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Ondra Comp: intervista con Adam Ondra

By: Lisa Misconel

Di nomi che sono entrati a far parte della lunga storia di La Sportiva per le proprie imprese in diverse discipline alpine se ne contano a decine. Se però ci concentriamo sulla disciplina che più di tutte ha rivoluzionato il marchio, l’arrampicata, e se parliamo di nomi che sono rimasti impressi negli archivi a Ziano di Fiemme, quelli si contano sulle dita di una mano: Heinz Mariacher, Manolo, Ron Kauk, Stefan Glowacz, Tommy Caldwell. Le Mariacher, le avanguardistiche e incomprese Ballerina, le Kaukulator, le SG Mega, le TCPro. Da oggi dovremo usare due mani per contare questi nomi, perché è arrivata Ondra Comp.

Sono passati sedici anni da quando il tredicenne Adam ha varcato le porte dell’azienda trentina per la sua prima collaborazione. È li che ha conosciuto Pietro Dal Prà, al tempo atleta e athletes manager, e non è passato molto tempo prima che i due abbandonassero le sedi ufficiali per ritrovarsi in parete a condividere la medesima passione. Pietro ha da subito capito perché Adam era così unico: le sue abilità tecniche nell’arrampicata erano accompagnate da capacità mentali ancora più acute, e questo incastro era ed è tuttora vincente. Il rapporto fra i due, negli anni, si è consolidato al punto che la prima biografia di Adam, presentata al pubblico nell’autunno 2023, è stata scritta proprio da Pietro. È lo stesso sodalizio, unito all’expertise del team di R&D La Sportiva, che ha dato origine ad Ondra Comp.

Per permettere la massima espressione delle doti fisiche è stata effettuata un’analisi biomeccanica del piede di Adam. Il fine era quello di soddisfare la sua richiesta di una scarpetta specifica per il bouldering moderno. La struttura della scarpetta è concepita per permettere al piede di distendersi e massimizzare il contatto con la superficie di appoggio, assicurando così la massima aderenza. Spalmo in aderenza, agganci di punta e tallonaggi delicati sono l’area di massima espressione di Ondra Comp.

Ondra Comp_Presentazione
Ondra Comp_Presentazione

Tutto è iniziato da una telefonata fra Adam e Pietro…

Adam: Due anni fa, sono arrivato alla conclusione che ci fosse effettivamente una lacuna nel mio equipaggiamento per ciò che riguardava i blocchi indoor. Lo stile di arrampicata è in continua evoluzione e sono sempre stato un estimatore della filosofia di La Sportiva nel creare scarpe versatili, eccellenti e performanti in molte situazioni compreso l’edging. Tuttavia, per me era chiaro che ci fosse lo spazio per sviluppare una scarpa ancora più specifica per il mantenimento in spalmo.

E così hai chiamato Pietro…

Pietro: Ero in viaggio da Arco verso la sede di La Sportiva, e durante la chiamata Adam mi ha raccontato di certe mancanze che percepiva su una scarpetta utilizzata durante la gara di boulder appena conclusa. Ho detto “Beh, c’è la possibilità di lavorarci su.” Nel giro di un mese ho presentato la proposta ufficiale. Ne ho parlato prima in azienda e ho esposto l’idea ai miei colleghi: “Ragazzi, vogliamo tentare lo sviluppo di una nuova scarpa con Adam?” – tutti hanno accolto positivamente la proposta.

Come si è sviluppata l’idea?

A: Prima della versione attuale sono stati testati più di 20 prototipi, in allenamento e anche in gara, mascherando la scarpetta facendola sembrare un classico modello della collezione.

P: Adam è stato a capo del test, io questa volta sono rimasto in osservazione, dando qualche suggerimento per diverse soluzioni. Ricordiamoci però di una cosa: chi fa realmente le scarpe non siamo certo io e Adam. Si tratta di un team di tecnici e modellisti con a capo Luca Gabrielli con i quali discutiamo e condividiamo le nostre idee e percezioni. È impossibile che un atleta, come Adam, alla sua prima esperienza potesse sviluppare un prodotto finito con tutte le soluzioni tecniche ed i problemi costruttivi. Il potenziale lo ha, ma prima di poter arrivare a padroneggiare un progetto così ci vogliono anni di esperienza. Ci tengo sempre a sottolinearlo, un arrampicatore non ha mai fatto una scarpetta, ma è un lavoro di gruppo.

