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Solitude

Text: Bruno Compagnet

Photos: Layla Kerley

Un viaggio in montagna dove perdersi e ritrovarsi, ma anche un luogo dove il tempo sembra allungarsi nel pallore diffuso della luce dalle mille variazioni di grigio e blu. Un soggiorno nel nord rurale, quello meno da cartolina delle Lofoten, sulle Alpi di Lyngen.

Il volo è piacevole e il nostro arrivo a Trømso viene salutato dalla timida apparizione di un debole sole che infiamma mare e fiordi tra le montagne e le isole, bucando in alcuni punti il ​​monotono strato di nuvole. Il nostro aereo ha sorvolato i ghiacciai e il candore azzurrognolo dei paesaggi dell’estremo nord che siamo felici di ritrovare. Lascio crescere in me il piacere e la malinconia che questi paesaggi non mancano di risvegliare nel profondo. Sono passati quattro anni dal nostro ultimo viaggio verso queste latitudini e da allora il mondo è molto cambiato… A quel tempo le benzina costava 1,20 euro al litro e se parliamo di riscaldamento globale, strato dell’ozono e istinto di massa potremmo ancora ignorare facilmente tutti i segnali e vivere nella confortante illusione di una falsa stabilità… 

Il Covid non aveva ancora fatto capolino nelle nostre vite e la guerra ai confini dell’Europa non era d’attualità.

Subito scorgo Thor in lontananza, ci sta aspettando al rullo della consegna bagagli, le mani in tasca e l’atteggiamento distaccato e freddo tipico delle persone che non cercano di esserlo. Non appena ci vede inizia a camminare verso di noi sorridendo e subito prende Layla tra le sue grandi braccia da carpentiere prima di dare un abbraccio anche a me.

Li lascio al mutuo piacere del ricongiungimento e mi dirigo verso il rullo per prendere i nostri borsoni da sci apparsi poco più in là. Ventitré chili per bagaglio sono una bella sfida quando pensi di andare a sciare su queste montagne, senza contare l’attrezzatura fotografica di Layla.

Il furgone di Thor è piuttosto vecchio e malandato, ma lui ne è davvero contento perché l’ha preso a pochissimo e ci può dormire dentro… Un’esistenza frugale e modeste ambizioni di trovare del tempo libero, questo è anche ciò che ci accomuna oltre alla nostra passione per lo sci. Le strade sono sconnesse e mi chiedo se le sospensioni del van reggeranno a lungo. Imbocchiamo il sentiero che unisce la casa vacanze di famiglia dove ci aspettano una stufa a legna scoppiettante e una sauna bollente. Abbiamo cibo e attrezzature sufficienti per alcune settimane. Passiamo attraverso un paesaggio che ci rende felici per quanto sia immutato nel tempo. Appena scesi dall’auto l’aria sembra più fredda e frizzante, un’atmosfera invernale che sulle Alpi non abbiamo proprio vissuto quest’inverno.

Perdo rapidamente il conto dei giorni mentre mi lascio rapire da una piacevole routine quotidiana. La stufa a legna che accendo alla mattina presto quando gli altri dormono ancora. La corteccia di betulla che prende fuoco rapidamente con una fiamma vivace, diffondendo un calore avvolgente ed un suono piacevole. Poi preparo una grande Moka e la cucina si riempie velocemente del profumo del caffè. Niente radio, niente giornali, mi proibisco anche di guardare le notizie sul mio cellulare, è troppo deprimente e ne subirò comunque il clamore mediatico quando torneremo in Francia. Inoltre dormo molto meglio qui e non mi sveglio nel cuore della notte super ansioso pensando a mia figlia e al mondo alla deriva in cui dovrà vivere.

Thor e Layla mi raggiungono e ci attardiamo durante la colazione bevendo caffè su caffè. Questo ritmo lento delle nostre giornate ci si addice molto di più rispetto ad un viaggio esotico su una barca nel cuore dei fiordi, che comunque costerebbe un occhio della testa e che dovremmo prenotare con due anni di anticipo. Ci permettiamo di assaporare il lusso di questo ritmo lento e silenzioso, fatto di cose semplici… Servizi igienici all’esterno della casa, niente acqua corrente ed elettricità data solo dal vento e dal sole (quando c’è)… 

Ci basta avere il caminetto e sufficiente legna per la sauna che accendiamo quando torniamo, congelati, dai nostri giri in montagna. E poi ci piace fare diversi viaggi on the road con sempre un’idea in mente ma la libertà di cambiare tutto all’ultimo momento. Anche questo è bello e ricorda a me e Layla le nostre passeggiate all’alba lungo la costa spagnola alla ricerca dell’onda perfetta.

