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Marco De Gasperi nuovo brand manager di SCARPA

Interview by Camilla Pizzini

Marco De Gasperi, valtellinese di Bormio. Atleta professionista della corsa in montagna dal 1997 fino al 2016 nel Gruppo Sportivo Forestale dello Stato, entra nel team management dell’azienda di Asolo: sarà il nuovo responsabile dello sviluppo di prodotto.

Che ruolo ricoprirai in SCARPA?

Il mio ruolo in SCARPA sarà quello di brand manager per la categoria del Trail Running. Fra le mie mansioni c’è il coordinamento della ricerca e sviluppo del prodotto, la gestione del Team atleti SCARPA, e l’ importante sinergia con il marketing per tutta la parte della comunicazione e gestione degli eventi.

 

Da atleta a brand manager: quali credi che possano essere i principali vantaggi per una persona con il tuo tipo di bagaglio di competenze e conoscenze in giro per il mondo nel momento in cui diventa brand manager? 

L’aver vissuto esperienze a livello internazionale in questo settore da atleta di un certo livello, credo che mi abbia insegnato alcune cose importanti. In primis che le sconfitte servono per migliorare, e che per evitarle bisogna allenarsi con costanza e con passione, senza bruciare le tappe. Cosa gli appassionati del Trail possono ricercare in un prodotto? Il trend sportivo in questa disciplina in forte espansione è variato molto in questi ultimi anni, e spero di portare in Scarpa una visione dinamica che possa riuscire a tenere testa ai cambiamenti. Essere innovativi ma allo stesso tempo tenere ben saldi i principi cardine del passato che ha fatto grande un brand come Scarpa.

 

Data la tua esperienza e know-how nell’ambito del trail running, quale credi che sia la caratteristica più importante dell’attrezzatura per un trail runner? La qualità? La lunghezza di vita media del prodotto? Il prezzo? 

Per un’azienda come Scarpa, che ha sempre fatto della qualità e tecnicità dei suoi prodotti la propria arma vincente, il perseguire questa strada anche per il Trail Running sarà senz’altro determinante. Chi sceglie un prodotto per affrontare di corsa i sentieri, vuole sentirsi comodo e protetto. Ovviamente la scarpa deve anche essere bella esteticamente, peculiarità ormai molto osservata dagli acquirenti.

 

Come ti sei sentito nel momento in cui sei entrato a far parte di un team importante come quello dell’azienda di Asolo?

Credo sia alquanto impossibile esprimere a parole le sensazioni provate quando ho ricevuto questa proposta dall’AD di SCARPA, il dott. Diego Bolzonello. Pensare che tanti anni da sportivo siano serviti ad essere riconosciuto come una persona valida per un ruolo tanto ambito ma carico di responsabilità, mi fa pensare che la mia carriera ha lasciato un po’ il segno in questo campo, e mi scuso se questo mi rende anche un filino orgoglioso. L’Azienda la conoscevo per la sua fama nel mondo montagna, ma non ne ero mai entrato in contatto. Ora ci sono dentro in tutto e per tutto, con un team per il prodotto fantastico, da cui devo e voglio imparare tantissimo.

Quanto credi sia importante per un’azienda come SCARPA di inserirsi in competizioni di respiro internazionale come Skyrunner World Series?

SCARPA, lo dicevo poc’anzi, ha una indubbia tradizione nel mondo montagna. Il running coniugato alla versione più estrema della montagna è lo Skyrunning. Qui i nostri prodotti possono dare il massimo, e perciò risulta strategico essere partner di tappe di livello come quelle del circuito World Series. Lo saremo, se l’incubo in cui tutto il mondo è caduto finirà, e ci consentirà così di tornare a correre liberamente le gare già quest’anno. La tappa della Limone Extreme a Limone del Garda è stata la nostra prima scelta. Una gara iconica, che per noi ha una grande valenza strategica anche grazie alla località gardesana, fortemente indirizzata ad un turismo di camminate e corse sui bellissimi sentieri a picco sul lago. Ma non è finita qui, ritengo che non sia corretto concentrare i nostri sforzi a supporto di questo mondo, il Trail e l’Ultra Trail è in grande crescita e anche qui entreremo a supportare gli eventi con grande entusiasmo.

 

Sei stato atleta per molti anni e hai un palmares importante. Secondo la tua esperienza da atleta, quanto credi sia importante avere un continuo sguardo verso l’innovazione nell’ambito del product e brand development? Quanto sono cambiati i prodotti nell’ambito del trail running da quando hai iniziato a correre ad oggi?

Se guardo al passato, parlo fino ai primi anni del 2000, mi viene da sorridere se penso con quale attrezzatura si correvano gare come il Monte Rosa, il Kinabalu o il Kima, tanto per citare le più tecniche… Non esistevano battistrada scolpiti a sufficienza, ad eccezione delle scarpe da “Fell Running” presenti in Gran Bretagna per le colline erbose. Poi l’avvento di alcuni brand temerari che hanno iniziato a produrre qualche prototipo che, all’inizio, veniva tuttavia scartato a favore dei più comodi modelli da corse su strada. Ma era solo questione di tempo, ormai il mondo si stava evolvendo e la corsa in natura cercava sempre di più la propria identità. Da allora l’innovazione è diventata la chiave di Volta di un settore che necessita di tecnologie nuove per affrontare grandi distanze e dislivelli tout court. Ritengo che anche avere un occhio di riguardo verso l’ambiente sia fondamentale al giorno d’oggi. La ricerca ha permesso di potersi avvalere di materiali che sono biodegradabili perché ricavati da vegetali, e che mantengono inalterate le caratteristiche di durabilità e affidabilità.

 

C’è qualche obiettivo o novità particolare che vorresti portare in azienda e raggiungere?

Vorrei portare semplicemente una visione nuova. Quella di un ragazzo che è cresciuto con la grande passione per questo sport e che, con molta umiltà vuole provare a tracciare una via. Gli obiettivi pur se ambiziosi, per scaramanzia rimarranno personali. Come quando preparavo i miei mondiali, in silenzio, lavorando sodo.

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