A: Io ho fatto presente le priorità dal mio punto di vista, la ricerca di una scarpa veramente specifica che potesse funzionare al 100% in spalmo e in qualcosa che adesso noi chiamiamo “smedging”: un appoggio del piede molto piccolo e svaso. No avevo esperienza nello sviluppo di un prodotto, per questo tante delle proposte che avevo in mente ho imparato che non possono funzionare a livello costruttivo, è stato un processo davvero interessante.

Ondra Comp_Presentazione
Adam Ondra e La Sportiva

Ondra Comp è solo per professionisti?

A: Si tratta di una scarpa solo specifica, ma adatta a tutti coloro che frequentano le palestre di boulder: lo stile di arrampicata in spalmo su grandi volumi non viene praticata solo ad alti livelli. È ovviamente una scarpa da performance, quindi non adatta a principianti, ma pensata per tuttii climber che si dedicano solo al boulder, all’indoor. Inoltre quando si parla di scarpa tanto dipende dal peso: io coi miei 70 chili trovo che Ondra Comp sia abbastanza morbida e non potrei mai utilizzarla nei progetti su roccia, tuttavia un climber più leggero potrebbe trovarsi bene nell’utilizzarla quasi per tutto perché magari più rigida sotto il suo peso.

Nella storia delle scarpette di La Sportiva, solo 5 arrampicatori hanno dato il loro nome. È un po’ come entrare nella storia non solo per quello che fai ma anche con un oggetto materiale che porta il tuo nome. Come ti senti?

A: Sicuramente per me è un grande onore che non mi sarei mai aspettato prima di oggi. Conosco le scarpette di grandi come Mariacher o Tommy Caldwell con le TC Pro che ho utilizzato in passato.

P: Poi si sono state anche le Kaukulator di Ron Kauk, le SG… un numero abbastanza ristretto. Il nome Ondra Comp è stata una scelta di La Sportiva, non solo epr una questione di marketing. Un po’ per riconoscenza nei confronti di una figura come Adam, con noi ormai da 16 anni, un po’ perché Adam si è sempre dimostrato interessato e coinvolto nell’argomento scarpa. Ci sono fortissimi arrampicatori che non sono così interessati al lato tecnico e costruttivo, ed arrampicano con 1 o 2 modelli per tutta la loro vita senza l’interesse nel migliorarli. Adam invece ha sempre avuto questa attenzione verso l’attrezzo, la scarpetta: ci sembrava un giusto omaggio. Quando metti insieme motivazioni forti come quella di un atleta che vuole migliorare le proprie prestazioni anche tramite la miglior attrezzatura, ed un marchio aperto alla novità ed al migliroamento, a volte uno più uno non fa due, ma tre.

Cosa ti dà la motivazione dopo tutti questi anni?

A: Tanta gente dice “Io scalo solo per divertimento”: lo faccio anche io, ma mi piace farlo spingendo i miei limiti. Divertirti è okay, ovviamente quando mi alleno per le gare è un po’ diverso, non si tratta sempre di divertimento. Ci sono giorni in cui fremo dalla voglia di uscire su roccia, ma so che devo allenarmi indoor per le gare. E poi ho tanti sogni: sogno di scalare alcuni progetti o pareti e per farlo so che devo allenarmi, che scalare solo su roccia non è abbastanza per essere forte ed in forma. L’allenamento è anche uno strumento per realizzare i miei sogni e alternare roccia ed indoor alimenta la voglia uno dell’altro.

“Adam the Climber” è uscito recentemente. È un po’ come foste andati ad arrampicare insieme, uno va da primo, l’altro sale per secondo ed insieme si arriva al coronamento del progetto.

P: Da sempre, ogni volta che andavamo a scalare insieme era Adam a condurre la salita da primo, malgrado fosse un ragazzino e io gestissi la parte della sicurezza. In questo libro invece, è un po’ come se per la prima volta fossi salito io da primo, con lui sotto a farmi sicura raccontandomi di sé e dandomi le motivazioni per proseguire nel modo giusto. Verba volant, scripta manent, si dice: era importante fermare una cultura intera, non solo quello che ha fatto Adam. Ho cercato tramite la sua vita e le sue imprese, di raccontare anni di una cultura, quella che gli è stata trasmessa dai genitori e che non è così lontana da quello che ho vissuto io quando ho cominciato ad arrampicare.