Lyngen Alps

Storie di scialpinismo nelle Lyngen Alps

Storia di scialpinismo, balene e fotografia nelle Lyngen Alps. Un’avventura sotto il cielo artico con Eivind Wergeland Jacobse e Anders Møller Vestergård.

La neve che corre attraverso le vene.
Code di balene che saltano all’orizzonte delle Lyngen Alps.
Un fotografo outdoor e uno sciatore estremo.
Una classica, rivoluzionaria, avventura di scialpinismo.
L’artico. Una luce inimitabile e rara, da custodire.

Il sole qui è speciale, ancora più prezioso: vive per poco, illuminando in perfetta intesa con la luna. Anders Møller Vestergård ha circa quattro ore a disposizione per scattare Eivind Wergeland Jacobsen che disegna i suoi sogni sulla neve. Un’unica, lunga, golden hour, prima che il buio si mangi di nuovo tutto. Come sempre nel suo lavoro, Anders Vestergård
è solo, ma in ottima compagnia. È novembre, un periodo eccezionale per sciare queste piccole, grandi montagne norvegesi che come onde emergono e si rituffano perpetuamente nell’oceano, in un infinito movimento.

Com’è andato il progetto?
Eivind: La giornata è iniziata molto presto, verso le due del mattino: volevamo essere pronti per quando sarebbe spuntata la luce, inoltre avevamo due ore di auto da fare. La scelta del periodo non è stata casuale: la settimana seguente infatti, sarebbe iniziata la notte polare. Sapevamo che avremmo avuto solo quattro ore di chiaro, un’eccezionale golden hour durante la quale il sole sarebbe affiorato per circa un’ora. La montagna che abbiamo scelto per il progetto si chiama Holmbukttind, ed è alta 1.666 metri: le cime qui sono più basse delle Alpi ma sono altrettanto ingaggianti. Con le pelli siamo partiti dal livello del mare, quindi abbiamo fatto un po’ di dislivello. Le prime tre ore sono state molto impegnative da un punto di vista mentale: era notte fonda e non vedevamo minimamente dove stavamo andando. Per fortuna conoscevo già il percorso e lo avevo salvato sul mio orologio, il che è stato un bene: sul ghiacciaio c’era molta nebbia e nuvole basse, e sarebbe stato facile perdere l’orientamento. Dieci ore le abbiamo trascorse in montagna e alla fine siamo rientrati a casa verso le cinque di pomeriggio, davvero una giornata infinita!

Quali sono stati le maggiori difficoltà che hai incontrato nel realizzare gli scatti fotografici? Come ti sei organizzato?

Anders: Avevo circa dieci chili di attrezzatura fotografica con me, nulla di insopportabile ma comunque un bel peso, visto che di solito quando prepari lo zaino per andare in montagna cerchi sempre di essere il più leggero possibile, e infatti ero piuttosto lento rispetto a Eivind.

Non c’è stata neve per buona parte dell’inizio dell’itinerario, quindi abbiamo dovuto portare gli sci e gli scarponi sullo zaino per parecchia strada. Un’altra grande sfida per ogni fotografo outdoor è il freddo: le mani sono sempre congelate! Quel giorno in cima c’erano meno venti gradi, ma in realtà devo dire che non ho avuto troppo freddo. Anche la stanchezza si è fatta sentire: ci siamo svegliati davvero presto e dopo qualche ora iniziavo a essere un po’ provato. Risalire la montagna totalmente immersi nel buio non aiuta ad essere motivati! Vedere sorgere il sole mi ha dato però un’energia fantastica, esattamente quello di cui avevo bisogno per ricaricarmi!

Anche la gestione del tempo non è un fattore da sottovalutare: all’inizio ero un po’ stressato perché sapevo che avrei avuto a disposizione davvero poche ore di luce e dovevo sbrigarmi per raggiungere la vetta, mentre dall’altra parte avrei voluto dedicare la giusta attenzione e lo spazio necessario per ogni fotografia. Piano piano però mi sono reso conto che ce l’avrei fatta e mi sono tranquillizzato.

Il giorno dopo la gita di scialpinismo hai visto anche le balene… Quali emozioni hai provato?

Anders: Mi avevano detto che novembre è il mese migliore per vedere le balene a Skjervøy, così ho pensato di approfittarne. Ho alcuni amici che lavorano sulle barche e che mi potevano accompagnare e devo dire che è stata un’esperienza davvero straordinaria, ero super eccitato: anche in questo caso la luce era favolosa, e vedere saltare orche assassine e megattere è stata un’emozione speciale, molto intensa.

Come fotografo, pensi mai che ti stai perdendo qualcosa, non stai vivendo appieno il momento, perché sei concentrato sullo scatto?

Anders: Certo, è uno dei punti più delicati per i fotografi, un conflitto che esiste sempre. Di solito sugli sci riesco a godermi il momento, e anzi penso che fare foto offra un valore aggiunto alla giornata. Durante il whale watching invece ero molto concentrato nello scattare una fotografia quando ho sentito i miei compagni sulla barca urlare perché avevano visto una balena saltare in un altro punto, e io me lo sono completamente perso.

Sei un grande fotografo. Pensi che le foto rubino l’anima delle persone?

Anders: No, penso solo di catturare i sentimenti delle persone. Spero di lasciare loro un bel ricordo, qualcosa di cui essere felici.

Quali montagne preferisci sciare?

Eivind: Le Lyngen Alps sono uniche al mondo: sbucano dritte fuori dal mare, sono basse ma sembrano alte, ti permettono di spaziare con la creatività e hanno infinite opportunità quando scegli le linee, inoltre offrono uno scenario davvero incredibile: Jiehkkevarri è la montagna più alta, sulla quale ho fatto un paio di prime discese, la mia preferita. Di solito però quando faccio una discesa sono soddisfatto per un po’ ma poi mi viene subito voglia di sciare un altro pendio.

Qual è l’aspetto peggiore dell’essere un fotografo outdoor?

Anders: Forse il fatto che mentre fotografi non puoi sciare le belle linee che stanno disegnando gli atleti che tu invece devi immortalare! Ma tra le due cose preferisco realizzare una buona fotografia piuttosto che sciare un bel pendio, quindi va bene così.

Lavorare come fotografo outdoor è il sogno di molti…Pensi di essere un privilegiato?

Anders: Sì, assolutamente! Credo di non essere autorizzato a lamentarmi. Dall’altra parte bisogna anche chiarire che è comunque un lavoro tosto.

Chi è il miglior sciatore di sempre secondo te?

Eivind: Vivian Bruchez: ha molta tecnica e un eccezionale senso dell’estetica.

E il migliore fotografo?

Anders: Tim Tadder, mi piace il suo stile!

In chi o in che cosa vorresti reincarnarti in un’eventuale prossima vita?

Anders: In un delfino, sembra proprio che se la spassino!
Eivind: In una capra di montagna. Corrono su e giù dalle montagne, super veloci e con grande eleganza!

Cosa diresti al te stesso di dieci anni fa?

Anders: Credo che non ci siano parole che avrebbero fatto andare le cose diversamente. Direi semplicemente di vivere, cadere e rialzarsi, sempre.
Eivind: Forse è un cliché, ma direi di non avere paura di seguire i propri sogni.