Le condizioni sono ancora invernali, la neve è buona ma l’instabilità del manto nevoso e il rischio valanghe è molto alto. Da quando siamo qui ce ne sono state molte, con anche alcuni feriti e morti. Lyngen e le Lofoten sono massicci su cui poggia una sorta di eternità e la possibilità di sciare con vista sul mare a nord del Circolo Polare attira sciatori da tutta Europa. Ma queste montagne, che ignorano lo scorrere del tempo, possono essere terribilmente pericolose quando la neve è bagnata, ed è meglio sciare su dolci pendii che non superino i trenta gradi di inclinazione. Uno dei problemi principali, oltre ai turisti e ai tanti tour operator che propongono soggiorni chiavi in ​​mano, è la voglia di vivere quel sogno che a volte spinge i gruppi ad uscire tutti i giorni… Anche qui, come a Chamonix quando il telefono squilla le prime domande che ci si fa è: “Saranno amici? Li conosciamo? A no, sono turisti, ok…” Una reazione certo spiacevole ma naturale se guardata più da vicino, che non impedisce che una o più persone finiscano la loro permanenza qui travolti da valanghe con magari qualche costola rotta. Qui come ovunque ci possono essere incidenti anche legati all’atteggiamento e al comportamento delle persone in montagna… Ma è sempre facile parlare o scrivere a posteriori, quale sarebbero state le nostre decisione al posto loro?

Ascoltare il silenzio

Progrediamo a ritmo piuttosto lento ma regolare e libero da certi vincoli che a volte nelle Alpi possono condizionare le nostre scelte e anche i nostri tempi. Non c’è nessuno su questo massiccio che si trova un po’ più all’interno rispetto agli altri, lontano dai fiordi e dal mondo intero. Ad aprile, con tempo sereno e freddo, le giornate si allungano lentamente, le ombre e il tempo sembrano congelato in una bianca immensità. La luce del giorno che man mano accorcia le notti ha modificato la nostra percezione del tempo che scorre più lentamente. Cielo e terra diventano più visibili. Si prova una gioia semplice e profonda nell’entrare in questo luogo scolpito dal ghiaccio e ricoperto di neve, in questi paesaggi illuminati da un’infinità di variazioni luminose, dove a volte si scia nel grigiore mattutino che poi il vento porterà via per rivelare un mondo abbagliante che luccica come la pelliccia di un ermellino sotto un cielo azzurro e limpido, per poi di nuovo velarsi subito dopo. Siamo riluttanti a rompere quel silenzio che a volte sento come la quarta persona del nostro gruppo e in cui galleggiamo la maggior parte del tempo, preferendo il mormorio del vento nelle nostre orecchie che invade i nostri pensieri e ci segnala la sua presenza. Siamo deliziati dalla semplicità del paesaggio. La neve fredda, ventosa, crostosa, gelida, leggera o soffice che canta sotto i nostri sci ci invia un’infinità di suoni e messaggi che ascoltiamo, mescolandosi a quello del nostro respiro. Attraversiamo bellissime foreste di betulle e fiumi, tagliamo pendii, seguiamo creste che si estendono a perdita d’occhio, ci proiettiamo in uno spazio che pare infinito… A volte raggiungiamo la cima. Ma alla fine non serve arrivare da nessuna parte e ci si può fermare una cinquantina di metri sotto la vetta per avere una migliore visibilità e una discesa più piacevole. Perché siamo soprattutto sciatori e le nostre risalite sono destinate solo alla gioia e al piacere della sequenza di curve che compongono lo spartito delle nostre discese. Ogni curva è studiata per sfruttare al massimo le qualità della neve e il piacere di tastare il terreno e ballare con la gravità. Riscopriamo il piacere di sciare lentamente, adattandoci alla neve e alla visibilità. Oppure inanelliamo le nostre curve abbandonandoci al momento presente. A volte ho questa immagine che mi torna in mente del mio maestro di aikido di Arreau, nei Pirenei, che disegnava curve con una fluidità soprannaturale con il suo bokken a tre dimensioni. Ripetendo instancabilmente il movimento e cercando di avvicinarsi a una perfezione sempre sfuggente. È la neve a dettare le nostre scelte, spesso facciamo lunghe discese facili su neve soffice. Ci siamo immersi completamente in questo ambiente e ci stiamo adattando in attesa di un calore che modificherà in profondità il manto nevoso, dandoci così la possibilità di sciare bellissime vie in montagna.

