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Ride to Ski: bikepacking e sci sulle Dolomiti

By: Henna Palosaari

Photos: Richard Buchner

È la fine di febbraio a Innsbruck. Henna è seduta alla sua scrivania e guarda la mappa per scoprire le destinazioni più vicine, cerca luoghi che offrano interessanti opportunità sciistiche e che possano essere facilmente raggiunti in bicicletta. L’inverno sulle Alpi austriache appena trascorso è stato il peggiore in tanti anni. Le classiche distese di neve fresca sono state sostituite da erba e fango. Normalmente, in questo periodo dell’anno, le persone sono troppo occupate a godersi le giornate sciando nelle località innevate più belle per pensare anche solo di sprecare del tempo prezioso in sella ad una bicicletta, un’attività che invece normalmente viene relegata ai mesi estivi.

Quest’anno è stato diverso: abbiamo dovuto stravolgere i nostri piani e vedere finalmente se combinare due sport come il bikepacking e lo snowboard potesse essere davvero divertente. “Lo stiamo facendo davvero!” ha esclamato Malva mentre salivamo sulle nostre bici a Innsbruck. “La mia bici trema tantissimo, è normale?” ha chiesto Henna, apparentemente nervosa dopo i primi 500 metri. Sami l’ha rassicurata dicendo che una volta arrivate sulle Dolomiti si sarà ormai abituata. Le Dolomiti, una destinazione fatta di iconiche montagne, cime aguzze e pareti a strapiombo che si ergono altissime, sia in estate che in inverno. E, soprattutto, un luogo che dista solo un paio di centinaia di chilometri da casa nostra, il che lo rende raggiungibile anche in bicicletta. L’unica domanda che ci ponevamo era se il nostro programma di viaggio, da Innsbruck al Lago di Garda, 5 giorni in bicicletta e 4 sugli sci, fosse effettivamente realistico e non solamente uno sforzo immane.

Ride to Ski
Ride to Ski
Fiocchi di neve e squali

“È sicuramente la prima volta che qualcuno si muove in bicicletta per andare a fare scialpinismo” Henna ha affermato mentre ci dirigevamo verso il primo spot in cui sciare. Il limite delle nevicate era ancora più alto del normale, attorno ai 1000-1500 metri. Normalmente guidavamo fino al limite della neve e iniziavamo il nostro tour, ma questa volta è stato diverso. Abbiamo prima dovuto salire in bici per 600 metri dal paese, poi indossare gli sci e affrontare il resto dei 750 metri con sci e splitboard.

Le nostre biciclette erano cariche di attrezzatura: scarponi da sci e snowboard, zaini, bastoncini, pelli di foca, giacche e gusci, ramponi e sacchi a pelo, il tutto assicurato con tantissime, tantissime cinghie. “Almeno saremo già calde appena iniziamo il tour” ha scherzato Malva. Quando siamo arrivate al nostro alloggio la sera precedente, la neve aveva iniziato a cadere, facendoci sperare in qualche bella linea per il giorno successivo. Gli alberi e i tetti erano coperti da un sottile strato di bianco che ha fatto brillare l’intera città al sole del mattino mentre salivamo in bicicletta, entusiaste per la prima giornata sugli sci. “Attenzione agli squali” grida Henna mentre scendevamo lungo una linea di neve fresca da Vennspitze. Non proprio uno scherzo in quanto non c’era ancora abbastanza neve per coprire tutte le rocce, ma questo non ci ha impedito di goderci le prime curve. “La neve fa schifo ma almeno è divertente sciarci” Malva ha espresso il pensiero di tutte noi mentre scendevamo gli ultimi metri. A parte gli scherzi, la realtà era che dovevamo ancora percorrere altri 31 chilometri in bicicletta fino al nostro alloggio successivo.

Esauste, abbiamo attraversato al buio il confine con l’Italia, vestite con tutti gli strati che avevamo, e siamo scese verso Vipiteno. “Non credo che potremo continuare a farlo per altri 7 giorni di fila” ha detto Sami, e tutte noi abbiamo annuito in silenzio. Lezione imparata: mentre ci godevamo un’abbondante cena, abbiamo deciso di dividere il resto dei giorni tra le due attività per rendere l’esperienza più semplice e, soprattutto, più piacevole.

Ride to Ski
Ghiaccio e Dolomiti

“Assurdo, sembra una pista da sci!” ha esclamato Sami dopo che eravamo appena riuscite a superare un sentiero chiuso con centinaia di alberi caduti. La pianificazione del percorso durante un viaggio invernale in bikepacking è molto diversa da un normale viaggio in bicicletta. Le belle stradine sterrate che di solito preferiamo percorrere avrebbero potuto essere coperte di neve o trasformate in un improbabili  piste da sci ricoperte di giacchio luccicante. Abbiamo dovuto imparare la lezione sul campo durante il viaggio. “Non si riesce a frenare” ha urlato Henna mentre cercava di mantenersi in equilibro sulla stradina ghiacciata.

