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Project Drawdown: quattro soluzioni contro la crisi climatica

By: Sofia Pasotto
Photos: Matteo Pavana

Se avessimo già tutte le soluzioni per contrastare la crisi climatica?

Abbiamo già le soluzioni per salvare il mondo, e sono tutte riunite in Project Drawdown, un progetto fondato nel 2014 e mirato a dare il proprio supporto nel raggiungimento del “drawdown”, quindi di quel punto nel futuro in cui i gas serra in atmosfera smetteranno di crescere e inizieranno a diminuire.

L’azione climatica, declinata in molteplici ambiti, è alla base del progetto, che si propone di fornire a governi, università, multinazionali, policymakers e comunità le soluzioni alla crisi climatica. La peculiarità di Project Drawdown è che le soluzioni presentate sono tutte implementabili da oggi. Sicuramente non tutte avranno lo stesso impatto, né tantomeno sarà possibile svilupparle nello stesso arco temporale, ma ognuna di esse ha potenzialmente un ruolo importante nella risoluzione della crisi climatica: fermare il cambiamento climatico è possibile, ma è essenziale cooperare a livello internazionale per avere successo.

Ogni soluzione presentata da Drawdown è fattibile ed economicamente realistica, e viene illustrata in due scenari diversi: il primo prevede un aumento di temperatura di 2°C entro la fine del secolo, mentre il secondo limita l’aumento a +1.5°C nello stesso periodo. Le quattro soluzioni che avrebbero il maggior impatto positivo sul clima nel trentennio 2020-2050 nello scenario di aumento della temperatura globale di un grado e mezzo sono la creazione di parchi eolici a terra e di impianti fotovoltaici su scala industriale, la riduzione dello spreco di cibo e l’adozione di una dieta a base vegetale. La maggior riduzione delle emissioni di CO2 equivalente deriverebbe dall’incremento dei parchi eolici onshore finalizzato a produrre circa il 22% dell’energia globale, in confronto al 4% attuale. Questa soluzione permetterebbe di risparmiare l’emissione di una quantità di gas climalteranti compresa tra le 47 e le 147 gigatonnellate (una gigatonnellata equivale alla massa di 10.000 portaerei statunitensi a pieno carico e ogni anno la media globale di emissioni prodotte da tutte le attività antropiche è di circa 40 gigatonnellate).

Al secondo posto nella classifica delle soluzioni più efficaci per contrastare il cambiamento climatico c’è lo sfruttamento dell’energia solare con pannelli fotovoltaici, che permetterebbe di ridurre tra le 42 e le 119 gigatonnellate di CO2 equivalente.

Al terzo posto, con 90-101 gigatonnellate sottratte, c’è la diminuzione dello spreco di cibo: infatti un terzo del cibo prodotto a livello globale non viene mangiato, il che significa che sussiste un inimmaginabile spreco di risorse e un’inutile produzione di emissioni. Negli stati in cui il reddito è basso, solitamente lo spreco avviene in modo non intenzionale e accade nella prima parte della filiera, quindi durante la raccolta e la conservazione degli alimenti, mentre nei paesi a reddito elevato, lo spreco è “intenzionale”, siccome rivenditori e consumatori scartano il cibo in base a come si presenta, alla colorazione, alla presenza di ammaccature nell’imballaggio e così via. 

Infine, l’adozione di una dieta vegetale è senza dubbio uno dei “piccoli passi” che ogni persona può fare per essere sostenibile nella propria quotidianità e ridurre il proprio impatto ambientale. Infatti, il consumo di carne e derivati alimenta un’industria altamente inquinante, che basa la sua rendita sullo sfruttamento del suolo, sulla deforestazione e sul sovraconsumo di risorse e sulle emissioni dirette derivanti dai capi di allevamento. Il cambiamento di dieta potrebbe portare a una riduzione delle emissioni compresa tra le 64 e le 91 gigatonnellate di CO2 equivalente.

È dunque vero che abbiamo tutte le soluzioni per risolvere il collasso climatico? Ebbene sì, possediamo i vari ingredienti ma manca quello principale, l’unico che può tenere insieme l’intero progetto: la volontà politica di cambiare le cose. Project Drawdown fornisce degli spunti estremamente concreti e realistici che i governi di tutto il mondo potrebbero tenere in considerazione nell’adozione e implementazione delle loro politiche climatiche e ambientali, in particolar modo di quelle volte alla decarbonizzazione: la ricetta per “salvare il mondo” è questa, bisogna solo trovare l’ingrediente mancante.