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Annti Autti, una scheggia di luce nell’oscurità

Una scheggia di luce nell’oscurità

Vivere non è sopravvivere. 

Dentro l’onda più turbolenta 

C’è una zona di calma

Una scheggia di luce nell’oscurità.

Pazzo per la tempesta – Norman Ollestad

Mi chiamo Antti Autti e sono finlandese. Vado in snowboard dal 1995 e sono professionista dal 2001. Ho trascorso i primi dieci anni della mia carriera viaggiando in giro per il mondo e gareggiando a livello internazionale. Sono anche andato alle Olimpiadi. Dal 2010 ho iniziato a concentrarmi solo sul freeride e a esplorare questo universo. Intanto ho realizzato diversi film, come Arctic Lights, Yukiguni e Closer. Lultimo progetto si chiama Roam e mostra una prospettiva artistica sulle mie avventure in splitboard mentre inseguo il ciclo di luce in continua evoluzione. Lidea è offrire un nuovo punto di vista sulla montagna interpretata in chiave creativa: dal buio totale della notte polare in pieno inverno al sole di mezzanotte della primavera artica*, Roam fa emergere lo straordinario contrasto di luce della Scandinavia settentrionale.

* Al di là del Circolo Polare Artico, il sole rimane d’estate sopra l’orizzonte per almeno 24 ore consecutive (sole di mezzanotte). Viceversa durante l’inverno il sole rimane sotto l’orizzonte per almeno 24 ore consecutive (notte polare). 

Antti cosa vedi guardando fuori dalla finestra?

«Un fiume e la collina dove ho iniziato a fare snowboard».

Ti senti un privilegiato per il lavoro che fai? O è solo una professione come unaltra?

«Mi sento molto fortunato e penso di essere privilegiato ad avere così tante persone talentuose che mi supportano nel mio lavoro. Quello che faccio è possibile grazie a una combinazione di elementi: impegno, obiettivi, perseveranza, talento, sogni, fortuna, creatività e condivisione».

Perché una persona dovrebbe vedere Roam?

«Se vuoi sentirti come se fossi stato invitato a partecipare a unincredibile avventura al Circolo Polare Artico, nella quale hai lopportunità di disegnare la tua linea nella polvere vergine e provare un breve momento di calma in questo mondo a tutta velocità, allora Roam è il film che fa per te».

Roam è un film di snowboard o un progetto artistico? Dov’è il confine?

«Penso che sia una via di mezzo. Il film è stato realizzato per valorizzare e mostrare la bellezza dello snowboard e della natura del Circolo Polare Artico. Volevamo creare qualcosa che fosse immortale e offrisse alle persone una nuova prospettiva sul mondo outdoor, popolato da videoclip che girano al massimo della velocità e orari di produzione estenuanti».

Descrivi il Circolo Polare Artico a una persona che non lo vedrà mai.

«È una zona di luce in continua evoluzione, uno spirito libero straordinario e aspro. Ogni momento della vita qui viene vissuto intensamente, come se fosse lultimo, secondo le regole della luce naturale e non in base al tempo finto scandito dall’orologio».

Dai la tua definizione personale del concetto di “luce”.

«La luce è una celebrazione. È continua evoluzione e movimento. Riuscire a interpretarla rende la vita molto più piacevole».

Come scegli la tua linea?

«Ci sono molti aspetti che considero: la neve di sicuro è il fattore più importante, in secondo luogo entra in gioco l’estetica. Cerco anche di ascoltare cosa mi trasmette la montagna. Si devono considerare poi tutti i potenziali rischi: se quella linea per qualche ragione non è invitante, forse è meglio non percorrerla».

Chi è il regista del film?

«Il mio amico e direttore della fotografia Iisakki Kennilä, che ha anche creato insieme a me i cortometraggi Closer e Yukiguni».

Tre tuoi difetti?

«A volte mi carico di troppo lavoro, mi capita anche di essere ossessivo e quando arrivo in ritardo mi vergogno moltissimo».

La tua bucket list delle tre montagne sulle quali fare backcountry almeno una volta nella vita?

«Scegliere solo le montagne per me è difficile, consiglio però di andare a dare unocchiata alle Svalbard, all’Alaska e all’area di Kebnekaise».