Siamo sopravvissute ma abbiamo deciso di deviare il resto del nostro percorso verso alcune strade più grandi per evitare altre spiacevoli sorprese. Abbiamo spinto le nostre bici lungo il percorso ghiacciato mentre guardavamo la prima vetta delle Dolomiti all’orizzonte. Il viaggio di 90 chilometri fino al Camping Sass Dlacia è stata una vera e propria missione che ha richiesto un’intera giornata, ma le cime montuose a strapiombo colorate nei toni del rosa e del viola ci hanno dato un benvenuto caldo e indimenticabile nelle Dolomiti. Un po’ meno accogliente è stato il tamburellare delle gocce di pioggia la mattina successiva. Il campeggio si trova a 1500 metri, non un’altitudine sufficiente per trasformare la pioggia in neve. “Di solito è percorribile”  ha detto Henna, indicando una cima alla nostra sinistra mentre ci dirigevamo verso il rifugio Lavarella. La mancanza di neve ha reso quindi necessario modificare il programma del giorno successivo. Semplicemente non c’era abbastanza neve per sciare nel luogo che avevamo scelto. “Il resto della parete è puro ghiaccio da qui alla cima” ha detto Malva.

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La neve che aveva cominciato a cadere dopo il nostro arrivo al rifugio aveva incontrato troppo vento per riuscire ad attaccarsi ai pendii ghiacciati. Ma la creatività si è rivelata la chiave di questo viaggio e ci ha permesso di trovare sempre un modo per sfruttare al meglio le condizioni incontrate, non importa quanto brutte fossero. Dopo esserci guardate intorno abbiamo individuato un piccolo canale dall’aspetto interessante e una conca che sembrava innevata e dove abbiamo deciso di sciare. “Go girls” ha scritto Sami sulla neve mentre Malva e Henna salivano verso il canale. Il vento soffiava freddo ma il sole splendeva mentre scendevamo. “Non perfetto ma molto meglio di quanto mi aspettassi” ha detto Henna, contenta per la giornata. Il sole al tramonto ha colorato con toni caldi le montagne affilate, dandoci la conferma definitiva di aver trascorso una splendida giornata in montagna.

Ride to Ski
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Imbrogliare per massimizzare i tempi di inattività

“Non mi sento bene” ha detto Malva mentre il massiccio più alto delle Dolomiti, che svetta a oltre 3000 metri sul livello del mare, ci guardava dall’alto. La salita, famosa tra ciclisti e stradisti, ora non vedeva altro che tre ragazze con bici da 40 chili cariche di attrezzatura da sci. “2 chilometri in un’ora” ha esclamato Sami ridendo e guardando l’orologio per capire il ritmo con cui ci stavamo muovendo. “Però guarda che spettacolo” le ha fatto notare Henna con ammirazione verso la Marmolada e le maestose vette vicine che risplendevano nella luce della sera ricoperte di neve fresca. In quel momento tutto aveva un senso, anche un tour sugli sci di 9 giorni spostandosi in bicicletta.

Dopo aver visto la neve fresca sulla regina delle Dolomiti e sapendo che tutto era accessibile dalla funivia del comprensorio, abbiamo deciso di premiarci e massimizzare il tempo trascorso sciando invece di sprecarlo salendo. Dopotutto era l’ultimo giorno del viaggio in cui avremmo potuto sciare. “Ecco perché lo facciamo!” ha urlato di gioia Henna.

Abbiamo trovato linee fresche tra le falesie, curve divertenti accanto a quelle già tracciate, neve buona e neve cattiva mentre ci godevamo il sole splendente e ammiravamo i magnifici panorami delle Dolomiti. Con un enorme sorriso sui volti, abbiamo caricato gli sci sulla bici e abbiamo iniziato una breve discesa verso l’alloggio successivo, solo per poi renderci conto che avevamo prenotato quello sbagliato in un villaggio sull’altro versante della Marmolada. Ma questa ennesima disavventura non poteva rovinare il nostro umore quel giorno, quindi abbiamo continuato a pedalare fino al paesino successivo e da lì abbiamo prenotato un nuovo hotel.

Con le ultime maestose vette delle Dolomiti alle nostre spalle, e il calore del sole che si faceva sempre più intenso, ci siamo dirette verso la nostra ultima destinazione, il Lago di Garda. Ben presto l’unica traccia della neve e dell’inverno è diventata la strada che da ghiacciata si faceva via via sempre più asciutta. Passando accanto ai vigneti italiani, ci siamo sentire leggere e rilassate, ci siamo tolte alcuni strati e abbiamo chiacchierato con i ciclisti locali mentre ci passavano accanto. Sapevamo che ci stavamo avvicinando alla nostra destinazione finale.

Forse è stato il vento a favore o la consapevolezza che presto avremmo potuto stappare la bottiglia di champagne regalataci dal nostro ultimo host, ma gli ultimi chilometri fino a Riva del Garda sono trascorsi in tutta tranquillità.

“Lo abbiamo fatto davvero!” ha gridato Sami stappando la bottiglia di champagne e versando il contenuto su Henna e Malva. “E non è stata solo una sofferenza” ha scherzato Henna, con il sapore di champagne in bocca. Un viaggio di 9 giorni che unisce due dei nostri sport preferiti si è rivelato un bellissimo mix di sudore, risate, ghiaccio, neve e amicizia.

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