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Sciando sui lapilli dell’Etna, con Shanty Cipolli

By Camilla Pizzini

Photos Thomas Monsorno

With Shanty Cipolli

 

With Mammut

Per la maggior parte delle persone, la Sicilia è una destinazione per le vacanze estive, ma in inverno può regalare delle insolite esperienze per chi pratica sci alpinismo. Shanty Cipolli è andato alla ricerca di paesaggi mozzafiato e avventure sugli sci e le rare condizioni che ha trovato sull’Etna gli hanno offerto un’opportunità unica.

Ciao Shanty, parlaci di te.

Sono nato e abito ad Aosta, anche se ho vissuto in diversi luoghi nella mia vita. La passione per lo sci è nata molto presto. A 2 anni mio padre mi portò per la prima volta a sciare nello zainetto con lui e da lì è stata solo un’evoluzione: gare di sci, sci club e molto altro, però mi annoiavo spesso, mi divertivo solo nelle situazioni di neve difficile. Quindi ho iniziato a fare ski cross e dopo un infortunio un mio allenatore mi ha spinto a provare il freeride. Ho iniziato a stare sempre più in montagna ed ora sono anche aspirante Guida Alpina.

 

Che tipo di skier sei?

Adoro tutte le condizioni di neve, più è brutta, più mi diverto! Cerco proprio le difficoltà, la neve magari anche complessa e tento a tutti i costi e su ogni pendio di sciarci bene, senza mai tralasciare l’estetica. Quest’ultimo rimane un fattore importante per me ed infatti nell’ultimo video in collaborazione con Mammut sull’Etna ne è un po’ la chiave.

 

Dalla neve ai lapilli, ormai hai sciato ovunque, come sei diventato così forte? È stata unevoluzione naturale o una continua ricerca di prestazioni sempre più al top?

Penso sia stata proprio la mia continua ricerca delle situazioni e delle condizioni complicate che mi ha fatto crescere e che tutt’ora mi permette di migliorare giorno dopo giorno. Inoltre è anche una motivazione che mi spinge tutti i giorni ad uscire e a mettermi sempre alla prova.

 

Che rapporto hai con la natura e con loutdoor? 

Ho da sempre uno stretto rapporto con la natura, ho sempre amato la vita outdoor, dormire all’aria aperta, bivaccare. Cerco di stare fuori ogni momento possibile perché mi fa stare veramente bene. Ad esempio ora che sono tornato ad abitare in centro città sento un po’ la mancanza dei boschi.

“Ci sono dei venti particolari che soffiano circolari intorno al vulcano ed in pochi secondi fanno cambiare le temperature, dal caldo mite al freddo umido e gelido. Le condizioni della neve sono ovviamente difficili e poco stabili. Per non parlare del vulcano che è altamente imprevedibile a causa delle continue possibili eruzioni.”

Abbiamo visto il tuo ultimo progetto con Mammut sullEtna, come è nata questa idea? 

In verità è nata in maniera abbastanza casuale. Ero già sull’Etna per sciare con Francesco Perrone perché stavamo girando Arriskicini, un progetto personale. Quel giorno ha sia nevicato che eruttato, le condizioni erano spettacolari e così ci siamo mossi il più velocemente possibile, contattando anche Mammut e la troupe per realizzare subito il progetto. 

 

LEtna è un vulcano attivo, ma con temperature molto miti. Tu invece sei riuscito a mostrarci un altro suo aspetto. Credi sia una montagna veramente ospitale per gli sciatori? 

Essendo abituato alle Alpi, risulta un ambiente ospitale! Comunque può regalare tante possibilità. Ci sono dei venti particolari che soffiano circolari intorno al vulcano ed in pochi secondi fanno cambiare le temperature, dal caldo mite al freddo umido e gelido. Le condizioni della neve sono ovviamente difficili e poco stabili. Per non parlare del vulcano che è altamente imprevedibile a causa delle continue possibili eruzioni.

 

Nonostante le difficoltà, sei riuscito a sciare su un terreno per niente semplice. Ma lo sci prende e tiene in curva su questi lapilli? Te lo aspettavi più semplice?

No, assolutamente no! Terribile! L’avessi saputo in anticipo avrei costruito uno sci adattato a queste condizioni, magari con il teflon o comunque con un materiale che mi aiutasse nello scivolamento. Con gli sci normali una volta consumata la parte inferiore è andato tutto bene, ma all’inizio non scorrevano proprio. Il lapillo sembra carta vetrata che aggancia e blocca la soletta dello sci. Proprio per questo sono caduto varie volte ma per fortuna non in punti pericolosi. Dopo alcuni giorni però sono riuscito anche ad adattare la sciata arretrando con il peso, tenendo lo sci il più piatto possibile e ricorrendo a dei trucchetti per farlo scivolare un po’ di più.


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Lattrezzatura nel mondo dello sci è fondamentale, ma in queste condizioni estreme lo è ancora di più. Che materiali/prodotti hai scelto per questo progetto? Gli sci sono da buttare alla fine? 

Come sci ho usato gli Elan Ripstick 106 da freeride, che non si sono distrutti così tanto come ci si potrebbe aspettare. Sono tuttavia completamente consumati, non c’è più la soletta, rimane solo il legno. Come scarpone ho usato i Fischer Ranger 130. Invece in quanto a vestiario ho testato diversi prodotti Mammut, come la giacca La Liste Pro HS, con i quali mi sono trovato molto bene e nonostante alcune cadute sui lapilli hanno resistito bene!

 

Questinverno in molti hanno scoperto lo ski alp, pensi che sarà una moda passeggera?

In realtà io preferisco gli impianti, perché ti permettono di sciare per molto più tempo rispetto alle pelli. Secondo me il lockdown ha stimolato indubbiamente le persone a scoprire un nuovo sport e ad approcciarsi in modo diverso alle attività outdoor, però bisogna ancora lavorare moltissimo sulla consapevolezza dei pericoli che possono esserci. Infatti se si guardano le statistiche si può notare che ci sono stati molti più infortuni quest’anno nelle zone dove gli impianti sono rimasti chiusi, rispetto a dove erano aperti. Secondo me comunque le persone che hanno iniziato quest’anno a fare ski alp continueranno a farlo anche l’anno prossimo, magari alternandolo con lo sci classico.

Cosa ti ha colpito della Sicilia e della sua popolazione?

L’ospitalità. Effettivamente abbiamo avuto qualche difficoltà dovuta alla pandemia, ad esempio nel trovare posti dove mangiare, ma abbiamo anche incontrato delle persone splendide, come le Guide e i vulcanologi che ci hanno aiutato e supportato e le signore che ci hanno ospitato.

 

Ci insegni che si può sciare anche in luoghi improbabili, a volte è anzi più importante il dove che il come. Cosa ne pensi e che importanza dai al viaggio?

Il viaggio è decisamente più importante della meta. Si può viaggiare anche a mezz’ora da casa, non bisogna per forza andare dall’altra parte del mondo. Ad esempio partire a piedi dal proprio giardino e camminare per due giorni di certo può farci vivere un’esperienza magari più gratificante che prendere un aereo. Il modo in cui si viaggia cambia tutto.

 

Progetti futuri? Hai in programma di sciare in posti ancora più inusuali? 

Sto programmando un viaggio in Mongolia, mi sto informando e se riapriranno le frontiere ci sarà di certo tanto da esplorare! Vicino a casa mia ci sono tante discese che vorrei fare sia sul Monte Bianco che sul Monte Rosa, ma il vero sogno nel cassetto sarebbe sciare sul Cervino. 

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