La sognavamo da tantissimi anni e dopo oltre venti ore di volo e tre scali eccoci qui, appena atterrati ad El Calafate, nel cuore della Patagonia del nord.
Non appena si aprono le porte dell’aeroporto veniamo ributtati dentro da un vento pazzesco. Ci guardiamo stupiti da questo “benvenuto” un po’ inusuale, saliamo in macchina e si parte per El Chaltèn, una località definita negli ultimi anni come la “Capitale Nazionale del Trekking in Argentina”.
Attraversiamo lentamente il lato più orientale del Lago Argentino, con i suoi colori assurdi ed entriamo velocemente in simbiosi con il paesaggio circostante fatto di assenza totale di piante, di animali e case ma di una bellezza da lasciare senza fiato.
Il tempo scorre inesorabilmente, il sole inizia a scendere mentre guidiamo lungo la famosa Route 40. Le previsioni danno neve in serata e il cielo si copre velocemente portando con sé timidi rovesci di neve. Verso sera arriviamo ad El Chaltèn e come previsto Fitz Roy e Cerro Torre sono completamente avvolti dalle nuvole.
È novembre inoltrato e le ore di luce sono tantissime così ne approfittiamo subito per visitare il paese. Meno di duemila abitanti, case coloratissime e alcune costruzioni ancora da finire. Qui si incontrano veri appassionati di montagna che sorseggiano una birra e che dialogano di imprese fatte o escursioni da fare. Una grande famiglia di arrampicatori, escursionisti o semplici appassionati outdoor.
Le speranze di un netto miglioramento cessano dopo pochi minuti perché il cielo si fa sempre più cupo ma la voglia di scoprire è tanta, così ci spostiamo in macchina verso la zona di El Pilar. Più ci addentriamo e più i rovesci di neve si avvicinano a noi fino a raggiungerci. Con immenso stupore ci ritroviamo in pochi secondi sotto una bufera di neve.
L’appuntamento con Fitz Roy e Cerro Torre è da rimandare ma dato che le previsioni prevedono un repentino miglioramento del tempo verso le due di notte decidiamo di puntare la sveglia alle quattro per provare ad immortalare un’alba mozzafiato.
Suona la sveglia e dopo dieci minuti siamo già fuori casa, zaino e macchina fotografiche pronte, ci spostiamo verso il confine del parco per godere di una visione a dir poco unica dell’intero gruppo di montagne. Non c’è anima viva in giro e la temperatura è scesa sotto lo zero. Il silenzio che si respira è qualcosa di formidabile quanto il nostro stupore nel constatare che non vi sono nuvole.
Il Cerro Torre ed il Fitz Roy sono lì, immobili, unici, da mozzare il fiato. Ed il silenzio che regna in questi istanti è un qualcosa di magico e surreale.
Dopo una serie infinita di scatti decidiamo di rientrare a casa per preparare il resto dell’attrezzatura ed incamminarci per la nostra prima escursione che ci avvicinerà al Cerro Torre.
Il trekking verso la Laguna Torre è semplice ma molto affollato. La camminata inizia con un bello strappo verticale che poi spiana. Dopo alcuni chilometri, l’unico vero protagonista della scena rimane il Cerro Torre. Siamo letteralmente meravigliati dalla bellezza che abbiamo davanti. Di fronte a tanta maestosità ci sentiamo così piccoli ed insignificanti e capiamo ulteriormente l’importanza nel rispettare la natura ogni giorno.
Dopo un paio d’ore in paradiso torniamo verso valle e come da previsione ritorna il vento e si ricopre il cielo. Niente da fare, stanotte pioverà.
Il risveglio è buono, il cielo è ancora parzialmente nuvoloso ma durante il giorno sono attese ampie schiarite. Ci incamminiamo verso la Laguna de Los Tres, un trekking semplice per i primi dieci chilometri di percorso ma che vede nell’ultima parte uno strappo di quattrocento metri. L’escursione inizia attraversando il fiume, la vegetazione, salendo di quota, si dirada e anche le nuvole lasciano spazio ad un timido sole che inizia ad illuminare il Fitz Roy e il ghiacciaio Piedras Blancas. Il percorso è un “finto pianoro” e mentre ci apprestiamo a raggiungere il decimo chilometro intravediamo tante piccole formiche in lontananza che avanzano allo stesso passo. Ci guardiamo e sorridiamo. Ecco il tanto atteso muro finale.
Arriviamo in alto e di fronte a noi si presenta un mare bianco di neve: la laguna è ancora ghiacciata e le recenti nevicate rendono il paesaggio decisamente più invernale mentre alle nostre spalle, nella vallata, è già primavera.
Scegliamo un posto un po’ appartato e ci sistemiamo per godere il panorama nel silenzio assoluto. Ancora una volta non possiamo a fare meno di osservare quanto siamo piccoli nei confronti di madre natura e questa cosa ci fa riflettere sempre di più.
Il mattino seguente il tempo è ancora molto uggioso, perlustriamo la zona e nel tardo pomeriggio decidiamo di percorrere un vecchio sentiero non turistico che ci porta proprio sulla verticale dell’abitato di El Chaltèn. Una volta in vetta ritroviamo di fronte a noi il Fitz Roy ed il Cerro Torre. Osserviamo il paese visto dall’alto: c’è gente che cammina per le strade, alcuni seduti al bar sorseggiano una birra, i ristoranti cominciano a riempirsi. E noi? Noi siamo quassù, nel regno del silenzio e della meraviglia.
Scegliamo un posto un po’ appartato e ci sistemiamo per godere il panorama nel silenzio assoluto. Ancora una volta non possiamo a fare meno di osservare quanto siamo piccoli nei confronti di madre natura e questa cosa ci fa riflettere sempre di più.
Il cielo completamente azzurro purtroppo non resiste molto e tutto si ricopre all’istante. Non ci facciamo condizionare dalla negatività e decidiamo di rimane anche solo per goderci il panorama dall’alto. Attendiamo a lungo fiduciosi ed ecco, come un fulmine a ciel sereno, spuntare ad ovest un timido raggio di sole che va ad infiammare per un breve istante le nuvole strappandoci un sorriso.
Il giorno seguente ci svegliamo con un vento fortissimo e rovesci di neve. Nonostante le condizioni meteo non perfette, ci incamminiamo lungo il sentiero che porta al Loma del Pliegue Tumbado. Mentre saliamo inizia a nevicare, il meteo continua a peggiorare e l’idea di raggiungere la vetta tramonta velocemente. Decidiamo di proseguire per qualche metro per raggiungere almeno il belvedere.
L’intensa nevicata cessa improvvisamente, si alza la nebbia ed appare la Laguna Torre proprio sotto di noi, le nuvole corrono via velocemente e sbucano alcune vette tra cui il Fitz Roy. È un’emozione indescrivibile. La sensazione di freddo è tanta ma la meraviglia che abbiamo di fronte ci costringe a fermarci ancora un po’.
Raggiungiamo la macchina, un check all’attrezzatura e siamo pronti a ripartire: il nostro viaggio continuerà verso El Calafate, il Perito Moreno spingendoci poi fino in Cile nel parco Torres del Paine e terminerà nell’estremo sud, ad Ushuaia.
Ci voltiamo un’ultima volta verso l’abitato di El Chaltèn.
La malinconia è tanta. Una nostalgia romantica. Qui ci siamo veramente sentiti a casa.
L’atmosfera che si respira qui è unica al mondo e mentre accendiamo il motore della macchina, ci guardiamo e promettiamo: sarà un arrivederci e non un addio.
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