By Davide Fioraso
Photo Camilla Pizzini
By Davide Fioraso
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Sei volte Campione del Mondo di Corsa in Montagna, un titolo Europeo e undici Coppe del Mondo a squadre. Vincitore della Sierre-Zinal nel 2008, 2011, 2012, e delle Skyrunner World Series nel 2017. Senza dimenticare le imprese che l’hanno portato a realizzare record che non venivano infranti da oltre vent’anni, come la Via Italiana al Monte Bianco. Dallo scorso aprile Marco De Gasperi è il nuovo Brand Manager di Scarpa per il segmento Trail Running. Ed è proprio sui Colli Asolani che lo abbiamo incontrato.
Ciao Marco. Partiamo innanzitutto dai fatti recenti, commentando il tuo record sul Sentiero Roma.
Nonostante il record, non sono soddisfatto al 100%. I tantissimi impegni durante l’estate hanno distolto un po’ il focus sugli allenamenti e non ho potuto essere performante come un tempo, o come speravo. È stata la forte motivazione a spingermi a provarci, e devo dire di aver buttato un po’ “il cuore oltre l’ostacolo”. Qualche guaio fisico nella seconda parte, ed una svista di percorso che mi ha fatto perdere minuti preziosi, hanno appesantito un po’ la prestazione. Poteva andare meglio sì, ma avevo messo in preventivo che affrontare un percorso così difficile e lungo potesse riservare qualche imprevisto. Devo esser contento di aver corso molto bene le prime 4 ore. Mi sentivo pieno di energie e si poteva godere di un’ottima temperatura, fondamentale per uno sforzo di questo genere.
Il precedente primato era stato siglato meno di un mese prima da Valentino Speziali, con il tuo stesso supporto. C’era già la volontà di provarci?
Sì, Valentino è un atleta che seguo e alleno da un paio di anni. Un ragazzo del 1993 che abita in Val Masino, territorio attraversato dal Sentiero Roma e sede del Trofeo Kima. Nato con la passione per questa mitica gara, mi ha espresso la volontà di provarci a inizio stagione, prima del lockdown, pur sapendo che io l’avrei riprovato. Questo mio progetto era nato tre anni fa, quando fui contattato dalla stessa Ilde Marchetti, colei che ha fatto nascere il Trofeo Kima in memoria del fratello Pierangelo. Per Valentino questa sfida ha rappresentato uno stimolo grandissimo; ottenere un bel risultato e mettersi in gioco nella sua terra facendo quello che gli piace fare. Il Sentiero Roma è un’Alta Via non semplice da affrontare, sia per i sette passi sopra i 2500m, sia per il terreno tecnico e impervio: un dedalo di tracce in mezzo a questi incredibili blocchi di granito. Insieme abbiamo provato alcuni tratti per capirne le problematiche, è stato un lavoro di squadra. Io ho supportato lui e lui ha dato una grandissima mano a me.
Hai scritto una nuova pagina della tua lunga carriera sportiva, dimostrando ancora una volta come l’età anagrafica conti ben poco di fronte ad un talento fuori dal comune.
Diciamo che questa volta non è stata proprio una questione di talento. Credo che il record abbia messo in luce le incredibili possibilità del tracciato, e come poterlo migliorare ulteriormente. I tentativi fanno sì che si aprano le strade per ulteriori sfide, creano i presupposti per ricavare informazioni e dare la possibilità, a chi viene dopo, di risolvere dubbi ed interrogativi. Questa volta la mia bacheca non si impreziosisce di trofei, ma aggiungo un ulteriore tassello ad una carriera che non è ancora finita, ma che adesso ha preso sicuramente un’altra connotazione, meno spinta sull’agonismo e più sui contenuti.
L’emergenza sanitaria e l’assenza di gare hanno portato all’esplosione degli F.K.T. (Fastest Known Time). Ortles, Presanella, Gran Paradiso, Tredici Cime, Translagorai. Cosa ne pensi?
