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Sci e Japan Pow: un linguaggio universale

By: Chiara Beretta

Photos by: Yasuyuki Shimanuki, Austin Hopkins

Non importa da dove si viene o quale lingua si parla: quando si condivide la stessa passione per lo sci e per la neve non serve molto altro per creare una connessione profonda.

Di questo parla Lexicon, il corto diretto da Austin Hopkins e Loïc Isliker con il sostegno di Arc’teryx. Anzi, si potrebbe dire che è stata questa la scoperta fatta dalla crew durante le riprese che si sono svolte in Giappone, sui pendii sommersi di neve polverosa dell’isola di Hokkaido.

Japan Pow
Japan Pow

Hopkins, statunitense, e Isliker, olandese, hanno riunito per il progetto una crew internazionale di sciatori tra cui Tom Peiffer dal Canada, Edgar Cheylus dalla Francia, Maude Besse dalla Svizzera, Stinius Skjøtskift dalla Norvegia e Taiyo Nakanishi dal Giappone. I piani per il corto in origine erano diversi, ma in corso d’opera è stato inevitabile rivolgere l’attenzione a questa curiosa varietà di lingue e culture unite nella ricerca della perfetta Japan pow (o Japow).

«Austin all’aeroporto di Tokyo ha notato che avevamo tutti passaporti differenti. Non ne avevamo mai visti così tanti diversi impilati», racconta il co-regista Loïc Isliker. Con il passare dei giorni il tema della diversità linguistica e del modo in cui questa veniva tradotta nello sci, ha finito per cambiare la direzione dell’intero progetto. «La sorpresa più grande per me è stata che il film con cui siamo tornati a casa dal Giappone fosse completamente diverso rispetto a quello che avevamo proposto ad Arc’teryx per avere il loro supporto», conferma il co-regista Austin Hopkins. «Verso la fine del viaggio ho avuto l’idea di approfondire il tema della lingua e delle sfide che abbiamo dovuto affrontare per via delle barriere culturali, ma sempre usando lo sci come catalizzatore delle connessioni tra le persone».

Perché secondo voi lo sci ha questa capacità di favorire le connessioni tra le persone?

Loïc Isliker: Credo sia perché sciare può dare così tanta gioia che quando si incontrano altri sciatori si desidera soltanto condividere ed esprimere insieme a loro quella stessa sensazione. La maggior parte delle volte questo sentimento va a braccetto con l’amore per la natura e con lo stare all’aria aperta. Da subito, quindi, ci sono molti interessi in comune. Oltre a questo, anche semplicemente condividere la stessa passione con altri è fantastico e ti fa andare completamente in modalità nerd.

Lexicon

Come avete scelto gli sciatori che avete coinvolto nel progetto?

Loïc: Siamo tutti buoni amici e andiamo molto d’accordo. Per quanto mi riguarda, una parte importante del film era anche mostrare l’atmosfera divertente e di amicizia. Ero sicuro che con questo gruppo ci saremmo riusciti. Oltre a questo, la maggior parte di noi non era mai stata in Giappone e quindi ero certo che avremmo avuto la sensazione di esplorare una nuova cultura tutti insieme, come gruppo, e anche questo è un elemento cruciale del film.

Japan Pow

Come avete gestito le barriere linguistiche nel gruppo?

Austin Hopkins: Siamo stati fortunati ad avere un contatto sul campo, il fotografo e produttore locale Yasuyuki Shimanuki, che è rimasto con noi la maggior parte del viaggio e parlava un inglese straordinario. Sarebbe stato complicato lavorare con Taiyo (Nakanishi, ndr) senza la traduzione di Yasu. Tra gli atleti, ci sono stati sicuramente dei momenti in cui è stato difficile coinvolgere Maude ed Edgar, perché tutti cercavamo di comunicare l’essenziale in inglese. Fortunatamente però Loic Isliker parla fluentemente sia francese sia inglese; quindi, ha potuto tradurre e aiutare moltissimo. Un’altra grande sfida con le molte lingue della crew è stata la comunicazione via radio. Quando facciamo delle riprese di sci e sport d’azione dipendiamo moltissimo dall’uso di radio/walkie e se ci sono problemi con la comunicazione, parlando uno con l’altro a distanza, a volte si perdono le occasioni di luce buona, neve, tempismo, eccetera. Alla fine abbiamo risolto lavorando a distanze più ravvicinate, così da evitare di dovere usare solo la radio.

Japan Pow

Al di là del cambio di rotta sul tema del film, cosa vi ha sorpreso di più dell’esperienza?