Torkel

Passiamo davanti al villaggio dove a volte andiamo a controllare la posta e a bere un caffè scadente, poi lasciamo la strada principale per seguire una via secondaria. Proseguiamo dopo una lago ghiacciato e una collina boscosa. Un impianto di snowboard e sci nordico nel mezzo del bosco, così come il numero sulla cassetta postale, conferma che siamo arrivati a destinazione. Erano anni che non vedevo Torkel, l’ultima volta è stato sulle Dolomiti. Era uno di quegli inverni in cui le valanghe spazzavano via strade, impianti di risalita e anche palazzi… Il nostro rapporto inizia qui alle Lofoten nel 2007. All’epoca, Henningsvær non era un luogo molto conosciuto o frequentato in pieno inverno, e il marchio norvegese con i suoi colori sgargianti e le colorate cerniere impermeabili aveva preso l’abitudine di organizzare sessioni fotografiche con il suo team di rider. Oggi siamo entrambi papà e abbiamo chiamato. senza consultarci, le nostre figlie Minna, che oltre al nome di battesimo condividono la stessa passione per lo snowboard. Dopo il caffè, Torkel prepara la sua borsa e siamo pronti a partire alla scoperta del suo giardino segreto per una di quelle giornate che ci faranno voglia tornare qui, nonostante il tempo e le condizioni ancora incerte. Non incrociamo una sola traccia sulla neve (a parte quella di un ghiottone), non vediamo nessuno durante tutta la giornata e per noi, oltre alla neve e al bel tempo, questa solitudine e questo isolamento sono un incredibile valore aggiunto alla nostra la esperienza. Condividiamo qualche birra a fine pomeriggio intorno al BBQ guardando il sole che fatica a scendere oltre l’orizzonte, ingoiando frittelle di pesce, salsicce sature di grasso e altre specialità norvegesi che riempiamo di ketchup e senape. Poi salutiamo Torkel che torna con i suoi figli verso il bosco di casa…

Jiehkkevárri 

Sono le 4.38 ed esco a fare pipì davanti casa, le stelle sono scomparse da tempo, il sole sta già colorando le cime intorno alla valle e non c’è una nuvola in cielo. Rientro in casa e sveglio tutti. Mentre siamo per strada ripenso alle tante volte che ho provato a raggiungere la cima di questo massiccio senza successo. L’ultimo tentativo è stato uno dei più impegnativi a causa delle condizioni di neve difficili e del meteo pessimo che ci aveva costretti a stare quattro ore in una buca di neve ad ascoltare il vento che si scatenava e spazzava via, poco a poco, voglia e motivazione. Speravamo sempre in una finestra di bel tempo ma il morale era ai minimi storici, poi le nuvole si sono aperte per lasciare posto ad un’atmosfera polare che ha accompagnato la nostra ritirata dal fiordo… La giornata di oggi è invece molto diversa, il tempo e la neve tengono e la lunga salita risulta piacevole. Dopo 6 ore e mezza raggiungiamo una cima piatta delle dimensioni di diversi campi da rugby, spazzata da un vento costante che ha trasformato la neve in piume di pernice bianca, come osserva Layla. Per la discesa non abbiamo definito nulla in anticipo, abbiamo deciso di valutare sul posto e di scegliere tra le tante opzioni offerte da questa bellissima montagna. La nostra decisione ricade sul corridoio occidentale, un lungo canale di oltre mille metri di altezza che abbiamo attaccato al momento giusto ma che avrebbe meritato di aspettare ancora qualche giorno. Nonostante tutto, la neve soffice e friabile ci offre una bellissima discesa e una lunga avventura. L’immenso pendio che si sviluppa sotto un costone di rocce si sviluppa in gigantesche lastre di ghiaccio battute dal vento e che il sole fa sciogliere, mitragliandoci regolarmente mentre scendiamo dalla falesia di destra… Un percorso lungo e relativamente ripido dove scendere sarebbe sconsigliato e che richiede un po’ di impegno. Affrontiamo una serie di curve matte che siamo felici di dimenticare non appena ci avviamo a comprare birre e patatine sulla strada del ritorno. Anche questo richiede del tempo che però lasciamo scivolare lentamente. La superstrada è ancora lontana, anche l’adrenalina comincia a calare e ci fermiamo sotto un bellissimo pino. Sguazziamo su uno spesso tappeto di muschi e licheni, divoriamo i nostri panini, apprezzando la fatica di questa lunga giornata. Con la testa appoggiata al borsone, guardo fisso un punto in lontananza mentre diciamo stupidaggini.

