Moncler Grenoble

Moncler Grenoble: quattro capi e quattro campioni

By: Ilaria Chiavacci

Photos by: Jamie Hawkesworth

Moncler Grenoble celebra le sue radici olimpiche e le altissime prestazioni dei suoi capi con quattro campioni d’eccezione: Shaun White, Perrine Laffont, Richard Permin e Cai Xuetong.

Moncler Grenoble

Pensateci bene: se doveste scegliere un resort in Europa che rappresenti anche simbolicamente l’unione tra performance in montagna e stile impeccabile sicuramente puntereste il dito su St. Moritz. È qui che Moncler ha scelto di aprire il primo flagship store dedicato all’universo Moncler Grenoble, la linea del gruppo che più di tutte si fa vanto della performance dei suoi prodotti. Lo stesso naming contiene un omaggio alle origini del brand, fondato da René Ramillon a Monestier-de-Clermont nel 1952, un comune francese che si trova per l’appunto nell’arrondissement di Grenoble.

All’epoca Moncler produceva sacchi a pelo e giacche per affrontare l’altitudine in montagna: il team di Lino Lacedelli la scelse infatti per la prima, storica, salita del K2 del ‘53. Negli anni immediatamente successivi il brand fu scelto poi per altre importanti spedizioni, dal Makalu all’Alaska e, nel 1968, divenne lo sponsor ufficiale della nazionale francese alle Olimpiadi invernali che si tennero proprio Grenoble. Nella storia recente e non di Moncler, ci sono poi altre tappe, altri mondi, dai paninari milanesi al lancio in borsa fino all’avvento del nuovo concept della maison, Moncler Genius, che rappresenta un nuovo modo di concepire il brand coinvolgendo altri designer e interagendo in modo innovativo con i consumatori finali.

Moncler Grenoble

Con Moncler Grenoble il marchio celebra le sue origini e quest’anno lo fa non solo con il flagship store di St. Moritz, ma anche con una campagna con cui indaga il rapporto di quattro campioni con la montagna. “Beyond performance”, questo il titolo evocativo della campagna, coinvolge infatti quattro atleti che stanno facendo la storia degli sport invernali per rendere omaggio non tanto ai loro successi, quanto al loro rapporto con la montagna e con le community di sciatori e di snowboarder di cui fanno parte.

Grazie a questi scatti di Jamie Hawkesworth abbiamo avuto l’opportunità di cogliere lo sguardo più intimo e sincero rispetto alla montagna della leggenda dello snowboard Shaun White, per tre volte medaglia d’oro alle Olimpiadi, della medaglia d’oro olimpica e cinque volte campionessa del mondo di sci mogul Perrine Laffont, del leggendario freerider Richard Permin e della snowboarder campionessa del mondo Xuetong Cai.

Quattro incredibili voci in una sorta di “intervista a quattro”, che raccontano non solo il loro rapporto con la montagna, ma anche con le gare, l’adrenalina, la pressione e la paura.

Moncler Grenoble
Shaun White

Nella tua carriera, quali competizioni hanno svolto un ruolo cruciale?

Direi i primi X-Games che ho vinto: avevo 16 anni ed è stata una grande cosa per me, non solo vincere, ma essere considerato non più un ragazzo, ma un vero professionista. Al secondo posto di questo ideale podio c’è invece il primo oro olimpico che ho vinto, a Torino nel 2006. Avevo realizzato qualcosa che molti sognano di fare e, dopo quel risultato, il mio mondo non è più stato lo stesso. Infine direi le Olimpiadi di Sochi nel 2014, dove sono uscito dal podio ottenendo solo un quarto posto. Quella sconfitta mi devastò, ma mi aiutò anche a dare un nuovo valore sia allo sport che alla mia vita in generale. È stato un momento che mi ha aiutato a crescere, a diventare più forte e focalizzato.

Se potessi tornare indietro, quale gara rifaresti?

Sicuramente la gara di skateboard alle Olimpiadi in Giappone. Ho gareggiato sia nello skateboard che nello snowboard per molto tempo, e quando lo skateboard è stato introdotto nei Giochi Olimpici ero così entusiasta che ho voluto provare a competere. Mi sono ritirato però quando Tokyo 2020 è stata posticipata di un anno perché non ero sicuro di poter gareggiare nello skateboard nel 2021 e poi tornare allo snowboard per le Olimpiadi invernali del 2022. Avrei dovuto andare avanti: sarebbe stato divertente vantarmi di essere un olimpionico sia in inverno che in estate.

Shaun White

L’eredità di Moncler Grenoble ha le sue radici nelle competizioni olimpiche, dove l’attrezzatura gioca un ruolo molto importante. Quali sono le qualità più importanti per te quando si tratta di abbigliamento da competizione?

Ovviamente qualcosa con cui performare bene, ma c’è anche l’elemento dello stile da non sottovalutare: se indossi qualcosa che ti fa sentire speciale e sicuro, questo contribuisce anche alla bontà della performance.

Lo stile è sempre stato importante per te, tanto che hai fondato un tuo brand. In settori come lo sci e lo snowboard, lo stile ha anche un significato speciale in termini di appartenenza. Cosa ti piace particolarmente della nuova collezione Grenoble?

Amo il modo in cui Moncler è riuscita a produrre una collezione super cool senza per questo perdere colpi in fatto di performance. Sono così convinto della bontà in termini tecnici di Grenoble che ho collaborato con il mio brand Whitespace alla realizzazione di uno snowboard in collaborazione! Sono orgogliosissimo del risultato: è una bellissima tavola all mountain dal design grafico e pulito in bianco e nero opaco.

