By Silvia Lanfranchi
By Silvia Lanfranchi
Storie a The Pill ce ne arrivano tante e da quest’anno, sfruttando appieno il valore e le potenzialità del digital, abbiamo deciso di dare più spazio anche ai nostri fan! Ecco la prima avventura di tante che ci teniamo a condividere con voi.
Cosa ci si può inventare durante un’estate di restrizioni e incertezze per evadere un po’ dalle quattro mure di casa?
Questa è la domanda che ci siamo poste poche ore prima di decidere di salire in macchina e partire, direzione Liguria, Arenzano, il primo comune che ci si presentava, per noi che venivamo da Lecco, qualche manciata di chilometri più a nord.
Quello che ci importava era di poter staccare la spina per più di qualche ora e tentare di cancellare il ricordo di tutti i mesi di insicurezze appena trascorsi.
Si ma solo mare?
Questa è la seconda domanda che ci siamo poste.
Una rapida ricerca su google ci ha aperto gli occhi sul monte Argentea, proprio sopra Arenzano, perché no?
Alle 5:00 eravamo in macchina verso la Liguria e alle 8:30 mettevamo i piedi in acqua per la prima volta dopo tanto tempo. Wow
Fino alle 18 la nostra routine è stata un circolo vizioso tra focacce, bagni e un pò di sole che rinvigorisse la poca abbronzatura da balcone.
Il sole estivo tardava a scendere e per noi era arrivato di momento di puntare più in alto, prima che facesse buio.
Un rapido cambio di abiti sui sedili della macchina e un piccolo break per comprare della pasta e, ovviamente, del pesto e abbiamo imboccato il Passo del Faiallo, quasi il Big Sur Ligure per noi che veniamo ‘dalle montagne’.
19:05, la luce iniziava a colorare il cielo di un arancione tiepido e ci spingeva ad iniziare la salita. Un’ora più tardi, alle 20, eravamo lì, tra mare e montagne, letteralmente.
“Fino alle 18 la nostra routine è stata un circolo vizioso tra focacce, bagni e un pò di sole che rinvigorisse la poca abbronzatura da balcone.
Il sole estivo tardava a scendere e per noi era arrivato di momento di puntare più in alto, prima che facesse buio.”
Lo sguardo eternamente stupito continuava a spingersi da una parte all’altra, per catturare tutta la bellezza che avevamo di fronte. Dopo mesi in cui la routine e la quotidianità erano diventate quasi soffocanti, essere li, in quel momento, acquistava un valore ancora più importante, ancora più potente.
Le stelle e le luci del porto di Genova, poco distante, illuminavano il cielo in una maniera mai vista prima. Abbiamo passato, con il naso rivolto al cielo, diverse ore finché sopraffatte dal sonno ci siamo rintanate nella nostra tenda.
Qualche ora più tardi, la luce che si faceva strada attraverso la cerniera della tenda, ci richiamava ad uscire.
Pareva che il caffè non potesse essere più buono, e che se il cielo era ancora in grado di regalarci scenari così, infondo di cosa potevamo avere paura?
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