Austin: Una grande sorpresa è stata la giornata vicino al Monte Tokachi, che si vede nel film. Trovare una giornata soleggiata, fredda e stabile quasi perfetta in alta quota, a metà gennaio, è abbastanza raro in Giappone. Siamo stati fortunati e abbiamo realizzato alcune riprese incredibili che contrastano bene con le classiche riprese nella neve profonda che caratterizzano il film. Sono rimasto sorpreso anche da quanto fosse facile orientarsi e viaggiare in Giappone. È una cultura così calda e accogliente che ci ha fatto sentire a casa dal momento in cui siamo arrivati!

Tra l’altro, perché proprio il Giappone?

Loïc: Beh, sciare in Giappone è il sogno di qualunque sciatore. Lì nevica così tanto, volevo davvero vederlo di persona. L’idea di avere così tanti giorni di powder è un sogno. Neve a parte, anche la cultura mi interessava molto, ero curioso perché avevo sempre sentito dire che è diversa e speciale.

C’è qualche aneddoto divertente del “dietro le quinte” che volete condividere?

Loïc: Ogni mattina prima di iniziare le riprese ci fermavamo da 7-Eleven per prendere il pranzo e gli snack da portare in montagna. All’inizio eravamo sopraffatti dalla varietà di cibo e spuntini diversi, ma dopo circa una settimana sapevamo esattamente cosa prendere e abbiamo iniziato a provare tutti questi snack particolari. Questo momento è diventato davvero parte della nostra routine ed era sempre divertente.

Austin: Probabilmente è abbastanza comune in molte troupe che vanno in Giappone, ma sicuramente la routine di aspettare con ansia la colazione, gli snack e il pranzo da 7-Eleven! Davvero, andavamo a letto ogni sera sognando cosa avremmo preso la mattina dopo. Così tanti dolci, caffè, bibite, panini, gyoza, sushi… Tutto cibo di qualità più elevata che in qualunque altra stazione di servizio al mondo. Ho anche molti ricordi divertenti di noi che ridiamo come matti ed urliamo dalla gioia ogni volta che qualcuno di noi faceva la curva perfetta nella Japan pow. È difficile descrivere la sensazione di affrontare una curva senza fondo in neve fresca mentre sta nevicando un sacco e sei con i tuoi amici in montagna! Ottimo gruppo, ottimo viaggio, ottima esperienza.

In definitiva, qual è il messaggio che volete trasmettere con il corto?

Austin: Credo che condividere a livello umano l’esperienza di viaggiare e sciare con i tuoi amici sia importante tanto quanto le condizioni, il meteo o le riprese, se non più importante. Con “Lexicon” abbiamo voluto portare l’attenzione sulla varietà di lingue che la nostra crew parlava, e con cui ogni tanto aveva qualche difficoltà, e sul fatto che non importa quale lingua parli o da dove vieni: possiamo tutti comunicare attraverso lo sci.

Japan Pow

Parlando in generale, un film sullo sci secondo voi deve avere per forza un qualche significato o può parlare semplicemente di belle linee da sciare?

Austin: È divertente e interessante vedere in cosa si è evoluto il mondo dei film sugli sport d’azione e sulla neve. In giro ci sono tanti ottimi contenuti e vengono raccontate storie bellissime. Personalmente credo che i film sullo sci non debbano essere solo una cosa. Sarebbe davvero noioso. C’è sicuramente un tempo e un luogo per i film che sono totalmente azione A+ e montaggi unici, ma c’è spazio anche per film con temi cinematografici e storytelling epici che possono o meno avere molto senso per un certo tipo di pubblico. Ma questa è l’industria. Ognuno scia in modo diverso, ognuno si muove in modo diverso e ognuno proviene da un background diverso, quindi perché non avere un pool di contenuti che rifletta questa varietà?

Loïc: I film sullo sci con un sacco di azione sulla neve e di belle linee sono sicuramente splendidi da vedere, ma per me possono diventare in fretta abbastanza noiosi. Per quanto mi riguarda, i film sullo sci idealmente dovrebbero avere belle sciate, una storia/avventura e un tocco creativo. Dopo la visione, lo spettatore non dovrebbe solo pensare “oh, che sciata spettacolare”, ma anche in qualche modo sentirsi ispirato. Da una nuova cultura che ha visto per la prima volta, ad esempio, o da come gli atleti sono riusciti a sciare la montagna dei loro sogni. L’azione sugli sci non deve necessariamente essere la più estrema o la migliore in assoluto, ma dovrebbe esserci una storia. Al di là di questo, credo che si possa catturare l’attenzione della gente in modo creativo, per esempio attraverso la musica o un particolare stile di ripresa. Secondo me finché lo spettatore dopo la visione resta un po’ in “trance” e sente il mood del film, allora hai fatto un ottimo lavoro.