Image Alt

Nataša Lops. Oltre la creatività.

By Denis Piccolo

Photos Jelle Mul

Ciao Nataša, raccontami di te.
Mi chiamo Nataša, sono per metà bosniaca, per metà olandese. Sono cresciuta in Olanda vicino a una grande città, Rotterdam. Durante tutta la mia adolescenza ero un vero “topo di città”, come mi chiamava scherzando il mio ragazzo. Girovagavo per le strade cercando graffiti, volantini e riviste, passavo delle ore nei negozi di dischi con mio papà. Adoravo suonare e disegnare. Le domeniche passavamo il tempo alla spiaggia dell’Aja, dove ho visto i surfisti la prima volta, rimasi molto colpita. Cominciai a fantasticare, pensando che magari un giorno ci avrei provato anche io. Mentre frequentavo la scuola d’arte finalmente cominciai a surfare, camminare e viaggiare, e per me cambiò tutto. Rimasi catturata dagli sport da tavola, gli oceani, le montagne, qualsiasi cosa riguardasse l’attività all’aperto.

Raccontami della tua carriera artistica.
Ho studiato graphic design al Williem de Kooning a Rotterdam. A scuola sperimentavo tanto, non avevo ancora uno stile ben definito, e facevo tutto a mano. Non mi piaceva farmi sopraffare dalla tecnologia. Sono stata fortemente influenzata dagli artisti con radici nello skateboarding, nel surf, punk, hip hop e graffiti. Il mio primo lavoro dopo la scuola fu occuparmi della comunicazione di un’azienda familiare. Fu un lavoro bello grosso e lungo e in quel periodo cominciai a dar forma al mio stile di illustrazione, facendo un sacco di lavori personali. Dopo aver passato due anni in quell’azienda, mi licenziai e mi trasferii in Australia per un po’, dove sono stata influenzata ancora di più dalla cultura del surf. Quando tornai, fui assunta come graphic designer dalla O’Neill, un sogno divenuto realtà, mi dava il meglio dai miei due mondi, quello del surf e quello della grafica. Ho incontrato persone meravigliose lì, come Jelle, che sosteneva la mia arte. In questi ultimi due anni invece sto lavorando per una piccola agenzia pubblicitaria di Amsterdam dove sto imparando il prop making e l’animazione.

Dove prendi l’ispirazione?
Dal tempo passato all’aria aperta e dalla creatività degli amici. Instagram è un posto spettacolare per cercare ispirazione da atleti, videomakers e artisti legati alla cultura dello skate e del surf, e in più passo ore nei negozi di libri e riviste. Jelle mi da un sacco di stimoli indicandomi fotografi documentaristi e ha un enorme collezione di riviste, potrebbe aprirci un negozio!

Possiedi uno stile molto personale.
Credo sia a causa del mio passato di designer. Ci hanno insegnato a comunicare l’essenza, semplice e potente, ecco perché la maggior parte delle volte uso solo linee in bianco e nero. Poi dipende anche dal mio umore se fare cose molto elaborate, inserendo motivi, puntini, colori.

In un mondo digitale, quanto è importante distinguersi con il lavoro manuale?
Un sacco di gente mi da della pazza perché disegno a mano, “perché non usi l’iPad o il computer, è molto più veloce…” mi dicono. Ma non mi importa. Adoro il processo manuale, l’odore della carta nuova e dei miei pennarelli, avere scarabocchi in giro per la stanza. Perché ricreare la sensazione con il computer, se sei in grado di fare una cosa davvero, sporcandoti le mani. Mi piace prendermi il mio tempo e prendermela comoda ah-ah. Quando lavoro per me stessa non voglio avere fretta, è una gioia, mi rilassa.

In uno dei tuoi ultimi lavori hai disegnato su delle fotografie.
Ero all’O’neill e io e Jelle eravamo colleghi. Lui diceva sempre che avremmo dovuto fare una mostra assieme. Jelle stava sempre a far foto, io sempre a disegnare, 1+1=2

Gli artisti di solito lavorano da soli, ma nella collaborazione con Jelle Mul hai dovuto lavorare assieme a un altro artista. È stato qualcosa che ha limitato la tua ispirazione?
È molto divertente lavorare con Jelle, abbiamo lo stesso stile e ci piace lavorare divertendoci. Negli ultimi due anni abbiamo fatto una mostra l’anno. Jelle mi da una serie di sue foto stampate e io ci disegno direttamente sopra. Esiste solo un pezzo originale, le persone li possono comprare e il 100% dei profitti va a delle organizzazioni a sostegno dell’outdoor o della natura a loro scelta.

Quanto è importante per te esprimerti attraverso la tua creatività?
Sono timida e non parlo molto, ma attraverso delle immagini riesco ad esprimermi e anche molto bene. Qualche anno fa mio padre si ammalò gravemente e alla fine morì. Disegnare mi ha aiutata tantissimo in quei momenti difficili, era quasi una forma di meditazione. Ecco perché il mio stile è diventato più dettagliato negli ultimi anni e include delle fantasie, piccole o estese.

Molti dei tuoi lavori sono collegati al mondo outdoor, perché?
Dopo la scuola ho viaggiato molto e visto un sacco di posti nuovi, sviluppando una grande attrazione per i luoghi selvaggi, soprattutto per gli oceani. Immagino si rifletta nei miei lavori.

Cosa significa l’outdoor per te?
Lo associo alla natura selvaggia. Penso che la parola “selvaggia” renda al meglio i sentimenti e le immagini che ho in testa.

La natura non è poi così lontana dall’arte?
Per me la natura è arte. Tutti quei motivi incredibili, colori, strutture, forme presenti nelle sue creature, della vegetazione e dei paesaggi. La natura è stata maestra nel dare forma a cose meravigliose nel corso di milioni di anni è da la mia fonte di ispirazione.

E cosa farà Nataša nel prossimo futuro?
Ho una lista sempre in aggiornamento di progetti che voglio fare e nuove tecniche da sperimentare. Ogni volta che segno come fatto un progetto ne aggiungo altri dieci nel frattempo ah-ah. Spero quest’anno di riuscire a trovare il tempo per qualcuno di questi progetti, come un libro fotografico con Jelle, creare disegni a grandezza naturale, ideare fantasie per tessuti, cartoleria, provare a fare animazione etc. etc.

Per me la natura è arte. Tutti quei motivi incredibili, colori, strutture, forme presenti nelle sue creature, della vegetazione e dei paesaggi. La natura è stata maestra nel dare forma a cose meravigliose nel corso di milioni di anni è da la mia fonte di ispirazione.

Share this Feature