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Paolo Marazzi e Luca Schiera: la Trilogia del Masino

Text Paolo Marazzi

Credo di aver portato a termine diverse cose difficili, quantomeno per me, nella mia vita. Ma forse quest’avventura è quella nella quale ho dovuto metterci più impegno, sia a livello fisico che mentale. Non è stata una spedizione o un viaggio, sono state solo poche ore, poco più di un giorno, ma uno molto intenso.

L’idea è arrivata da Luca Schiera poco più di due anni fa. Il progetto era semplice: un giro ad anello che colleghi le tre vie simbolo dell’alta difficoltà della Val Masino, una linea logica tra una montagna e l’altra rimanendo in quota. 

Le tre vie furono aperte a fine anni 80 su difficoltà molto alte, con passi in aderenza obbligati, dove spesso c’è il rischio di infortunio. Sto parlando di Elettroshock al Picco Luigi Amedeo, La spada nella Roccia in Qualido e Delta Minox allo Scingino.

Una cavalcata lunga tutta la Val di Mello. Ma bisognava allenarsi, studiare le vie e trovare i passaggi dal Qualido in poi, dove non esiste sentiero.

Abbiamo iniziato lo scorso anno, ma tra brutto tempo ed impegni vari abbiamo provato Elettro, La Spada e abbiamo speso due giornate a cercare un passaggio lungo il Cavalcorto. Quella è la vera incognita. Abbiamo lasciato una fissa negli ultimi 50m, il resto abbiamo deciso di farlo slegati il giorno del giro. Siamo partiti il 3 settembre fermandoci qualche ora sotto il Qualido per poi affrontare la parete prima dell’alba. Allo Scingino siamo arrivati attorno alle 3, abbiamo iniziato a scalare ma dopo 4 tiri ho iniziato a stare male: allucinazioni. Sbagliavo qualsiasi cosa comprese le manovre più semplici e dopo pochi attimi di riflessione abbiamo deciso di scendere. Non si poteva continuare la via, troppo pericoloso. Forse non si trattava di un progetto alla mia portata. 

Dopo quel primo tentativo non ne abbiamo più parlato. Abbiamo continuato a scalare insieme, siamo anche andati in Patagonia ma ad inizio stagione ho guardato Luchino: “Allora? Quando ci riproviamo?”.

Lui pensava avessi mollato, aveva già chiamato un altro ragazzo per riprovare il giro. Però forse con me si diverte di più o forse si fida e basta; fatto sta che decidiamo di riprovarci. 

Ci alleniamo, andiamo a correre, in bici, scaliamo altre vie più semplici per cercare di trovare quel feeling perfetto dove ti fidi pienamente della persona che è con te. Dove non serve mezza parola per capirsi. Ogni movimento non ha bisogno di essere commentato. Io mi fido di lui, lui di me. 

Saliamo Delta ad inizio stagione, poco dopo andiamo a fare La Spada, usciamo in cima e riproviamo il traverso della Val del Ferro. Non vogliamo più risalire la via slegati. Proviamo a percorrere la cengia mediana che traversa il Cavalcorto. Arriviamo quasi alla fine dove una placca di circa 40 metri separa la cengia d’erba con il canale. Cosa possiamo fare? È un placca liscia che non sembra affrontabile. Il giorno del giro si dovrà fare di notte e senza scarpette.

Improvvisamente il morale si abbassa. Rifare la via slegati non ci va per nulla, scendere in paese e risalire non ci piace, rovinerebbe quell’anello metaforico che da tempo avevamo in mente. Sto quasi per tornare indietro quando improvvisamente sento Luchino dire: “io vado”. Se lui va devo farlo pure io. Alla fine non è così estremo come sembrava. L’anello esiste, ora bisogna solo farlo.

Il 16 luglio partiamo, arriviamo alla base di Elettro piuttosto velocemente, iniziamo a scalare in e in due tiri siamo quasi in cima, scendiamo e cominciamo a camminare velocemente, vogliamo arrivare il prima possibile sotto il Qualido per scalarlo con la luce. In due ore siamo quasi alla fine della via. Però da li in poi serve la frontale. È buio quando arriviamo in Val Livincina. Iniziamo a camminare fuori dal sentiero per salire il passo che porta al Cavalcorto, tagliarlo di netto dalla famosa cengia e scendere all’attacco di Delta Minox.

Attorno all’1 decidiamo di dormire, 40 minuti saranno sufficienti per riposare. Ma la temperatura quella notte non è così alta e per risparmiare peso non abbiamo portato nulla per coprirci; fa troppo freddo. Ricominciamo a camminare senza fermarci. Alle 6 del mattino circa siamo sotto Delta Minox. Inizio io, poi Luchino parte per la sezione centrale e a me tocca il finale. Odio gli ultimi tiri di placca. Li soffro, mi fanno paura, ho davvero la sensazione di schiantarmi da un momento all’altro. Parto, scalo e non so come arrivo in sosta. Non riesco ad urlare a Luchino perché sto piangendo. Cerco di sfogarmi finché non arriva. Non posso farmi vedere cosi. 

Il tutto però dura poco. Ripartiamo, dobbiamo salire gli ultimi due tiri.

Dopo circa mezz’ora siamo in cima. Abbiamo portato a termine l’esperienza più impegnativa della nostra vita. Il trittico è nostro, l’anello è fatto.

Più di 3500 metri di dislivello positivo, 1200 metri di scalata, 38 tiri quasi sempre impegnativi. 

12 ore a piedi di cui 7 fuori dai sentieri. 

Questa è la nostra esperienza, il nostro progetto, il nostro sogno realizzato. 

Elettroshock – La Spada nella Roccia – Delta Minox.

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