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Sentire la natura selvaggia, oltre l’infinito, vivendo liberamente

Text Marta Manzoni

Powered by Gore-Tex

In Canada è tempo di elezioni. Nel nostro hotel sono stati allestiti i seggi e i cittadini sono compostamente in fila per esprimere la propria opinione su chi dovrebbe guidare il governo del loro Paese. 

Secondo i sondaggi la possibilità che vinca Andrew Scheer, chiamato da alcuni il ‘Trump canadese’ è concreta. “Il nostro primo ministro, Trudeau, mi piace perché è moderato. Temo davvero che possa vincere il candidato di destra” ci confida Darcy, la nostra guida. Ci troviamo a Banff, il parco naturale più famoso e antico del Canada e il quarto più vecchio al mondo, dopo il Bogd Khan Uul National Park, Mongolia (1783), il Parco Nazionale di Yellowstone, USA (1872) e il Royal National Park, Australia (1879). Dichiarato Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’UNESCO, si estende tra le montagne rocciose su un’area di 6.641 km² e si trova a 128 km a Ovest della città di Calgary. Siamo qui per fare ‘plogging’: neologismo inventato in Svezia dalla crasi delle parole “plocka upp” (raccogliere) e “jogging”, è un’attività sportiva che consiste nel raccogliere i rifiuti mentre si corre, combinando esercizio fisico e pulizia dell’ambiente. Noi – i giornalisti – abbiamo i ramponi e innumerevoli strati addosso, loro – i local – sono in short e sneakers. Attraversiamo foreste di conifere e meravigliosi panorami alpini. Ma non ci danno nessuna soddisfazione. In tre giorni di camminate su e giù per i pendii non troviamo neanche un mozzicone di una sigaretta, dei quali sono ricche le nostre Alpi. Qui la sostenibilità fa parte del patrimonio di conoscenze nazionale da prima che venisse coniata la parola ‘sostenibilità’. La natura è selvaggia e potente e alle bambine e ai bambini viene insegnato a rispettarla. Un Paese in linea con i valori di Gore-Tex, che forse anche per questa ragione lo ha scelto per offrirci la possibilità di testare le giacche realizzate con la nuova tecnologia Gore-Tex Pro, create per essere resistenti, elastiche, traspiranti e impermeabili e per proteggere dalle condizioni meteo più estreme. 

“Prendersi cura degli indumenti estende in maniera significativa il loro ciclo di vita ed è uno degli elementi più rilevanti per avere un prodotto sostenibile” ha affermato Bernhard Kiehl, Gore Fabrics Sustainability Leader. “È importante prestare attenzione quando si pulisce la giacca: bisogna ricordarsi di chiudere le zip e le tasche, poi è sufficiente lavarla a mano o in lavatrice a media temperatura e infine farla asciugare all’aria, in modo da non usare altra energia. Tutti i dettagli sono indicati sul nostro sito”. Camminiamo immersi in un silenzio zen. Siamo un gruppo di giacche rosso acceso: tanti frutti rossi, l’ideale per la merenda di un grizzly o di un puma, due delle 53 specie di mammiferi che abitano il Parco Nazionale di Banff. Questi boschi sono la casa, tra gli altri, di alci, bisonti, coyoti, renne, lupi, volpi, cervi, linci del Canada e stambecchi. Questa incredibile diversità di fauna selvatica è il riflesso dei tanti habitat che si trovano nel parco, dovuti alle variazioni di quota, clima e flora. Per evitare di diventare lo spuntino di qualche predatore, prima di ogni trekking a ognuno di noi viene consegnato uno spary per tenere a distanza gli orsi. Ed eccoci sulle rive del Lago Louise: un incantesimo sembra essersene impossessato per quanto è bello. La neve appena caduta avvolge il paesaggio in una magia d’altri tempi. Ci dirigiamo verso la Tea House. “Non vi aspettate di trovare pasticcini o tazze di the!” ci ammonisce la guida. E fa bene a specificarlo, considerando con chi ha a che fare: degli europei, abituati ad andare in montagna spesso per gustare  polenta, pizzoccheri e birra. Durante i trekking di questi giorni non incontriamo neanche un rifugio. Nativi di tutte le età appena usciti da scuola o dall’ufficio ci superano con passo deciso, diretti all’happy hour in quota: arrivano, tirano fuori dallo zaino l’occorrente, banchettano, puliscono tutto minuziosamente e scendono.

«All’interno del Banff National Park ci sono solo un paio di posti che funzionano come in Europa, dove puoi ordinare da mangiare e da bere. Negli altri devi portare il tuo cibo, le bevande e il sacco a pelo», ci spiega la guida. Qui gli spazi sono infiniti e la densità di abitanti è molto bassa (3,79 ab./ km² contro i 199,82 ab./ km² dell’Italia). Lo scenario è super wild, caratterizzato da cascate, laghi, ghiacciai, grotte, canyons e picchi montuosi. L’aria pura stimola la creatività. Forse è stata proprio la natura incontaminata la musa ispiratrice del Banff Mountain Film Festival: nato nell’omonima città nel 1976, è probabilmente il più importante evento al mondo di film e libri di montagna, con ospiti internazionali, autori, registi, alpinisti, climber ed esploratori provenienti da ogni angolo del globo. «Sono molto soddisfatto: Electric Greg, il mio documentario, è in concorso per il Banff Mountain Film Festival world tour: viaggerà in oltre 45 Paesi, in circa 550 città e spero che possa ispirare le persone» ci racconta durante l’escursione Greg Hill, sciatore freeride e ambassador Gore-tex. Come racconta il suo cortometraggio, l’atleta ha visto di persona gli effetti dei cambiamenti climatici e si è reso conto che il modo in cui si stava avvicinando alle montagne stava aggravando il problema. Quindi ha cambiato approccio e stile di vita. Ora viaggia con l’auto elettrica, è vegetariano dal lunedì al venerdì e scala le vette senza bruciare combustibili fossili. Greg è in buona compagnia. In questi giorni abbiamo avuto modo di conoscere altri due atleti impegnati nel ridurre il loro impatto ambientale, anche loro ambassador Gore-tex: il climber Stefan Glowacz e l’alpinista Tamara Lunger. Stefan ha compiuto una spedizione sostenibile dall’inizio alla fine, partendo dalla sua casa a Monaco in auto elettrica, navigando in barca a vela in Atlantico e sciando sull’eterno ghiaccio della Groenlandia. Mentre camminiamo, Tamara Lunger ci dice di essere appena rientrata dalla Mongolia, dove ha scoperto, a piedi, un Paese e un popolo eccezionale, nomade, che vive in maniera semplice e autentica. “Ho sentito una connessione straordinaria con le persone e la natura e quando sono tornata in città ho provato molta nostalgia nei suoi confronti. Mi sentivo molto amata in quel contesto così selvaggio e ho percepito un senso di liberazione”. Le sensazioni che Tamara ha sperimentato dall’altra parte della Terra sembrano incredibilmente vicine a quelle vissute in Canada. Ci svegliamo la mattina seguente e Darcy, la nostra guida, tira un sospiro di sollievo. Ha vinto le elezioni Trudeau. 

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