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Mio nonno ha inventato lo street boulder

Text Matteo Pavana

Photos Thomas Monsorno

Athlete Michael Piccolruaz

Brand Mammut

Tante persone non lo sanno, ma un movimento importante dell’arrampicata è nato e si è sviluppato in città, non in falesia o in alta montagna. A dirla tutta questo movimento, se così si può chiamare, è nato anche fuori dalle palestre, ma solo per il semplice fatto che le palestre, per come le intendiamo noi oggi, non esistevano ancora. Ricordate ad Arco la storia degli alpinisti che sono scesi dalle montagne per iniziare il gioco dell’arrampicata libera? Ecco, in tal senso potremmo affermare che da quel momento l’arrampicata poi si è evoluta, almeno in parte, in città. Per esempio a Trento ho conosciuto scalatori e alpinisti della generazione degli anni ’60 e ’70 che in giovane età si ritrovavano sotto le arcate della ferrovia in via Gocciadoro per allenarsi, magari in tarda serata illuminati da una lampada da cantiere tra una bottiglia di vino e l’altra. La città si trasformava nella montagna. Esistevano centinaia di problemi da risolvere in pochi metri quadrati di muro, ma bisognava guardare con occhi diversi. C’erano volte in cui ci si allenava anche sulle case, sugli edifici o sulle infrastrutture. C’erano altre volte in cui trovare la cosa più originale da scalare diventava un vanto, come fosse una forma d’arte a cui ispirarsi per divertirsi. Questi piccoli gruppi di persone venivano etichettati con l’appellativo di “disagiati”, “buoni a nulla”, “pazzi”. È divertente vedere come è andata a finire poi, ad anni di distanza: è come se mio nonno avesse inventato lo street boulder. In assenza di palestre indoor, automobile con cui spostarsi e di luce per scalare in falesia si rimediava con la cosa più immediata, semplice, veloce ed efficace: si usciva di casa per scalare su un muro qualunque, era quello che passava al convento, anzi, probabilmente avevano scalato anche quello.

Questa piccola introduzione serviva più a me che a voi per ricordarmi della ciclicità delle cose, come il tempo sia assolutamente necessario per perfezionare un qualsiasi evento e azione. In questo caso una cosa semplice come un allenamento sotto un porticato si è dimostrato essere, a distanza di anni, la visione di una tendenza moderna e molto praticata come lo street boulder.
Con il quarto episodio della serie di Mammut Elements Thomas ed io abbiamo voluto ispirarci a questo fenomeno e aggiungere l’elemento artistico dei murales. Le periferie di Milano e Reggio Emilia si sono rivelate essere un parco giochi perfetto per uno scalatore del calibro di Michael Piccolruaz, atleta Mammut e della nazionale italiana d’arrampicata. Questo ultimo episodio lo abbiamo voluto chiamare “Wonderwalls”, letteralmente “Muri delle Meraviglie”. Architettura e sport si mescolano insieme come due colori in una bella sfumatura, almeno in fotografia. La realtà è che i
l ritmo della città è una successione disordinata a una certa frequenza di una qualsiasi forma di movimento, che si svolge nel tempo della nostra quotidianità.

Le sue note sono i rumori, i frastuoni. Il tempo invece viene battuto da un inesorabile ed inarrestabile meccanismo macroeconomico. Ogni tanto sorge una pausa, un breve intervallo tra un rumore e l’altro, di natura casuale e fatale. Quella musica fatta di note diverse e disordinate riprende all’improvviso, più forte di prima. Si distinguono i timbri diversi di ogni strumento facente parte di quell’orchestra maldestra e meccanica, che sia il motore di un’auto, la cassa di un altoparlante, la suoneria di un telefono cellulare.
Eppure il risultato è una successione di suoni coerenti, percepiti quasi secondo una logica, in una realtà in cui la logica, forse, non c’è nemmeno mai stata.
Alle volte, non sempre, ma alle volte è necessario lasciarsi prendere dall’istinto senza tanto domandarsi della logica delle cose. Questo, logicamente parlando, è negare la nostra stessa essenza, quella razionale dell’essere umano. Fortunatamente, siamo anche degli esseri dalla natura randagia e selvaggia, e alle volte occorre seguire l’istinto per proseguire in un progresso, se non quello della mente, almeno quello del cuore. Perché non esiste niente di più irrazionale che alzare i piedi da terra quando ci sono stati dati per camminare.
Perché non esiste niente di più irrazionale di scalare.