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Scialpinismo a strati: i segreti del layering

By: Chiara Beretta

Photos by: Matteo Pavana

Il layering, ovvero il vestirsi a strati, è il faro che dovrebbe sempre illuminare la scelta dell’abbigliamento per un’avventura in quota, dove tipicamente le condizioni atmosferiche possono cambiare rapidamente nel corso della giornata. Quando però si tratta di scialpinismo, un’attività aerobica che necessita sia di impermeabilità e di calore sia di traspirabilità e leggerezza, avere familiarità con questo concetto può fare ancor di più la differenza tra il comfort e il disagio. Dunque, quali sono gli strati adeguati da indossare per fare scialpinismo?

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“Non c’è una regola fissa da applicare in modo assoluto”, premette Matteo Rolando, Product Management Salewa. Potremmo dire che il segreto è conoscere la funzione di ciascuno strato e le varie opzioni a disposizione, così da creare un layering system adatto alle proprie esigenze e alle condizioni ambientali e atmosferiche del momento.

“Chi pratica scialpinismo ad alta intensità aerobica cercherà di prediligere capi che esaltano la traspirabilità, mentre chi predilige un’attività rilassata acquisterà capi non necessariamente meno traspiranti, ma sicuramente più capaci di trattenere il calore” spiega Rolando. “Ad esempio, se una persona sa già che la sua attività di scialpinismo sarà composta da una salita senza pause a ritmo medio-alto seguita da una discesa e dal rientro al parcheggio, potrebbe non essere necessario uno strato intermedio in piuma esageratamente caldo. Al contrario, se un utente sa che nella sua gita saranno presenti pause anche prolungate, come il pranzo al sacco in cima… allora sarà bene avere con sé strati di emergenza molto caldi”.

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Iniziamo dallo strato base, quello che resta a contatto con la pelle e deve mantenerci il più possibile asciutti. Escludiamo subito il cotone, che una volta bagnato si asciuga difficilmente. Cosa è meglio, secondo te: lana, sintetico o materiale misto?

Il beneficio della lana è che è inodore, vantaggio importante soprattutto in caso di gite di più giorni; inoltre riesce ad assorbire parecchio sudore e ad asciugarsi particolarmente in fretta. Anche il comfort è più elevato rispetto al sintetico. Per questi motivi in genere noi di Salewa consigliamo un primo strato composto in lana: in collezione abbiamo vari prodotti per lo strato base che ne contengono diverse percentuali. Il baselayer Cristallo Warm, ad esempio, ha quasi l’80% di lana ed è decisamente il più caldo. I baselayer Zebru Fresh e Zebru classico ne hanno invece una percentuale leggermente inferiore e potrebbero dunque essere adatti in primavera o per chi non ha particolari problemi di calore.

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È soprattutto la temperatura esterna che ci si aspetta di trovare a determinare la percentuale di lana ideale nello strato base?

No, dipende da quali altri strati si indossano. Se la calzamaglia del baselayer viene combinata con un guscio esterno molto leggero, ad esempio, a parità di temperatura è consigliabile scegliere un modello di calzamaglia più caldo.

A proposito di calze, anche loro fanno parte dello strato base: anche qui la lana è da prediligere?

Le calze non vanno mai sottovalutate, perché i piedi devono rimanere sempre al caldo. In collezione abbiamo diverse qualità di calze, ma sì, di base sono tutte in lana.

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Lo strato intermedio serve invece a preservare il calore e su questo punto c’è molto da dire, perché le opzioni a disposizione sono diverse: alcune sono più calde, altre si asciugano più rapidamente, non tutte sono antivento… Quale compromesso consigli?

Qui si apre un mondo. Nello strato intermedio o midlayer, vengono incluse diverse tipologie di prodotti che potremmo riassumere in piumini e pile (midlayer in lana e softshell, tipicamente in materiale sintetico, sono versatili e asciugano rapidamente). Noi prediligiamo anche nel midlayer l’uso della lana combinata ad un materiale sintetico: sia Sella Merino, sia Ortles Merino hanno infatti una componente di lana merino, che garantisce le sue proprietà inodori e di maggiore calore. Come anticipato, si distingue tra piuma e sintetico, con vantaggi e svantaggi in entrambi i casi. La piuma è l’opzione migliore per il rapporto peso-calore ma una volta bagnata, nonostante gli eventuali trattamenti di impermeabilità, perde parte delle sue proprietà termiche. Se si prevede di stare in un ambiente umido o con forti precipitazioni dunque, è meglio prediligere uno strato di isolamento sintetico, pur consapevoli del fatto che per raggiungere lo stesso livello di calore della piuma bisognerà portarsi dietro un po’ più di peso. Per combinare i benefici di piuma e sintetico da un paio d’anni abbiamo in collezione anche Ortles RDS, un piumino con imbottitura ibrida.