Quest’anno, proprio per l’assenza di gare, c’è stato un grande interesse a questo genere di prestazioni. Prima non avveniva proprio per il fitto calendario che interessava l’arco alpino. Nella prima parte di stagione, questi tentativi hanno richiamato l’attenzione sia dei media, incuriositi soprattutto dal nome degli atleti e dal prestigio di certe montagne, sia del normale pubblico, che ha capito quanto si possa andare forte correndo, confrontando i tempi con chi fa lo stesso percorso in una escursione. Di contro, c’è stato un vero e proprio affollamento, e mi rendo conto che sono stato io stesso quello che ha aumentato il carico. A mio parere andrebbero un po’ più strutturati, per evitare troppe divergenze tra un tentativo e l’altro. Ognuno interpreta la montagna a suo modo, giustamente, e questo fa si che non ci sia un aspetto chiaro sulle reali situazioni. Ci sono divergenze di alcuni km tra un tentativo e l’altro, e tutto va preso un po’ con le pinze. Credo che gli F.K.T. siano interessanti anche per le aziende che investono sugli atleti, perché danno molta visibilità, dall’altra parte si dovrebbe inquadrare meglio la situazione, con magari l’omologazione e la convalida del record stesso.
Ad aprile Scarpa ha annunciato il tuo ingresso come nuovo Brand Manager per la categoria trail running. Qual è il bilancio di questi primi mesi?
Da quando sono entrato a far parte della famiglia Scarpa, ho iniziato a lavorare sodo per mettere a disposizione la conoscenza maturata in tanti anni, rivolgendomi umilmente ai colleghi che da tempo lavorano al prodotto e poter comprendere nozioni che riguardano l’aspetto tecnico della calzatura, dalla costruzione alla qualità dei materiali. Un’occasione di apprendimento molto importante. Questi mesi sono stati davvero intensi ed il bilancio è assolutamente positivo sia per il grande cambiamento che ho apportato nella mia vita che per l’interesse destato da questo nuovo inserimento nel mondo del lavoro. Nonostante le grandi difficoltà del periodo, siamo riusciti a condensare in poco tempo un’idea di collezione. Una grandissima sfida che continua, perché bisogna costantemente mettere in campo un prodotto performante nei tempi giusti. Il primo bilancio vero e proprio si farà nella prima parte del 2021.
In merito alla collezione SS21, abbiamo già visto novità importanti, come Ribelle Run e Golden Gate. C’è un prodotto in particolare che senti maggiormente tuo?
Sono molto soddisfatto dei prodotti che siamo riusciti a presentare, tra cui spiccano sicuramente i modelli che hai citato. La Ribelle Run, quella che ho utilizzato per il record sul Sentiero Roma, proprio per il DNA che esprime, punta ad essere la nuova bandiera di Scarpa per il trail running. È una calzatura leggera e molto performante, dal look aggressivo e linee riconoscibilissime, chi già apprezza il marchio rimarrà molto soddisfatto di questo modello. E chi non lo conosce verrà sicuramente attratto. Golden Gate invece è la sorpresa. Il mercato non si aspettava che Scarpa uscisse dai soliti canoni per proporre una calzatura door to trail adatta a qualsiasi peso, velocità e percorrenza. È destinata al grande pubblico, a chi si avvicina per la prima volta a questo sport, a chi abita in città ed ha voglia di andare a correre fuori strada. Golden Gate è anche il modello che reputo più mio, proprio perché destinata a tutti. La concezione è stata quella di un prodotto non mirato alla performance, ma che guardasse al benessere comune dando a chiunque la possibilità di avvicinarsi a questo magnifico ambiente. Insomma, un altro prodotto chiave della prossima stagione, così come tutta la serie continuativa. Alla Spin Ultra si affianca Spin Infinity, nuovo modello dedicato alla lunga distanza che non deluderà sia in gara che in allenamento. Ultima, ma non per importanza, Spin 2.0 che vede l’introduzione del Pebax Rnew, materiale ecosostenibile di derivazione naturale (dai semi di ricino) con elevate caratteristiche di ammortizzazione e un ottimo rebound. Siamo felici di esser stati i primi ad introdurre una intersuola di questo genere. Leggerezza e performance per i nostri atleti che gareggeranno con questo modello.