Perrine Laffont
Perrine Laffont

Quand’è che ti sei appassionata al mogul ski? E cosa rappresenta questa disciplina per te?

Ho iniziato grazie ai miei genitori: all’epoca mio padre era un maestro di sci e mia madre era la presidente del mogul ski della stazione sciistica in cui sono cresciuta, Les Monts d’Olmes. Avevo 2 anni quando mi hanno messo sugli sci per la prima volta e, da allora, non li ho più tolti. Quando poi sono cresciuta mi sono approcciata al mogul ski e alle competizioni, da allora non ho più smesso. Amo questa particolare disciplina del freestyle perché le sensazioni che mi dà sono uniche: devi essere veloce, molto tecnico e allo stesso tempo amare le acrobazie. In più l’atmosfera che si respira nelle squadre di sci freestyle è molto diversa da quella dello sci alpino o di altre discipline invernali.

Nella tua carriera, quali competizioni hanno avuto un ruolo cruciale?

Il maggior impatto sulla mia carriera lo hanno sicuramente avuto i Giochi Olimpici del 2018 a PyeongChang, in Corea del Sud. È stato l’anno in cui ho vinto la medaglia d’oro olimpica: l’11 febbraio 2018 ho realizzato il mio sogno più grande.

Qual è la memoria olimpica alla quale sei più affezionata?

Senza dubbio la mia partecipazione alle mie prime Olimpiadi, nel 2014 a Sochi, quando avevo solo 15 anni. Quando ho iniziato a competere ho da subito puntato alle Olimpiadi, così i miei genitori hanno allestito una palestra nel mio sottotetto. Non appena ho scoperto, all’età di 13/14 anni, che poteva esserci un posto per me a Sochi, mi sono allenata duramente per far parte della squadra e quando finalmente sono arrivata alle Olimpiadi avevo 15 anni ed ero l’atleta più giovane della delegazione francese. Quell’anno riuscii a conquistare il quinto posto nelle qualifiche e il quattordicesimo nella finale, il che mi ha spinto a voler tornare quattro anni dopo per vincere la mia prima medaglia olimpica.

L’abbigliamento in montagna è anche una questione di appartenenza, specialmente nello sci freestyle. Cosa ti piace particolarmente della collezione Moncler Grenoble?

Beh mi piace per diversi motivi, il primo dei quali è che fonde stile con funzionalità ad alte prestazioni. Gli abiti sono progettati per resistere alle condizioni dure di montagna permettendo al contempo una buona libertà di movimento, fondamentale nelle attività freestyle. Moncler Grenoble ha anche un design innovativo e indossare Moncler Grenoble in montagna trasmette un senso di appartenenza presso una comunità che apprezza sia lo stile che la performance: non si tratta solo degli abiti, ma di far parte di una community che ricerca la qualità e l’eccellenza.

Richard Permin

Oltre alla tua passione per le discese estreme, hai anche una passione per la produzione video, un lato artistico che ti porta a condividere le tue imprese. Quale aspetto ami di più?

Che dire, gli scenari montuosi stimolano la creatività, e poi sì, amo fare video. C’è in me sempre questo desiderio di provare cose nuove, di superare i miei limiti: ogni anno riesco a creare qualcosa di unico. Il processo creativo nel nostro sport è in qualche modo speciale, ed è per questo che mi dedico il più possibile a spostarne i confini. Lavorare con il mio team e cercare di fare qualcosa di diverso ogni anno mantiene viva la mia passione, scaccia la routine.

La produzione di video in montagna sta vivendo la sua golden age in Europa, dove la passione per questo tipo di sport estremi è cosa recente. Prevedi più azione o più contenuti per te nel tuo futuro?

Faccio video da vent’anni: oggi è cambiato il modo in cui fruiamo di questi contenuti. Questo è un bene tanto per le prestazioni quanto per la creatività: a volte mi concentro più su una cosa o sull’altra, ma di sicuro continuerò a creare contenuti in futuro: grazie ai social media la cassa di risonanza di questo sport è aumentata parecchio. Prima quello che facevi lo mostravi su DVD solo alle persone del settore, ora abbiamo molte piattaforme per condividere le nostre imprese.

Richard Permin
Cai Xuetong
Cai Xuetong

Se dovessi definire in tre parole cosa significa per te lo snowboard e la montagna, cosa diresti?

Libertà, stupore e godimento.

Nella tua carriera, quali competizioni hanno avuto un ruolo cruciale?

Sicuramente il Burton US Open: sono stata l’unica atleta cinese ad aver mai vinto un US Open.

Qual è la memoria olimpica alla quale sei più affezionata?

Ho partecipato a quattro Olimpiadi invernali e ognuna ha le sue piccole storie, ma le più indimenticabili guardandomi indietro, sono state quelle di Pechino, nel 2022. Abbiamo mancato il podio per un pelo ed è stato, per la mia squadra, un momento di condivisione di delusione e calore unico: tutte eravamo coscienti dell’immensa fatica e dedizione le une delle altre e condividevamo gli stessi sentimenti rispetto alla sconfitta.

Rappresenti una nuova generazione di giovani donne cinesi. Con le tue gare e le partnership come quella con Moncler vuoi inviare un messaggio alle nuove generazioni?

Che non dovremmo essere definite da nessuno se non da noi stesse: dobbiamo essere padrone delle nostre vite e non porci nessun limite.