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Perfecto Mundo Stefano Ghisolfi

Itw Silvia Galliani

Photo Matteo Pavana

Stefano Ghisolfi, classe 1993, a soli 26 anni è considerato uno degli atleti più forti del mondo, tra i 4 arrampicatori ad aver mai scalato il grado 9b+. Nel 2010 è il miglior atleta italiano nella Coppa del Mondo lead di arrampicata, e nel 2017 sale al secondo gradino del podio della classifica generale. Oggi, indiscusso numero uno italiano e tra i migliori arrampicatori al mondo, Stefano ha solo un sogno, le Olimpiadi di Tokyo 2020.

Come ti sei avvicinato al mondo dell’arrampicata?
Il mio primo approccio allo sport in generale è stato attraverso la bicicletta. Ho iniziato con le gare di mountain bike perché mio padre è un maestro di bici e proprio dopo una di queste garette mi hanno fatto provare una parete artificiale su una diga in Val d’Aosta. Da quel momento ho capito che la bicicletta non faceva per me e ho iniziato a scalare. Mi piaceva così tanto arrampicare che salivo su ogni lampione o cartello stradale della mia città, Torino, e mio papà, invece di dissuadermi e dirmi di scendere, mi incoraggiava nel cercare di andare sempre più in alto. Ecco come è iniziata la mia passione per questo mondo.

E ormai sei uno dei più forti climber esistenti, il quarto al mondo ad aver scalato un 9b+, Perfecto Mundo, come ti è venuta l’idea di questo progetto e come ti sei preparato sia fisicamente che psicologicamente?
L’idea mi è venuta nel dicembre 2017, mi ero recato in Catalogna per cercare qualche via interessante dato che è il luogo dove si concentrano le vie più dure del mondo. Lì ho provato un paio di 9b e poi Perfecto Mundo che allora era ancora un progetto che non aveva completato nessuno. Ho tentato qualche via che ho chiuso velocemente a gennaio 2018. Questo mi ha fatto capire che il mio limite fisico era diverso da quello che mi aspettavo, Perfecto Mundo poteva essere la giusta via per me. Ho iniziato a provarla, ho fatto diversi tentativi, alcuni anche abbastanza senza speranza ma ho continuato in altri 5 viaggi successivi durante tutto il 2018 fino a dicembre, quando sono riuscito a salirla, esattamente un anno dopo.

Adam Ondra, con cui ti alleni spesso, è stato il primo a parlarti di Perfecto Mundo. Com’è scalare con lui e che tipo di rapporto avete?
Lui è quello che mi ha fatto conoscere questa via. Una volta stavamo scalando insieme e mi ha suggerito di provare questo progetto che lui, ai tempi, non lo aveva ancora fatto. Sapeva che Chris Sharma l’aveva chiodato senza mai scalarlo e Adam pensava potesse essere il mio stile.
Con lui mi sono allenato spesso anche su altri progetti o in falesia, soprattutto ad Arco. Ci stimoliamo a vicenda e spesso uno chiude delle vie prima che l’altro abbia anche solo il tempo di provare a scalare. Abbiamo questo tipo di agonismo che però è pulito, una sorta di competizione positiva e stimolante sia in gara ma anche sulla roccia.

Come ci si sente ad aver portato a termine un progetto così ambizioso, un traguardo che solo in pochi al mondo sono riusciti a raggiungere?
Come dicevo, a dicembre 2018 sono riuscito a salire Perfecto Mundo, una via di difficoltà 9b+ ovvero la seconda difficoltà a livello mondiale e per me è stato il coronamento di un sogno e di un obiettivo che ho portato avanti nel corso di tutto l’anno. È stato emozionante ed anche liberatorio al tempo stesso, era un progetto che avevo da una anno e da un certo punto di vista era un obiettivo che mi motivava ma al tempo stesso mi frustrava. Mi è capitato di cadere ad un passo dal completamento, altre volte mi sentivo molto in forma ma la via era bagnata, quando finalmente ce l’ho fatta mi sono sentito libero di dedicarmi ad altro. Anche se nel frattempo ho continuato lo stesso ad allenarmi per le competizioni, portare a termine questo grande obiettivo ha rappresentato anche la fine di un periodo della mia vita, la chiusura di un cerchio che mi ha dato, ad oggi, forse la più grande soddisfazione della mia vita. Dopo Perfecto Mundo ho iniziato un nuovo periodo della mia vita, quello dedicato a cercare di qualificarmi per le Olimpiadi.

Oltre alla motivazione, quanto è importante avere qualcuno che ti supporta nel tuo percorso?
Io dico sempre che il mio motivatore principale è la mia ragazza Sara che mi accompagna un po’ dappertutto, è venuta con me durante tutti i viaggi per andare a fare Perfecto Mundo ed era lì che mi faceva sicura quando scalavo. C’è un motivo particolare per cui lei è una spinta per me, quando siamo andati la prima volta a provare quella via era una situazione un po’ difficile a causa della sua condizione di salute particolare tanto che abbiamo dovuto portare con noi anche un macchinario per la dialisi durante i viaggi in Spagna. Non era facile per lei accompagnarmi, ma l’ha sempre fatto col sorriso e per me è stata la motivazione più grande. La vedevo affrontare talmente tante difficoltà che mentre arrampicavo pensavo che quello che stavo facendo io erano delle cazzate in confronto! Quindi sì, avere qualcuno che ti supporta e che crede in te e che anche condivide la tua stessa passione è vitale. Noi viviamo insieme, scaliamo insieme e viaggiamo insieme e questo mi da una motivazione in più per farlo.

Il climbing ha guadagnato un’enorme popolarità nel corso degli anni, fino ad arrivare al coronamento definitivo appunto con le Olimpiadi.
Da quando il climbing è nato negli anni ’80 è sempre e solo cresciuto nel tempo quindi sicuramente non si tratta di una moda del momento ma piuttosto di una progressione costante di un’attività che è sempre più facile praticare. Stanno aprendo palestre in tutte le città, ci sono sempre più pareti chiodate, più gente che scala e adesso è più facile praticare questo sport rispetto a qualche anno fa, quindi è una disciplina che giustamente sta crescendo tanto. Non mi sento di dire che sia solo una moda, perché le mode vanno e vengono, quanto piuttosto uno sviluppo naturale di uno sport che tante persone stanno scoprendo. Adesso è sicuramente più facile scalare rispetto a molti anni fa e la cosa bella è che è uno sport sociale, andare a scalare con gli amici è decisamente più divertente che farlo da soli!

E più a lungo termine, dopo la carriera da climber?
Molti climber si sono dedicati all’alpinismo alla fine della loro carriera da scalatori, ma al momento non è una cosa che mi attira perché sono concentrato su quello che sto facendo ora e non ho ambizioni alpinistiche non avendo mai provato. Sono nato nell’arrampicata sportiva e non nell’alpinismo quindi vedo la mia attività come fine e non mi sono mai posto il problema di trasferirmi su altro.
Sicuramente la mia carriera da atleta prima o poi finirà per ovvi limiti fisici e umani ma mi piacerebbe rimanere nell’ambiente dell’arrampicata. Ad oggi è questo il mio lavoro ma al tempo stesso è anche la mia passione e non credo si esaurirà anche una volta che non dovesse più essere la mia professione. Dovrò solo trasformarlo in un lavoro diverso da quello della pura prestazione sportiva ma credo ci siano molte possibilità. Ancora devo trovare la mia strada ma spero di avere ancora tanto tempo a disposizione per scalare!