A proposito di atleti e ambassador. A te spetta anche il ruolo di coordinamento del team Scarpa per il trail running. C’è già qualcosa che si può svelare per la prossima stagione?
Nel mondo Scarpa c’era già un grande coinvolgimento di atleti. Da parte mia è stato dato maggior impulso, insieme al marketing, alla costruzione di una famiglia di ragazzi promettenti con ideali positivi. Giovani di 20-23 anni come Luca Del Pero e Lorenzo Beltrami ad esempio. Ovviamente non sarà possibile costruire tutto in tempi brevi perché l’amalgama di una squadra deve avvenire in più stagioni seguendo un progetto comune. In futuro ci saranno nuovi ingressi dall’estero, Francia, Spagna, Scandinavia, paesi molto interessanti per questo sport. Ci sono trattative in corso che non posso ancora svelare. Quello che posso dire è che sono contento di vedere, da parte dei ragazzi, l’interesse verso il brand e verso un progetto che attira giovani ambiziosi.
Compatibilmente all’evolversi della situazione, la volontà del brand è quella di inserirsi sempre di più nel circuito della Skyrunner World Series e in altre gare di respiro internazionale?
Vista la situazione, è ancora tutto nebuloso. Però ci stiamo muovendo per dare maggiore visibilità al marchio rivolgendo l’interesse in gare importanti, senza tralasciare quelle legate al territorio che danno la possibilità di aumentare la conoscenza dei nostri prodotti a livello locale. La cosa importante è strutturare bene queste partnership, lo abbiamo fatto per esempio con la Limone Extreme, gara del circuito Skyrunner World Series, per l’appunto, uno dei circuiti che ci piacerebbe seguire con atleti ed eventi. Anche qui, al momento è un’incognita perché le stesse World Series non sono ancora confermate. Stiamo anche valutando la possibilità di entrare nel mondo Ultra Trail con un evento di spessore che possa dare una grossa spinta al nostro nome. Penso che qui si potranno raccogliere le soddisfazioni maggiori, soprattutto perché abbiamo un prodotto dedicato a queste distanze e atleti performanti come Silvia Trigueros Garrote, che ha vinto due volte il Tor des Geants. Silvia per ora è l’emblema femminile nel mondo ultra, senza dimenticare la nostra Francesca Canepa. Sull’ambiente gare non posso svelare altro, perché anche in questo caso le trattative sono in corso di definizione. Speriamo più che altro che l’incubo Covid in cui siamo capitati possa finire quanto prima per dare sfogo alla nostra passione.
Chiudiamo con una piccola curiosità. Ma è vero che il tuo sogno nel cassetto è ancora quello di riuscire a competere nel mondo dell’Ultra Trail ad alto livello?
Non è un vero e proprio sogno nel cassetto. Anche perché penso di aver esaurito i cassetti. I sogni, quelli no. Le lunghe distanze al momento rappresentano solo un piacere, ed una grossa curiosità nel capire dove il mio fisico possa arrivare. Logicamente non mi considero più un atleta performante, visto che ora non faccio solo quello. I miei interessi si stanno spostando nell’ambito lavorativo, voglio cercare di diventare un bravo team manager e in ambito sportivo raccogliere i frutti senza pormi grandi obiettivi. Ho già fatto qualche gara come la CCC o la Transvulcania, arrivando solo quarto. Sicuramente ne farò altre perché la passione è ancora tanta, come pure la voglia di mettermi in gioco, ma non ho ambizioni di classifica di alto livello. Tutto quello che viene sarà guadagnato. Spero di continuare a divertirmi come sto facendo e di poter essere un punto di riferimento per i più giovani, nel consigliarli e indirizzarli nel loro cammino. Questo è quello in cui credo tantissimo: mettermi a disposizione dei ragazzi perché possano essere dei campioni in futuro.
“Sono molto soddisfatto dei prodotti che siamo riusciti a presentare, tra cui spiccano sicuramente i modelli che hai citato. La Ribelle Run, quella che ho utilizzato per il record sul Sentiero Roma, proprio per il DNA che esprime, punta ad essere la nuova bandiera di Scarpa per il trail running.”
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