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Lo strato esterno, o guscio, protegge da vento e precipitazioni: anche qui è inevitabile cercare un compromesso tra traspirabilità, isolamento termico, resistenza all’acqua… Quali caratteristiche cercare in fase di acquisto?

I due parametri di scelta per il guscio sono l’impermeabilità e la traspirabilità. Sebbene venga spesso trascurata in fase di acquisto, la seconda è fondamentale nello scialpinismo: si può indossare il guscio più impermeabile del mondo, ma se è fatto con un materiale poco traspirante c’è il rischio che durante l’attività si sudi e si resti bagnati internamente. L’impermeabilità si esprime in colonne d’acqua, che indicano quanto lo strato esterno resiste a intemperie, neve e pioggia: si va da 5-10mila fino a 28mila. La traspirabilità invece si esprime con un numero che si riferisce a quanti grammi di vapore acqueo la membrana riesce a far traspirare nell’arco di 24 ore. Il nuovo Sella Durastretch Hybrid Jacket è il primo sul mercato a combinare questi due mondi: nelle zone in cui c’è più necessità di essere riparati dalle intemperie abbiamo applicato la membrana a tre strati resistente e impermeabile, mentre nelle altre zone c’è una softshell più traspirante. Va detto che se si parte per un’uscita di scialpinismo sapendo che sarà una bella giornata senza precipitazioni i softshell sono comunque una valida opzione.

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L’impermeabilità dello strato esterno può deteriorarsi? Come si fa a mantenerla più a lungo?

I gusci sono fatti con membrane altamente tecnologiche che però con l’uso e con il tempo tendono a perdere le proprie proprietà, in particolare i trattamenti che permettono alle gocce d’acqua di scivolare via. Per riattivare il funzionamento della membrana basta semplicemente lavare il guscio con i prodotti appositi. Di solito è necessario farlo dopo due o tre stagioni di utilizzo, ma dipende ovviamente da quanto frequentemente viene usato un certo capo.

Continuando a parlare di layering per lo scialpinismo, c’è qualche errore che secondo te è abbastanza frequente in chi pratica questo sport?

Sicuramente non portare uno stato d’emergenza caldo anche nelle giornate in cui si pensa che non farà troppo freddo, cosa che tra l’altro può fare la differenza in termini di sopravvivenza in caso di incidente. Potrebbe essere indicato uno strato di piuma, ad esempio: come abbiamo detto, è caldo ma nello zaino non occupa molto spazio e non pesa troppo.

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Un capo ingiustamente sottovalutato?

Personalmente uso molto il gilet. In passato non lo facevo, perché non ne avevo mai valutato l’importanza, ma in realtà può dare parecchi benefici soprattutto in giornate ventose o fredde. Durante l’attività aerobica ad alta intensità può essere messo semplicemente sopra il baselayer: mantiene il busto protetto, ma resta altamente traspirante.

Completano l’equipaggiamento berretto, casco, maschera, scaldacollo, eventualmente passamontagna… Vale però la pena approfondire il tema guanti. C’è un modello migliore per lo scialpinismo?

Dipende sempre dalle necessità di ciascuno, ma direi che soprattutto nelle giornate molto fredde è utile avere dei sottoguanti composti da lana merino, che fanno da baselayer: ne sono un esempio i nostri guanti Cristallo. Potrei poi consigliare gli Ortles Powertex, con imbottitura in Tirolwood, oppure gli Ortles Durastretch, che combinano una parte superiore in softshell al palmo in pelle, ottimo se si devono maneggiare corde o fare tratti di semi-arrampicata su roccia. Guanti tipicamente da salita sono poi quelli con membrana Windstopper, fornita da Gore-Tex: è un materiale che mantiene il calore internamente e ha ottime proprietà antivento.

Meglio mettere nello zaino più di un paio di guanti, quindi?

Sì, io personalmente ne porto tre: un paio molto leggero, che può essere usato eventualmente come sottoguanto sia in salita sia in discesa, uno intermedio e uno molto pesante, specialmente se si tratta di una gita invernale. È lo stesso principio del piumino di emergenza da tenere in fondo allo zaino: meglio averli con sé che non averli!

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