Husqvarna hoskehogget

Il motore è acceso e sono l’ultimo a infilarsi sul sedile anteriore del furgone. Fiocchi di neve sfuggono dal ventre di nuvole che il vento porta all’inferno. Non penso che sia un buon presagio. La nebbia bassa che si è formata con il freddo trasforma un ambiente divenuto familiare in un paesaggio ostile. Poi il sole trafigge la foschia come un malocchio giallo prima di scomparire nella tempesta. Lo scenario scorre dietro ai vetri appannati… Il rumore del motore e il raschiare del tergicristallo sul parabrezza completamente offuscato accompagnano meravigliosamente il crepitio della radio, ma nessuno sembra essere disturbato da questi suoni angoscianti. Parcheggiamo e ci avviamo lungo la strada, tornata buia e bagnata dal disgelo della neve. Sulle piste la neve è sporca e mista a ghiaia fine. La neve fresca è molto umida nel bosco di betulle, il manto è pesante, appiccicoso… Poi il pendio si raddrizza senza variazioni significative della qualità della neve. Il sudore della nostra fatica si unisce ai fiocchi bagnati che trasformano la mia giacca e il mio primo strato in un forno in cui marinerò fino al primo crinale, dove ci cambieremo nella tormenta. Le nostre pelli sono inzuppate e ora che la temperatura è passata, la neve fredda si accumula tanto che la dobbiamo rimuovere regolarmente. Sorrido mentre sento Thor fermarsi ed imprecare togliendosi gli sci… Stranamente Layla sta molto meglio di noi e non ha questo problema. I quindici centimetri di neve fredda posati su un fondo duro e ghiacciato rendono difficoltosa la progressione, gli sci scivolano e mi tirano su fianchi e ginocchia, seguiamo una cresta dal profilo alto ma punteggiata di rocce nere e spazzata da raffiche che schiaffeggiano anche noi in faccia. L’ingresso del canale non è facile da trovare. La presenza di un gran numero di corde di sosta, più o meno cotte dal sole e dal ghiaccio, che circondano una roccia che abbiamo ripulito dalla neve con una piccozza, ci confermano che siamo nel posto giusto. Thor scende per primo mentre io tengo Layla per l’imbracatura sospesa nel vuoto in modo che possa immortalare questi momenti intensi. Dopo un po’ la tensione nella corda scompare. Chiamo Thor per informarmi delle condizioni della neve nel canale… “Sembra ottima” risponde. Chiamo Layla, chiedendomi se non stiamo facendo qualcosa di stupido. Anche uno stretto canale può essere complicato da gestire in queste condizioni burrascose… Appeso alla corda, guardo Layla e Thor in cima alla striscia di neve che si tuffa tra le pareti rocciose, per poi vederli scomparire velocemente. Non parliamo molto, uniti dal linguaggio del silenzio attivato dalla volontà dell’intenzione. Thor se la prende comoda, vira in modo costante e ottimale… Le cose stanno lentamente iniziando a tornare ad essere piacevoli. Questo sarà anche il momento clou del nostro soggiorno. Che termineremo con un’ottima impressione. Tornando alla strada e alla macchina, osserviamo le montagne rivelarsi furtivamente. Un mondo di solitudine in perpetuo cambiamento.

La mattina della partenza nevica copiosamente e la tempesta in arrivo regalerà sicuramente a Thor ed ai suoi amici delle bellissime giornate sugli sci… Ci promettiamo di far di tutto per tornare su queste montagne che crescono al mutare del cielo, in questo luogo ai confini del mondo.