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Esplor(ando) il Monte Due Mani insieme Koomot

Noi esseri umani siamo pigri e abitudinari. Io di certo non faccio eccezione. E allora finisce che a un certo punto – un po’ per pigrizia, un po’ per abitudine e un po’ per non perdere troppo tempo – quando esci a correre fai i soliti giri a cui sei abituato, arredando con molta attenzione la tua zona di comfort. Ma se penso al perché mi sono avvicinato al trail running, uno dei motivi principali era scoprire posti nuovi, posti belli. E allora se posso accettare di fare sempre le solite quattro vie quando mi tocca un allenamento su asfalto, divento refrattario a tornare negli stessi posti quando si tratta di off-road. Così, quando Sara mi ha proposto un giro di 2-3 ore ho pensato fosse la giusta occasione per fare qualcosa di diverso. 

Per correre su nuovi sentieri, e farlo senza continuare a fermarsi chiedendosi se si stia correndo dalla parte giusta, strumenti come Komoot ti salvano letteralmente l’allenamento. Di recente sono state implementate le nuove funzioni “Esplora” che – come suggerisce il nome – sono state pensate per portarti in posti nuovi con facilità. Un’ interfaccia cartografica innovativa ed interattiva con oltre 5.5 milioni di tour disponibili in tutto il mondo per scoprire percorsi partendo dalla posizione desiderata. Questo processo è reso ancora più personalizzabile grazie a nuovi filtri che consentono di selezionare parametri come dislivello, durata, distanza e molto altro. La mappa è arricchita da marcatori animati che indicano la direzione del percorso, linee colorate che distinguono le diverse tracce e punti di partenza che evidenziano le opzioni proposte. Per utilizzare queste funzioni, è sufficiente selezionare lo sport desiderato e inserire una località dalla bacheca Esplora sulla piattaforma web o tramite il pulsante “Trova la prossima avventura” sulle app iOS e Android. Komoot mostrerà quindi i percorsi migliori sulla mappa. Gli utenti possono avviare la navigazione, salvare il percorso sul proprio profilo, condividerlo con altri o modificarlo tramite il Tour Planner.

Decidiamo di partire da Runaway, a Milano in zona Isola, lì troviamo Luca che ci dà qualche suggerimento sui sentieri. Apro Komoot, seleziono l’attività Trail Running e mi geolocalizzo per trovare qualche opzione a massimo un’ora di automobile. Grazie ai filtri riesco a inserire tutte le mie specifiche richieste e tra le proposte mi salta subito all’occhio il Monte Due Mani: ci sono stato una sola volta qualche anno fa e me lo ricordo bello e selvaggio, con uno di quei bivacchi di metallo in vetta che ricordano un modulo di atterraggio lunare. È deciso.

Al Monte Due Mani si può salire in molti modi, il percorso proposto parte in valle, poco dopo Balisio, a nord di Lecco. Non è la strada che avevo fatto la volta scorsa: meglio così. Superiamo l’Alva Market – vera e propria istituzione locale per stomaci forti – e parcheggiamo poco più avanti. Salvo la traccia anche in versione offline perché tanto so già che di lì a poco non avremo più segnale, condividiamo la traccia sui rispettivi sportwatch e partiamo. Saliamo dritto per dritto, è il pegno da pagare quando vuoi fare un minimo di dislivello e hai poco tempo a disposizione. Ma va bene così, siamo in pieno ottobre ma le temperature superano i 26° C, la salita non perdona e inzuppiamo di sudore le canottiere. Quando usciamo dal bosco il paesaggio è spettacolare: i colori attorno a noi sono di quel rosso-bruno che ti aspetti in questa stagione e la roccia di questi luoghi sbuca arrabbiata dal terreno; troviamo evidenti segni del fatto che il luogo sia territorio di capre e stambecchi. Al bivio controlliamo la traccia sull’app, ci dividiamo mezza barretta e una manciata di caramelle gommose e ripartiamo.

“Hai visto che non c’è in giro anima viva? Sì, è stupendo.”

Poco dopo siamo in cima. Le nuvole sono basse e il sole è semi-nascosto, dilatando la golden hour in modo surreale. Il bivacco è chiuso e troviamo alcune “testimonianze” del fatto che la popolazione locale non apprezza questa scelta. Ci sediamo sotto la croce a riposare e fare qualche foto: “Ehi, lo vedi quello stambecco laggiù? Tra poco mi sa che ci raggiunge.” Abbiamo ancora una mezz’ora di luce piena e ce la godiamo correndo avanti e indietro sulla cresta, la salita non è stata molto corribile e a guardare le mappe non lo sarà nemmeno la discesa, almeno facciamo girare un po’ le gambe.

Alla fine avevamo ragione, lo stambecco ci ha raggiunto, anche se poi è si rivelato essere un caprone. Ci fa capire che questa è casa sua, tanto oramai era ora di scendere. Un ultimo check alla traccia del ritorno e giù veloci, non vorremmo mai che il buio calasse mentre siamo nel bosco. Arriviamo al parcheggio poco prima che il sole sparisca del tutto dietro il Resegone, fa ancora un caldo innaturale. Un altro percorso da salvare e raccontare ad amici e compagni di corse e perché no, magari a qualche corridore che troverà il mio profilo su Komoot.

Rifiatiamo. Ci cambiamo. Pizza? Pizza.