come ti sei avvicinata al mondo dello sport?
Ho iniziato praticando ginnastica artistica ma dopo due settimane mi avevano già scartata perché ero troppo alta! Sono passata quindi al tennis, che ho praticato per 8 anni ed è tuttora una mia grandissima passione. D’invero sciavo sulle Dolomiti, dove si trova la casa di montagna della mia famiglia. Negli ultimi 15 anni però mi sono dedicata quasi esclusivamente alla barca a vela.
Ho iniziato nelle categorie giovanili in una classica scuola di vela e poi piano piano ho cominciato a fare le prime competizioni. Vedevo che ero portata, mi divertivo e riuscivo anche ad ottenere dei buoni risultati. Quando avevo 16 anni sono passata alla Laser Radial, la classe olimpica femminile ottenendo discreti risultati. A livello internazionale però mi è sempre mancato qualcosa e quando nel 2016 non sono riuscita a qualificarmi per le olimpiadi di Rio ho deciso di concludere quella carriera e passare ad un altro capitolo.

In seguito cos’è successo?
Avevo completamente perso la motivazione dopo questa delusione piuttosto importante.
Quindi mi sono trasferita 6 mesi sul lago di Garda dove ho iniziato a lavorare in un negozio di vela e anche come istruttore in una scuola vela. Nel paese dove vivevo, Torbole, ho conosciuto un gruppo di ragazzi che uscivano in bici da corsa. Io avevo solo una mountain bike e per fare qualche giro in compagnia ho iniziato ad affittare una road bike e mi sono appassionata. È tutto capitato un po’ per caso ma mi è piaciuto subito e nell’estate del 2016 mi sono comprata la mia prima bici da strada. Ho iniziato a macinare chilometri e fare giri sempre più lunghi. Poi ho provato a fare le prime granfondo e recentemente sono riuscita a togliermi qualche soddisfazione a livello di risultati!

Quando hai iniziato a vivere questa nuova passione in modo più agonistico?
Nel 2017 ho partecipato alla Granfondo Pinarello a Treviso e con grande sorpresa sono riuscita ad ottenere un terzo posto di categoria. Mi ha dato una grande motivazione perché fino a quel momento andavo in bici per passione e senza velleità agonistiche. Essendo stata un’atleta per tutta la mia vita mi ero approcciata al mondo del ciclismo solo per divertirmi e stare in forma. Invece quell’inatteso piazzamento mi ha fatto capire di avere del potenziale, di poter ottenere qualcosa in più magari attraverso allenamenti più specifici. Mi sono posta come obiettivo la Maratona delle Dolomiti a Corvara per l’anno seguente in cui poi mi sono piazzata terza assoluta nel percorso medio. Per me è stato il coronamento di un sogno, non mi sarei mai aspettata un risultato del genere ad una gara così famosa e prestigiosa. È stata una delle giornate più belle in bici!

Quindi sono arrivati i primi contatti con gli sponsor.
È nato tutto da una collaborazione con Smith Optics per cui ho partecipato a diversi shooting. Il brand sponsorizza il team Cinelli e quanto è venuta fuori l’opportunità di farne parte l’ho colta al volo! Sono diventata parte della squadra un paio di mesi fa e sin da subito mi sono trovata benissimo. È un team particolare perché non c’è l’ansia della performance, del risultato, quando ci rechiamo alle gare lo spirito è quello di divertirsi tutti insieme e vedere posti nuovi. Diamo sempre il massimo in ogni competizione, sempre con l’obiettivo di fare un buon risultato ma questo non sfocia mai nel fanatismo, nell’ossessione di arrivare primi.

E ora che collabori con il team atleti Under Armour.
Sì, e oltre ad alcuni training partecipo a diverse attivazioni del brand che sono delle vere e proprie experience. Il team alla fine ha come base il ciclismo ma si sta molto diversificando su base verticale partecipando a discipline molto diverse fra loro.
Con Under Armour abbiamo preso parte come team alla staffetta della Maratona di Milano. È stata un’esperienze divertente ed interessante, bella anche a livello di team building in quanto i tre mesi precedenti alla gara, ogni martedì, ci trovavamo con il team Under Armour per degli allenamenti sempre diversi seguendo la filosofia multi sport che caratterizza il brand che spesso privilegia quella che è la preparazione corretta ad una gara e non solo il momento agonistico in sé.

Come mai il ciclismo è ancora uno sport principalmente maschile?
Credo sia principalmente perché è uno sport estremamente faticoso e la maggior parte delle ragazze non è disposta a fare determinati sacrifici. Penso che molte donne siano anche un po’ spaventate dall’idea di far fatica e stare tante ore in sella. Però ho notato che negli ultimi anni, con la globalizzazione del ciclismo, si sono avvicinate sempre più ragazze. Credo in realtà noi abbiano una capacità di soffrire anche superiore agli uomini. Forse tante donne hanno solo un po’ paura di mettersi alla prova.

Nella tua vita da sportiva hai dovuto affrontare anche molti sacrifici e rinunce che non tutti i ragazzi della tua età sarebbero disposti ad accettare. Dove trovi la motivazione?
La trovo principalmente dentro me stessa, l’ho sempre avuta dentro perché sono sempre stata un po’ portata all’agonismo e alla competizione. Fare sacrifici non mi è mai pesato e ho sempre trovato la motivazione ponendomi dei piccoli obiettivi a breve termine anche non legati alla mera competizione. Fare una determinata salita in un preciso tempo magari, non per sfidare gli altri ma per sfidare me stessa ed i miei stessi limiti.

Progetti futuri?
Il mio prossimo obiettivo è di nuova la Maratona delle Dolomiti, fra due settimane. Purtroppo quest’anno ho avuto due infortuni in breve tempo, due cadute in bici che hanno compromesso un po’ la mia preparazione. Mi sono prima lussata la clavicola e poco dopo ha avuto una tendinite al gomito quindi spero adesso di riuscire a tornare in bici al 100%.

Sei anche un’amante della montagna e della vita outdoor. La bici ti fa conoscere la montagna o la montagna ti fa scoprire la bici?
Dal mio punto di vista è la bici che ti fa conoscere la montagna, si può considerare un mezzo di trasporto che ti porta ovunque vuoi, basta avere due gambe e pedalare per scoprire posti nuovi. Sono luoghi dove magari con la macchina non arriveresti mai e questo è anche il bello del ciclismo, poter prendere la bici senza porsi limiti di tempo, distanza e obbiettivi e pedalare divertendosi. Godersi il momento scoprendo nuovi luoghi, paesaggi e anche qualcosa in più su te stessa.

Dal mio punto di vista è la bici che ti fa conoscere la montagna, si può considerare un mezzo di trasporto che ti porta ovunque vuoi, basta avere due gambe e pedalare per scoprire posti nuovi.