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L’uomo dietro al Tor Des Géants: intervista a Carlos Garcia Prieto

Mi ha subito conquistata, prima con i messaggi e poi quando abbiamo fatto la video call per l’intervista. Ha una passione smisurata per il suo lavoro, talmente forte che potrei iniziare a seguire le sue orme. Il suo mestiere è disegnare gare: sognarle, immaginarle e poi realizzarle. E per far questo si avvale dei migliori strumenti GPS per tracciarle e far sì che il percorso da seguire sia impeccabile. Nel mentre ha unito questo lavoro all’organizzazione delle gare (ebbene sì, organizzare gare è un lavoro, difficile e oltremodo complesso). Ha iniziato nel 2008, quando il mondo sapeva a malapena cosa fosse il trail running e le competizioni in questo sport si potevano contare sulle dita delle mani. Ha sempre corso e per questo motivo, prima ancora di iniziare come tracciatore, aveva già percorso tutti gli eventi esistenti. Da lì, il passo successivo è stato breve. Anzi, quasi breve. Laureato in architettura, ha cercato lavoro nel suo ramo di studi, a Milano, senza avere i risultati sperati. Successivamente lo contatta Antonio Zito, fondatore della Zitoway, che chiede un aiuto ad organizzare le sue manifestazioni. Da una situazione ne nasce un’altra e ad oggi non si ricorda neanche quante gare ha tracciato. Uno dei ricordi più vividi è l’aneddoto di come ha iniziato a tracciare la Lavaredo Ultra Trail. Con una mail in cui spiegava al direttore di gara di come il suo percorso non fosse disegnato bene, di tutta risposta gli fu chiesto se sapesse fare meglio. Il guanto di sfida è stato lanciato e si ritrovò nel team di lavoro della gara veneta. Ci rimase per undici anni. 

Ora è appena rientrato dalla Cina, dove crea in continuo nuove gare, e sono riuscita ad intercettarlo con una video call: io in Corsica e lui in Spagna. Sarei andata avanti per ore ad ascoltare i suoi discorsi, i racconti e le spiegazioni di come si traccia una gara. Ha passione, come vi dicevo, un’incontenibile passione per ciò che fa. E dopo aver terminato con lo stesso entusiasmo il mio Tor Des Geants, non potevo esimermi nell’intervistare colui che ha creato la prima traccia ufficiale della gara di ultra trail più difficile al mondo. 

Cosa vuol dire cosa fare il tracciatore?

Sono due lavori: il primo è disegnare la gara, scegliendo il percorso dove gli atleti devono correre. Si va in perlustrazione, valutando i sentieri ed i passaggi da far fare ai concorrenti e tramite dispositivi GPS si traccia il sentiero. Il secondo è mettere le bandierine o le fasce, i segnali per rendere visibile il percorso. Questa è la prassi per quando si crea una gara nuova o se ne modifica una già esistente. Per il Tor è stato diverso. Il disegno era deciso da anni ma la traccia non era perfetta: tante deviazioni e poca chiarezza.

Come è nata quindi la necessità di tracciare il Tor?

Come ti dicevo, aveva una traccia imperfetta con punti di riferimento troppo distanti tra di loro. Per gli organizzatori era diventato fondamentale ricreare un nuovo modello da seguire, soprattutto perché questo evento richiama molti trail runner. Dopo la chiamata di Garmin e la loro proposta non ho potuto rifiutare. Quando vivevo a Milano, andavo spesso lì ad allenarmi. Ora che sono lontano è molto più difficile. Questa è stata l’occasione per tornare in un luogo a me caro.

Quanti eravate a tracciare il Tor? 

Lavoro da solo normalmente, ma in questo caso non era possibile. Avrei impiegato davvero tanto tempo. Ho chiesto a Garmin “l’assunzione” temporanea dei runner dell’associazione VDA Trailers per smaltire il lavoro ed essere più efficienti, e così è stato. Dopo il lavoro sul campo, ho unito tutte le tracce controllando che non mancassero punti, che non ci fossero deviazioni causa rimbalzi del segnale (tra due muri, il segnale salta dalla traccia che stai seguendo e lo colloca circa 400 metri più lontano) o problemi personali dei tracciatori, tra cui le necessità fisiologiche. Insieme abbiamo creato la traccia ufficiale del Tor Des Geants. 

È stata la gara più lunga che hai tracciato o hai fatto anche altro?

Prima del Tor des Geants ero arrivato a 250km, suddivisa a tappe, con l’agenzia Racing The Planet, che organizza le quattro gare nel deserto (Cile, Namibia, Mongolia, Antartide). Con la gara valdostana ho raggiunto il massimo di chilometri tracciati fino ad ora. 

Che strumenti utilizzi per il tuo lavoro e quali avete impiegato durante il Tor?

Il Garmin eTrex è il mio preferito, preciso e sicuro, so che non mi abbandona mai. È compatto e piccolo, ideale per moltissime occasioni. Ma non porto solo lui con me. Normalmente viaggio con due GPS accesi e un terzo di scorta spento. Dunque l’altro mio compagno di viaggio è il Garmin GPSMAP. Mi trovo bene con tutta la gamma, ma prediligo la versione 65 e 66. Questi due strumenti erano con me durante la tutta tracciatura del Tor Des Geants. Quando vado a perlustrare i sentieri e le strade per creare le nuove manifestazioni, se ho la possibilità di spostarmi con un mezzo, uso il Garmin GPS 276cx. Lo schermo è davvero importante e riesco a vedere bene i percorsi. Inoltre ha i tasti ben distanziati tra di loro e posso lavorare anche con i guanti. La batteria è inesauribile. Unico neo è la sua grandezza che mi consente di usarlo solo quando mi sposto con macchina o simile. 

Alziamo le difficoltà, è giunto il momento di tracciare il Tor Des Glaciers (450km e 32000 D+)?

È il mio lavoro, la risposta può essere scontata. Tracciare le gare, soprattutto per chi lo fa di mestiere, è fondamentale. A maggior ragione se si parla di un chilometraggio così elevato. Dunque sì, spero di poter continuare ed alzare l’asticella tracciando l’alta via 1 e 2: il Tor des Glaciers.